Sotto la Luna, il Sacco di Farina che Ha Cambiato Tutto

La fame ci stringeva lo stomaco, ma lui, ogni notte, sotto la luna, nascondeva un sacco di farina che ci salvò la vita.

Mi chiamo Lucia Bianchi, e mio padre, Don Antonio, era un uomo di poche parole, ma con una forza d’animo incrollabile. Sono nata nei duri anni ’40, quando il dopoguerra pesava come un macigno invisibile su ogni casa. La miseria si sentiva nell’aria, e la fame era un’ombra che bussava alle nostre porte. Eravamo tanti fratelli, e mia madre, stremata, faceva miracoli con quel poco che avevamo per riempire la pentola. Mio padre, un bracciante, lavorava dall’alba al tramonto, ma spesso il salario era misero, o peggio, non c’era lavoro.

Ricordo le notti di silenzio, quando lo stomaco brontolava e il sonno era lontano. Mia madre, con gli occhi stanchi, cercava di nascondere la fame. Mio padre, invece, si alzava a mezzanotte. Pensavamo andasse al bagno o a prendere un bicchiere d’acqua. Non gli facevamo domande: eravamo troppo piccoli per capire la gravità della situazione, o per immaginare il suo segreto.

Anni dopo, quando la vita cominciò a sorridere e la tavola si riempì un po’ di più, mia madre ci svelò la verità. Nei momenti più duri, quando il pane era un lusso irraggiungibile, mio padre si era messo a fare qualcosa di rischioso. Ogni notte, dopo una giornata di fatica, camminava chilometri fino a un mulino abbandonato, dove, protetto dall’oscurità e dalla luna, riusciva a procurarsi—chissà come—un sacchetto di farina. Lo nascondeva in un angolo segreto dell’orto, e poco a poco, con quella farina “in più”, mia madre preparava pane o polente che ci davano la forza per resistere un altro giorno.

Lui non ne parlò mai. Né delle fatiche, né dei pericoli, né della stanchezza che lo piegava. Le sue mani, rovinate ma forti, erano le uniche testimoni del suo sacrificio silenzioso. Non ci fece discorsi sulla speranza: ce la cucinò giorno dopo giorno, in quel pane fatto di sudore e silenzio. Non era farina rubata, era farina fatta di disperazione trasformata in amore.

Mio padre ci salvò dalla fame, non con gesti eclatanti, ma con un atto d’amore puro, ripetuto notte dopo notte, nel più assoluto riserbo. Ancora oggi, ogni volta che vedo un campo di grano, penso alle mani di mio padre che non seminavano solo chicchi, ma speranza nel cuore dei suoi figli.

“L’amore più grande non si grida sempre. A volte si impasta in silenzio e si serve a ogni alba.”

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