*Sei cattiva. Me ne vado da papà*
Ogni giorno, giovani uomini e donne si incrociano per strada senza che accada nulla, senza sguardi complici, senza quel brivido che fa accelerare il cuore. Poi, un giorno, lei lo vede per caso e all’improvviso sente le farfalle nello stomaco, il respiro si fa corto. E anche lui, allo stesso modo, si accorge di lei. Da quel momento, vivere lontani diventa impossibile. La vita senza l’altro perde ogni senso. Non resta che affidarsi al destino e camminare insieme.
Così Noemi si innamorò di Fabrizio. Una domenica d’inverno, era andata al pattinaggio sul ghiaccio con le amiche. Noemi non era brava, avanzava lentamente, incerta, facendosi superare da tutti. Le amiche, stufe di aspettarla, la lasciarono indietro. Lei rimase sola, in mezzo alla pista, intralciando chi sapeva pattinare bene.
Stanca, con le gambe indolenzite, decise di raggiungere la balaustra per riposarsi. Stava attraversando la pista quando qualcuno le si parò davanti. L’urto la fece cadere pesantemente sul ghiaccio, battendo dolorosamente il fianco e il ginocchio.
«Scusa, ti sei fatta male? Lasciami aiutarti,» udì una voce sopra di sé. Poi, con un gesto deciso, la sollevò e la rimise in piedi.
Il ginocchio pulsava di dolore, e Noemi trattenne un gemito. Se non fosse stato per i riflessi pronti del ragazzo, sarebbe caduta di nuovo. Lui la strinse a sé per tenerla in equilibrio, e i loro occhi si incrociarono così vicini che Noemi vi scorse il proprio riflesso. Per un istante, il resto del mondo scomparve.
«Tutto bene?» le chiese.
Noemi tornò in sé. I suoni della pista le riempirono le orecchie: il fruscio dei pattini, le risate, le voci. Ma lei rimase immobile, aggrappata alle maniche della sua giacca.
«Vedi di non cadere se ti lascio,» disse lui con un sorriso.
«Non lo so,» sussurrò Noemi, senza distogliere lo sguardo.
Lui allentò la presa, e lei rimase in piedi.
«Brava. Ora raggiungiamo la balaustra. Non temere, ti tengo io.»
Grazie a lui, finalmente pattinò invece di trascinarsi.
«Forse è meglio uscire. Ci sono delle panchine,» propose.
Noemi annuì e, sostenuta da lui, raggiunse la panchina dove si lasciò cadere.
«Ti sei fatta male?» chiese il ragazzo sedendosi accanto a lei. «Sei qui da sola? Vuoi che ti accompagni?»
«Sono con le amiche.»
«Chiamale, avvertile. Dammi il tagliandino, vado a prendere le tue scarpe.»
«No, aspetterò loro,» tentò di opporsi debolmente.
«Prenderai freddo.»
Noemi sentì infatti il gelo penetrarle addosso. Tirò fuori il tagliandino e il telefono. Mentre lui andava a prendere le sue scarpe, chiamò le amiche.
Camminarono verso casa parlando. Dopo il ghiaccio scivoloso, era piacevole sentire l’asfalto sicuro sotto i piedi, ma Noemi si aggrappava comunque al braccio del ragazzo, come se la terra le sfuggisse. Lui si chiamava Fabrizio, lavorava già ed era più grande di lei di quattro anni. Gli raccontò di studiare al quarto anno di università, di vivere con la madre. L’attrazione era reciproca e immediata. Quando la invitò a pattinare il weekend seguente, Noemi scosse la testa.
«Meglio il cinema.»
«D’accordo. Ti chiamerò.»
Ma Fabrizio non aspettò il weekend. Chiamò il giorno dopo e la invitò in un bar. Non si poteva passeggiare troppo al freddo. Una forza li aveva spinti letteralmente l’uno verso l’altra, e da allora non si lasciarono più.
