Mamma, se non accetti la mia scelta, me ne andrò per sempre…

“Mamma, se non accetti la mia scelta, me ne andrò. Per sempre…”

Luca salì sul treno regionale e si guardò intorno. C’erano molti posti liberi, poteva sceglierne uno a suo piacere. Si sedette vicino al finestrino. Le porte del vagone si aprivano e chiudevano rumorosamente, lasciando entrare nuovi passeggeri.

Di fronte a lui si sistemò una coppia di mezz’età. La donna frugò in una borsa di carta, tirò fuori due panini fragranti e iniziò a mangiarne uno insieme al marito. Un profumo invitante si diffuse nell’aria. Luca si girò verso il finestrino per discrezione.

“Giovanotto, prenda,” disse la donna, porgendogli l’altro panino.

“No, grazie,” sorrise Luca.

“Su, su, abbiamo quasi due ore di viaggio.”

Alla fine Luca prese il panino e ne addentò un bel pezzo. Era buonissimo! Dall’altoparlante arrivò una voce gracchiante interrotta dal fruscio: “Partenza tra… minuti… Il treno effettuerà tutte le fermate… ripeto…”

“Giovanotto, cosa ha detto? Quali fermate salta?” chiese la donna, agitata.
Luca scrollò le spalle. Lui scendeva alla stazione finale, non aveva fatto caso all’annuncio.

“Te l’avevo detto di prendere il regionale con tutte le fermate! Non mi ascolti mai,” si lamentò con il marito. “Adesso come facciamo? Dovremo scendere prima e aspettare il prossimo treno…”

Si tranquillizzò solo quando un altro passeggero confermò che il treno si sarebbe fermato alla loro destinazione. Le discussioni si placarono, Luca finì il panino e fissò il paesaggio che scorreva veloce. Il sole filtrava tra le foglie giovani, le stazioni e le città si susseguivano. L’aria in carrozza era afosa, il sudore gli scendeva lungo la schiena sotto la divisa militare.

Pensava al suo arrivo, alla gioia di sua madre, alla doccia fredda che lo aspettava… Non vedeva l’ora di togliersi quell’uniforme, indossare i jeans, una maglietta e le sneakers, e di dimenticare le sveglie all’alba. Immaginava di dormire per un giorno intero sul divano e trovare la mattina dei soffici frittelle di ricotta, lasciate sotto un canovaccio da mamma…

“Chissà come sta Grazia. In fondo è passato solo un anno, non sarà cambiata poi molto…” Davanti ai suoi occhi apparve l’immagine di una ragazza minuta con capelli castani e occhi verdi. Viveva nella casa accanto e quell’anno avrebbe finito il liceo. Luca non le aveva mai fatto molto caso, era solo un’amica del quartiere.

La sera prima della sua partenza, erano tutti insieme al parco giochi. Marco lo rimproverava per la scelta avventata di lasciare l’università e arruolarsi. Paolo invece lo sostenne, dicendo che se non fosse stato per sua madre, forse avrebbe fatto lo stesso. Le ragazze erano tristi per il gruppo che si scioglieva, ma ridevano tra loro guardando i telefoni.

Grazia, quella che tutti consideravano ancora una ragazzina, improvvisamente disse con serietà: “Ti aspetterò.” Tutti tacquero, e lei arrossì imbarazzata.

“Luca, sembra proprio che tu abbia una fidanzata,” rise Paolo.

“Ma smettila,” protestò Grazia, scappando via.

“Ridi pure! Quando torno, la sposa,” scherzò Luca, spingendolo in modo che quasi cadde dalla panchina.

Non aveva mai raccontato a nessuno il vero motivo della sua decisione, nemmeno a Paolo e Marco. Aveva iniziato l’università per fare felice suo padre, ma a primavera lui aveva lasciato la famiglia. Si scoprì che aveva un’altra donna in attesa di un figlio. Il mondo gli crollò addosso, così come il rispetto per suo padre. L’armata era stata la sua ribellione.

