Non deludermi

Ecco la storia adattata alla cultura italiana:

“Non deludermi”

Il padre di Adele era severissimo. Persino sua madre ne aveva paura, non osava contraddirlo. Ma con i figli degli altri si comportava diversamente, sorrideva e parlava con dolcezza. Con loro due invece alzava sempre la voce. Adele per anni non capì perché papà non la amasse. La verità la scoprì solo al liceo.

A scuola studiava come una pazza per evitare le sue sgridate, per fargli piacere. Fin dalla prima media sognava di prendere voti alti all’esame di maturità e iscriversi all’università di Firenze.

Quando arrivavano parenti o amici, tutti si sentivano in dovere di lodare la bella e intelligente figlia, chiedendole cosa volesse fare da grande.

Adele guardava timidamente il padre e rispondeva di non aver ancora deciso. Teneva per sé il suo sogno.

“Undici anni di scuola bastano. Non ho intenzione di mantenerla fino alla pensione. È sana e robusta, che vada a lavorare. Tutti vogliono fare gli scienziati o i dirigenti, ma chi lavorerà veramente?” disse il padre al posto suo.

“Ma che dici, Paolo. Non ascoltatelo. Adele è una ragazza intelligente, prende solo dieci e lode. Con questi voti la mandiamo a vendere salumi al banco? Oggi senza diploma non si combina nulla” disse la madre in tono supplichevole.

Ma il padre non voleva sentire ragioni.

“Smettila di dire sciocchezze” borbottò, lanciando alla moglie un’occhiata assassina. “A cosa serve l’università a una femmina? Per cucinare e pulire non serve la laurea. Figliare può farlo anche senza titoli di studio. L’istruzione porta solo guai. Dimmi un po’, a te che cosa è servita la tua istruzione?”

La madre si rannicchiava sotto quel sguardo, mentre il padre continuava a parlare. Gli ospiti a disagio tacevano, evitando di contraddire il capofamiglia.

Per questo Adele non confidava a nessuno i suoi sogni. Ma quando superò l’esame di maturità con ottimi voti, decise di annunciare la sua partenza per Firenze. Era maggiorenne, poteva decidere da sola. Nessuno l’avrebbe fermata, non intendeva restare sulle spalle del padre. Gli avrebbe dimostrato di che pasta era fatta. E non ne aveva più paura. Così pensava Adele, stringendo al petto la pergamena dei suoi dieci e lode.

Ma quando vide la faccia torva del padre, la sua determinazione svanì. Tuttavia disse che voleva andare a Firenze a studiare.

“Non andrai da nessuna parte, hai capito? Ti ho mantenuta e vestita, ora tocca a te aiutarci, sostenerci nella vecchiaia. Che ci fai lì? So come sono questi studi…” Il padre lanciò un’occhiata eloquente alla moglie, che abbassò lo sguardo.

“Non andrai da nessuna parte!” Il padre batté il pugno sul tavolo facendo saltare i piatti.

“E tu non difenderla. Hai le tue colpe.” Guardò di nuovo la madre. “Ricordi come finirono i tuoi studi? Dovresti ringraziarmi per essermi sposato con te, per averti salvato la reputazione, per aver cresciuto questa ingrata.”

“Paolo, non davanti a nostra figlia” supplicò la madre.

“E perché no? È grande, deve sapere la verità. Così imparerà a non ripetere i tuoi errori. Anche se…” Il padre fece un gesto di rassegnazione. “La mela non cade mai lontano dall’albero.”

“Mamma…” Adele guardò la madre attraverso le lacrime.

“Andrà a lavorare, punto.” Il padre si portò il cucchiaio alla bocca e bevve rumorosamente la minestra.

Adele girò sui tacchi e scappò dalla cucina. Quando il padre uscì, la madre entrò nella sua camera.

“Mamma, perché mi tratta così?” chiese Adele tra i singhiozzi.

Allora la madre le raccontò tutto.

“Ora so perché non mi ama e non vuole che studi. Sai cosa? Sono quasi contenta che non sia mio padre vero” disse Adele asciugandosi le lacrime.

