*Il Padre Eroe*
Adelaide con un sacchetto della spesa saliva lentamente le scale al terzo piano, contando i gradini. Così faceva anche con suo figlio anni prima, quando tornavano dall’asilo. Matteo ripeteva ogni numero con attenzione, e dopo qualche mese già contava da solo. *Com’è cresciuto in fretta. Dio, fa’ che torni, fa’ che sia vivo…* Lo ripeteva come un mantra.
Al piano di sopra una porta sbatté, e i passi frettolosi di qualcuno risuonarono nella tromba delle scale. Adelaide si fermò sul pianerottolo tra il secondo e il terzo piano, spostandosi di lato.
“Ciao, signora!” la salutò allegramente la quattordicenne Noemi, la vicina.
“Noemi, ferma! Hai dimenticato il berretto!” gridò sua madre da sopra.
La ragazzina tornò indietro a malincuore.
“Fa caldo. È sempre lì con questo berretto…” borbottò tra i denti.
La madre scese di corsa, infilando alla figlia un berretto di lana.
“Di sera si gela. Non fare tardi, capito? Dopo danza, torna subito a casa.”
“Va bene.” Noemi prese il berretto e scese di corsa.
“Non ‘va bene’, mettilo subito!” le gridò dietro la madre. Rivolta ad Adelaide, sospirò: “Arrivederci, Adelaide. Torni dal lavoro? Questa maledetta testarda, vuole sempre uscire senza coprirsi, e poi si ritrova con il naso che cola.”
Ripresero a salire insieme. Adelaide tornò a contare i gradini, ma la vicina la interruppe.
“Come sta Matteo? Ti chiama?”
“No.” Adelaide sospirò.
“Eh, li cresci, li cresci, poi se ne vanno, e a noi non resta che aspettare e preoccuparci. Con un figlio maschio è già terribile, ma con una femmina è peggio! Scappa e tu devi star lì a pensare: dov’è, con chi? E a lei non importa, ha solo la danza per la testa.”
Adelaide si fermò davanti al suo appartamento. Mentre cercava le chiavi nel cappotto, la vicina scomparve dietro la sua porta. Entrò nell’ingresso e come sempre diede un’occhiata all’attaccapanni. Ogni giorno sperava, col cuore in gola, che Matteo tornasse. Ma l’unica cosa appesa era la sua giacca primaverile.
Posò il sacchetto sul mobiletto delle scarpe e iniziò a togliersi il cappotto. Una volta Matteo correva ad accoglierla, subito pieno di novità.
“Aspetta, fammi togliere il cappotto,” gli diceva stanca. “Non toccare il sacchetto, è pesante.”
Poi era cresciuto, e toccava a lei chiamarlo quando rientrava, chiedergli di portare la spesa in cucina e domandargli com’era andata a scuola.
“Tutto bene,” rispondeva svogliato, portava via il sacchetto e spariva in camera sua.
Poi aveva finito il liceo, si era iscritto all’università. Tornando dal lavoro, Adelaide ormai lo trovava raramente a casa. Sempre più di rado le raccontava qualcosa.
*Forse dovrei prendere un gatto… Qualcuno che mi accoglie, così tornare a casa non sarà così triste…* sospirò. Ci pensava ogni volta, poi se ne dimenticava. Mangiava qualcosa in fretta e si metteva davanti alla TV a guardare il telegiornale.
Cercava tra gli uomini in uniforme mimetica, i volti mezzi coperti, gli occhi stanchi ma pieni di speranza verso la telecamera. I familiari li avrebbero riconosciuti. Forse lui era tra loro. Adelaide era certa che l’avrebbe riconosciuto subito.
—
*Quattro mesi prima*
“Matteo, sei a casa?” gridò entrando.
“Sì.” Uscì dalla sua cameretta lentamente.
“Come mai così presto?” Adelaide andò in cucina col sacchetto, Matteo la seguì. “Hai fame?” Appoggiò la spesa su una sedia, iniziando a riempire frigo e dispense. Lui si sedette di fronte.
“Perché taci? È successo qualcosa?” Adelaide si bloccò con un vasetto di ricotta in mano.
“Sto benissimo. Tutto a posto, mamma.”
Ma quell’espressione preoccupata non la convinceva. Mise via la ricotta, piegò il sacchetto vuoto e lo infilò nell’armadio.
“Domani ti faccio i pancakes,” disse fissandolo.
“Siediti.” Indicò la sedia che aveva appena liberato. Adelaide obbedì, ma il cuore le si strinse.
“Mi stai spaventando. Che succede? Vuoi sposarti?”
“Mamma, parto per il fronte.”
“C-come?” balbettò, come inciampando nelle parole. “Così all’improvviso? Non hai nemmeno fatto il militare…”
“Non subito. Prima addestramento, poi…”
“No.” Scosse la testa. “Hai appena finito l’università, hai trovato un buon lavoro… E io? Hai pensato a me? Tu sei tutto ciò che ho… Non puoi farmi questo. Perché?”
“C’è la guerra, mamma. Non posso stare a guardare. Sono forte, sono sano, ho le competenze giuste.”
“Non sei un uomo, sei un ragazzo. Hai solo ventitré anni…”
Si scontrò con il suo sguardo fermo e tacque. Le lacrime le annebbiavano la vista, il volto di Matteo le sfumava davanti. Li asciugò in fretta.
“Quando parti?” Una lacrima le scivolò giù.
“Domani. Mamma, scusa, ma non posso tirarmi indietro quando gli altri…”
Si alzò di scatto, lo abbracciò forte.
“Non te ne andrai.”
“Ho deciso così.” Lui le staccò le braccia con fatica.
Alla fine si calmò. Parlarono a lungo. Matteo cercava di spiegarsi.
“Una volta ti ho chiesto di papà, ricordi?”
“Avevi cinque anni,” rispose lei.
“E cosa mi hai detto, lo ricordi?”
Adelaide scosse la testa.
“Mi hai detto che era un militare, un eroe, che era morto in una missione.”
Certo che lo ricordava. Che altro poteva dirgli? Che si era innamorata, persa. E quando aveva annunciato la gravidanza al futuro padre, lui si era spaventato, voleva che abortisse. Erano studenti, ancora due anni di studio…
Aveva capito che aveva ragione, ma temporeggiava. Poi ne aveva parlato a sua madre. Grida, lacrime, ma alla fine non l’aveva lasciata abortire. Per questo le era grata. Ma solo dopo.
Filippo le aveva detto che, visto che decideva da sola, se la sbrigasse da sola. Lui non era pronto a sposarsi, a fare il padre. Finirono così. Lei partorì e prese un anno sabbatico. La madre lavorava, non c’era nessuno a badare al bambino.
Quanti pianti, quanto dolore in quei mesi. Aspettava, sperava che un giorno Filippo sarebbe tornato, avrebbe chiesto scusa. Litigava con la madre, si scambiavano accuse. Poi, piano piano, tutto si era sistemato.
Che altro poteva dirgli, quando era cresciuto e aveva chiesto del padre? Che era un vigliacco? Che li aveva abbandonati, senza mai cercarli? Non poteva. Così aveva inventato la favola del padre eroe, perché Matteo non si sentisse umiliato.
Pensava che, crescendo, avrebbe capito o gliel’avrebbe detto. Invece ci aveva creduto, a scuola scriveva temi su di lui. Non doveva inventare troppi dettagli: le missioni militari sono segrete.
Come poteva immaginare cheE quella sera, mentre li osservava ridere insieme in cucina, Adelaide capì che, nonostante tutto, il cuore alla fine aveva trovato la sua pace.