La famiglia perfetta

15 maggio 2023

Oggi è stato un giorno intenso. Ero davanti al palazzo, le mani tremanti. “Ho paura,” ho sussurrato, bloccandomi all’improvviso.

“Di cosa? Dei miei genitori?” ha chiesto Matteo, stringendomi la mano.

“Che non piacerò loro,” ho confessato, abbassando lo sguardo.

“Non preoccuparti. Vedrai, andrà tutto bene. Ti amo, no? Sono io che ti sposerò, non loro. Dai, andiamo,” mi ha rassicurato, trascinandomi dolcemente verso l’ascensore.

“Mia madre si chiama Serena Maddalena. Ricordalo,” mi ha spiegato mentre salivamo.

L’ho ripetuto a mente, ma ero sicura che l’ansia me l’avrebbe fatto dimenticare.

“E tuo padre?”

“Leonardo Antonio,” ho detto subito, sollevata. “Almeno il suo nome è semplice! Ma tua madre… quel secondo nome è così particolare. Tua nonna era straniera?”

“Perché dici così?”

L’ascensore si è fermato e le porte si sono aperte. “Mio nonno l’ha chiamata così in memoria di sua moglie. Diceva che era una donna luminosa, un’attrice. Peccato non averla conosciuta… Se n’è andata troppo presto.”

La porta ci è stata aperta da una donna minuta, con i capelli corti e uno sguardo gentile. Sembrava troppo giovane per essere la madre di Matteo. Indossava pantaloni di seta color cammello e una camicetta bianca. Alla luce del corridoio, però, ho notato le sottili rughe che tradivano la sua età.

“Buongiorno,” ho mormorato, cercando conforto negli occhi di Matteo, ma lui taceva. Timorosa di sbagliare, ho evitato di chiamarla per nome.

“Entra pure, Lucia. Non farti problemi. Nessuno ricorda il mio nome al primo colpo,” ha detto con un sorriso comprensivo, e io le ho risposto con gratitudine.

“Non serve togliere le scarpe. Vieni, vieni! Leo! Dove sei finito?” ha chiamato verso l’interno.

Pochi istanti dopo è apparso un uomo imponente, con spalle larghe e un fascino da vecchio cinema. Accanto a lui, Serena sembrava una ragazzina. “Com’era da giovane, se ora è ancora così bello?” ho pensato.

“Leonardo Antonio,” si è presentato, porgendomi una mano grande e calda.

“A tavola, prima che il pranzo diventi freddo!” ha ordinato Serena.

“Matteo, prenditi cura di Lucia,” ha detto Leonardo versando il vino.

Serena mi ha fatto domande senza essere invadente, raccontandomi della loro famiglia. Tra un bicchiere e l’altro, la tensione è svanita.

“Non preoccuparti per i preparativi del matrimonio. Ci penseremo noi,” ha concluso lei con un sorriso.

La loro famiglia mi è sembrata perfetta. I miei genitori sono così diversi. Mamma insiste per riempire i piatti di tutti, papà beve troppo e diventa loquace, finendo per offendere qualcuno. Mi vergogno sempre di lui. Se solo avessi genitori come quelli di Matteo…

“A chi pensi?” mi ha svegliato dal torpore la voce di Matteo.

“Mi piacciono i tuoi genitori. Vorrei che noi fossimo come loro. Si vedono quanto si vogliono bene. I miei invece… figuriamoci come saranno al matrimonio.”

“Non ti angosciare. Vedrai, non ti deluderanno. Anche da noi ci sono litigi, solo meno rumorosi.” Poi, cambiando tono: “Hai già scelto l’abito? Voglio che tu sia la sposa più bella.”

Andare da sola in boutique era impensabile, e con mia madre non volevo. Troppo pratica, troppo parsimoniosa. Allora ho chiamato l’unica persona possibile: Martina.

“Lucia! Che sorpresa!” ha strillato al telefono, riempendomi di chiacchiere prima che potessi parlare. Finalmente le ho chiesto di accompagnarmi.

“Certo! Quando?”

Ci siamo date appuntamento in un bar vicino alla boutique. Martina, puntuale come sempre, è arrivata in ritardo, attirando l’attenzione di tutti con la sua chioma ramata e le risate fragorose.

“Marta, parla più piano!” l’ho sussurrata, imbarazzata.

E poi l’ho visto. Leonardo, seduto a un tavolo con una bionda sorridente. L’ho voltata subito, sperando di non essere notata. Ma quando lui le ha preso le mani e l’ha baciata, non ho potuto fingere.

“Vado,” ho detto a Martina, scappando via.

La sera ho chiamato Serena. “Potrebbe aiutarmi a scegliere l’abito?”

“Dimmi quando,” ha accettato senza esitare.

In boutique, Serena ha selezionato i modelli con occhio esperto. Dopo ore, uscivamo con pacchi e scatole.

“Prendiamo un caffè?” ha proposto.

Sedute al bar, le ho chiesto: “Come fa a vivere con un uomo così bello senza soffrire di gelosia?”

“L’amore è questione di abitudine. All’inizio anch’io ero gelosa. Poi ho capito: è un bambino tra le mura di casa. Non sa nemmeno dove sono i suoi calzini.” Ha sorriso. “Il segreto? Fagli credere che ogni decisione è sua.”

Mentre parlava, ho visto Leonardo uscire da una gioielleria con la stessa bionda. Ho raccontato tutto a Matteo, che si è arrabbiato. “Mio padre ama mia madre.”

Il giorno del compleanno di Leonardo, Serena mi ha lasciato sola in cucina.

“Volevi dirmi qualcosa?” mi ha chiesto, notando la mia agitazione.

“Ho visto suo marito con un’altra.”

I suoi occhi si sono velati, ma la voce era ferma. “Lo so. Da anni.”

“E lo tollera?”

“Lo amo. Ho scelto la stabilità. Mio padre era un ubriacone, mia madre ha sofferto in silenzio. Io non torno indietro.”

Il nostro matrimonio è stato perfetto. Tutti dicono che sono fortunata. Serena e Leonardo sorridevano, la coppia ideale. O forse no? Chi può dirlo davvero?

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