“Proverò a parlargli ancora. Tieni.” La madre le porse alcune banconote arrotolate. “Non è molto, ma per iniziare basta. Nascondile bene. Ho risparmiato poco a poco. Non prometto di poterti aiutare ancora. Tuo padre controlla ogni centesimo.”

“Grazie, mamma. Farò di tutto. Ma lui ti ammazzerà” disse Adele scrutando preoccupata il volto della madre.

“Non mi ammazzerà, al massimo urlerà un po’ o mi darà qualche scapaccione. Ne ha il diritto. Tu vai a Firenze, studia, e non deludermi.”

Adele abbracciò la madre e tre giorni dopo scappò di casa mentre il padre era al lavoro.

Entrò all’università e ottenne un posto in dormitorio. Ma i soldi della madre finirono presto e Adele trovò lavoro come addetta alle pulizie in un ufficio vicino. Andava a pulire la sera quando non c’era più nessuno.

Nel dormitorio divideva la stanza con Sara, una ragazza affascinante. Lei non studiava come Adele, ma usciva e si divertiva. Aveva un uomo, Adriano, almeno quindici anni più grande. L’aveva conosciuto in discoteca.

“Perché uno così vecchio? E poi è sposato, vero?” chiese una volta Adele.

“Ma che ne sai tu? Sì, è sposato e più grande, ma ha i soldi. Cosa può offrire uno studente squattrinato se non debiti? Pensi che i miei vestiti e i cosmetici costosi me li regalino i miei? Mio fratello minore è alle medie. Adriano mi ha preso un appartamento, domani mi trasferisco. Mi aiuti?”

“Certo” rispose subito Adele.

L’appartamento era spazioso e ben arredato. Adele cominciò a frequentare spesso l’amica, rimanendo a dormire quando Adriano era occupato e non la visitava.

Adele aveva nostalgia della madre e la chiamava spesso di giorno quando il padre non c’era. Ma aveva già detto che non sarebbe tornata per le vacanze estive. Allora Sara le propose di andare al sud con lei.

“Non ho soldi” avvertì subito Adele.

“Non servono. Paga tutto Adriano. È lui che ha insistito per portarti. È geloso, teme che trovi un ragazzo giovane e lo lasci” disse Sara ridacchiando.

“Vuole che faccia la guardiana?”

“Più o meno. Tu sei seria e intelligente, mi terrai lontana dai guai. Dai, vieni. Perché restare qui a marcire?”

“Dimmi la verità, lo ami davvero?” chiese Adele.

“Allora, vieni?” replicò Sara smettendo di sorridere.

“Vengo. Sono stata al sud solo una volta da piccola, non mi ricordo quasi nulla.”

Sedute nel vagone letto si guardavano fuori dal finestrino mentre il paesaggio mutava avvicinandosi alla meta. Il sole diventava più caldo, il cielo più limpido, all’orizzonte spuntavano i profili delle montagne avvolte in una foschia violacea, i campi di grano lasciavano il posto a girasoli e vigneti.

Il mare era proprio come lo ricordava Adele: freddo, accogliente, infinito. Avrebbe potuto guardarlo per ore ascoltando il mormorio delle onde. Si alzavano presto e correvano in spiaggia. Nel pomeriggio riposavano, la sera uscivano. Giovani, abbronzate, attraenti. Attiravano gli sguardi degli uomini.

Una volta due ragazzi le invitarono al bar. Adele guardava stupita Sara che ci flirtava. L’amica la tirò in disparte.

“Che paura hai? Dai, è solo un drink. Adriano non lo verrà mai a sapere. Non me lo racconterai, vero?” stringendole il polso.

“Non ti tradirò” confermò Adele.

DopoE anni dopo, quando Adele e Nicola si sarebbero sposati con i figli già grandi a festeggiarli, finalmente anche suo padre avrebbe abbassato la guardia e, con le lacrime agli occhi, le avrebbe sussurrato: “Forse ho sbagliato tutto, ma oggi sono orgoglioso di te”.

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