Sua madre aveva pianto, ma lui le aveva promesso che dopo un anno sarebbe tornato e avrebbe deciso cosa fare, forse riprendendo gli studi da lavoratore.

Ora quel anno era passato, Luca tornava a casa. La rabbia verso suo padre si era dissolta. Mancavano sua madre, la casa, il quartiere e gli amici. Aveva fatto la scelta giusta. La vita era davanti a lui.

Alla stazione successiva scesero i due coniugi, sostituiti da un ragazzo e una ragazza che viaggiavano in silenzio, tenendosi per mano. Luca tornò a pensare a Grazia. Per un anno intero aveva ripensato alle sue parole e alla sua risposta. E ora non gli sembrava più uno scherzo.

Il treno arrivò alla stazione. Luca scese, attraversò il sottopassaggio ascoltando l’eco dei suoi passi, proprio come da bambino. Suo padre rideva quando lui si voltava, credendo che ci fossero altre persone.

Uscì sulla piazza della stazione e si incamminò verso casa. Sentiva l’odore del suo quartiere, voleva riabituarsi ai suoi spazi. Sulla porta incontrò la vicina.

“Eccolo, Luca è tornato! Tua madre sarà felice…”

Prese le scale di corsa, saltando i gradini. Premette il campanello e trattenne il respiro. Forse sua madre era uscita, non aveva detto l’ora esatta del suo arrivo.

Ma la serratura scattò, la porta si aprì, e sua madre esultò. Lo strinse tra le braccia, poi si allontanò per guardarlo meglio, per essere sicura che fosse davvero lui. Lo rimproverò per non aver avvisato e corse in cucina. Mentre preparava la cena, Luca si fece una doccia. Sua madre aveva già preparato asciugamano e vestiti puliti.

I jeans erano diventati stretti, così come la maglietta.

“Sei cresciuto!” esclamò sua madre quando lui entrò in cucina. “Non importa, dopo cena corro a comprarti vestiti nuovi.”

“Non serve, vanno bene così.”

“Ma come farai a uscire? Nessuna ragazza ti guarderà mai!”

Mentre mangiava, sua madre lo osservava e gli raccontava le novità.

“Paolo ha avuto un incidente. È stato mesi in ospedale. Ora è su una sedia a rotelle. I medici dicono che non camminerà più. Meglio così, almeno è vivo. Ha preso l’auto di suo padre ubriaco e l’ha distrutta. Per fortuna era solo. Se fosse andato con te nell’esercito, magari non sarebbe successo.” Sospirò. “Marco non si fa più vedere… Irene si è sposata…”

Luca sperava di sentire notizie di Grazia, ma sua madre parlava di tutti tranne di lei, come se lo facesse apposta.

Poi uscì a fare shopping. Luca girò per casa, toccando ogni oggetto per riappropriarsi della sua vita.

Sua madre tornò dopo un’ora e mezza. Luca indossò i vestiti nuovi e andò da Paolo. Ad aprirgli fu sua madre. Paolo era sulla sedia a rotelle e non sembrò felice di vederlo. Parlarono poco. Luca chiese di Marco, cercando un argomento.

“Non viene più. In ospedale è passato un paio di volte, poi basta.” Paolo lo fissava cupo, come se si aspettasse qualcosa.

Luca salutò e promise di tornare.

Marco, invece, lo accolse con un abbraccio sincero. Luca gli chiese cos’era successo tra lui e Paolo.

“Cosa c’entra l’incidente? Non ti dico niente, lo scoprirai da solo.”

“Ma cosa devo scoprire? Cosa è successo mentre non c’ero?”

“Te l’ho detto, lo capirai. Basta parlare. Cosa farai adesso? Lavorerai o torneri all’università?”

“Non lo so, forse entrambeLuca prese la mano di Grazia e sorrise, sapendo che nonostante tutto, la loro famiglia sarebbe cresciuta nell’amore e nel rispetto.

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