Noemi si era innamorata, non riusciva più a immaginare la vita senza Fabrizio. Come aveva fatto a vivere prima di conoscerlo? Le sembrava di averlo sempre saputo. Arrivò la primavera, e i genitori di lui iniziarono a passare ogni weekend nella casa in campagna, lasciando l’appartamento libero per loro.
L’estate arrivò e passò in un attimo. Tornò l’autunno, con le sue piogge e i primi freddi. I genitori di Fabrizio andavano sempre meno in campagna, e i due giovani non avevano più un posto dove incontrarsi.
«E adesso?» chiese Noemi, stringendosi a lui.
«Troverò una soluzione,» rispose.
Un giorno, Fabrizio andò a casa di Noemi, e sua madre lo affrontò direttamente: «Per quanto pensi di prendere in giro mia figlia?»
«Volevo farle la proposta a Capodanno. Non ho nemmeno l’anello con me. Ma se vuole essere rassicurata, glielo chiedo ora.»
Noemi arrossì di gioia e imbarazzo.
«Ecco, questa è un’altra cosa. L’anello lo regalerai per Capodanno. Ma non potevate vivere insieme senza farmi preoccupare?» disse la madre, finalmente soddisfatta.
Si sposarono in primavera, quando la neve si sciolse, il sole divenne più caldo e gli uccelli cantarono a squarciagola. Fabrizio sognava da tempo una casa propria e aveva messo da parte dei soldi. Con i regali di matrimonio, riuscirono a versare l’anticipo per un mutuo. Felici, i due sposi comprarono casa, decidendo di aspettare per i figli.
Passò il tempo. Noemi si laureò e trovò lavoro. Ma iniziò a insistere sempre più spesso per avere un bambino.
«Non abbiamo ancora finito di pagare il mutuo. Perché la fretta? Avremo tempo. Sai quali problemi dovremmo affrontare? Sì, ce la faremmo, ma perché complicarci la vita? Finiamo di pagare, poi ne riparliamo. Hai capito, vero?» la convinse Fabrizio.
Era vero, ma non voleva un figlio subito. Nove mesi di gravidanza, e nel frattempo avrebbero finito di pagare…
«Basta, non discutiamone,» la interruppe Fabrizio.
Era difficile contraddirlo, e Noemi non ne aveva voglia. Ma le sue amiche già passeggiavano con i passeggini, e una aveva appena avuto il secondo figlio, mentre Noemi era stata la prima a sposarsi. Un giorno, riprovò a parlarne.
«Va bene, fallo, se ci tieni tanto,» cedette Fabrizio. «Ma ti avviso, non chiedermi di aiutarti con i pannolini. Io lavoro, tu pensaci tu. E non lamentarti poi se sei stanca. D’accordo?»
Noemi avrebbe voluto offendersi, ma si trattenne.
«Hai paura che amerò il bambino più di te?» intuì.
«Smettiamola. Se lo vuoi, fallo.»
Noemi smise di prendere la pillola. Due mesi dopo, il test mostrò quelle due linee rosa così desiderate.
Fabrizio non condivise la sua gioia. Poi arrivarono le nausee estenuanti. Noemi rimaneva a casa, lui usciva con gli amici. Tra loro si era alzato un muro. Lui non accarezzava mai la sua pancia, quasi non la notasse. «Niente, quando nascerà, cambierà,» si diceva Noemi.
Ma anche dopo la nascita di Ginevra, Fabrizio non cambiò. Non la prendeva in braccio, si irritava se piangeva. Quando Noemi gli chiedeva soldi per i pannolini o i vestiti, lui glieli passava senza dire nulla.
«RisMa quando Ginevra tornò da lei con le lacrime agli occhi, dopo aver capito che il vero amore non si compra con i regali ma si dimostra con la presenza, Noemi finalmente comprese che a volte le lezioni più dolorose sono quelle che insegnano a riconoscere chi merita davunque un posto nel nostro cuore.