**Amore**
Davide rimase seduto a lungo, fissando il telefono. Aveva rimandato troppo. Finalmente, dopo un respiro profondo, premé il tasto per chiamare. Un segnale, due… “No, non ce la faccio,” si rimproverò per la vigliaccheria e stava per riagganciare quando la voce di Michele risuonò all’altro capo.
“Ciao, testa di rapa! Dove sei finito?”
“Ciao. Eh, sono stato preso dal lavoro…”
“Tutto bene? Hai bisogno di aiuto?” reagì subito l’amico.
“No, tutto a posto. E voi come state?”
“Anche noi bene. Solo che Eleonora ci dà un po’ di pensiero. Si è innamorata, te lo immagini? Piange, balla, non esce di casa o torna a notte fonda. E, soprattutto, sta zitta come un pesce. E tu? Ancora non ti sei sposato?”
Davide deglutì, come se stesse per tuffarsi da un trampolino alto dieci metri. Eccola, la domanda scivolosa.
“No, ma ci sto pensando,” rispose con voce strozzata.
“Davvero hai trovato chi ha conquistato il cuore dello scapolo? Era ora, amico, era ora. Non dimenticarti di invitarci al matrimonio, mi offenderei.”
“Certo. Senza di voi non si fa.”
“Non pensi di venire a trovarci?”
Davide aspettava questa domanda. Ora non c’era più via d’uscita.
“Sì, anzi… sono già qui, sono arrivato.”
“Cosa? E allora perché non dici niente, testa dura! Sei in albergo? Antonella si offenderà. Quando vieni da noi?”
“Ehi, rallenta. Non riesco a rispondere a tutte le tue domande,” rise Davide. “Passerò un giorno di questi.”
In realtà era arrivato da mesi, sei precisamente. Ma l’amico non doveva saperlo. Aveva comprato un appartamento, sistemato tutto, risolto questioni di lavoro, e suo padre era malato. Soprattutto, non si era fatto vivo prima per colpa di Eleonora.
“Niente ‘un giorno di questi’. Mi senti? Ti conosco. Vieni subito da noi,” insistette Michele.
“Oggi è tardi. Domani,” promise Davide.
“Fai così, domani ti aspettiamo. Vado a dare la bella notizia ad Antonella.”
Ecco, il primo passo era fatto. Se solo avesse saputo che sorpresa gli preparava, Michele non sarebbe stato così felice. Eleonora poteva essere orgogliosa di loro. Lui si comportava come un ragazzino spaventato all’idea di conoscere i genitori della ragazza. “E invece Eleonora è stata forte, non ha detto niente. Incredibile, io l’ho tenuta in braccio appena nata, e ora voglio sposarla.”
Ma andiamo con ordine…
***
Erano amici dal primo anno di università: Michele, Davide e Antonella. Entrambi si erano innamorati di quella ragazza bella e intelligente. Piacque a molti, ma nessuno reggeva il confronto con Michele e Davide. Litigarono anche per lei, nessuno dei due voleva cedere. Se Antonella si accorse delle passioni che divampavano nei loro cuori, non lo dimostrò mai, trattando entrambi allo stesso modo, senza favoritismi, e senza mai approfittare della situazione.
I ragazzi erano furiosi, quasi arrivarono alle mani. Poi si accordarono: se Antonella avesse scelto uno di loro o un altro ancora, non si sarebbero messi di mezzo. Ma ognuno cercò in ogni modo di attirare la sua attenzione. Lei, però, rimase imparziale. Non restò che aspettare.
Verso la fine del terzo anno, Antonella iniziò a mostrare interesse per Davide. Lui si gonfiò d’orgoglio. Michele, invece, impazzì dalla delusione e dall’amore, ma un patto era un patto. Si allontanò a tal punto da smettere di andare all’università, pur di non vederli insieme.
Davide comprò una bottiglia di vino e andò dall’amico. Passarono la sera a bere e parlare. Alla fine, Davide capì di non amare Antonella con la stessa intensità di Michele. Lui davvero non poteva vivere senza di lei.
Risolse il problema in modo semplice: finse di interessarsi a un’altra ragazza. Antonella, ovviamente, si ingelosì, lo rimproverò, pianse, lo accusò di tradimento. Come Davide aveva previsto, trovò conforto vicino a Michele.
E lui l’amava così tanto che presto Antonella ricambiò con sincero affetto. Davide soffrì, il suo amore non svanì subito, ma sapeva che con Michele Antonella sarebbe stata più felice. Non si pentì mai della sua scelta. Né Michele né Antonella sospettarono mai il ruolo che aveva avuto nella loro felicità.
Si sposarono subito dopo la laurea. Davide fu testimone al loro matrimonio. Nove mesi dopo, Antonella partorì una bambina. Gli amici andarono insieme in ospedale per accoglierla. Entrambi felici, con fiori in mano. L’ostetrica esitò su chi dovesse consegnare il fagottino legato con un nastro rosa.
Michele fece un passo avanti, prese in braccio la bambina, ma poi la passò a Davide.
“Prendila tu, ho paura di lasciarla cadere, sono troppo emozionato,” sussurrò.
Davide la prese, guardò dentro la copertina e tra i merletti vide un piccolo miracolo: labbra rosa a forma di cuore, un nasino a bottone e guance vellutate. Il cuore gli si riempì di una tale tenerezza che gli occhi gli si velarono di lacrime. “Avrebbe potuto essere mia figlia,” pensò.
Pochi giorni dopo, Davide partì improvvisamente. Prima per Torino, poi per il Nord. Quando tornava in vacanza, passava a trovare gli amici. Eleonora cresceva identica alla madre. Da ragazzina magra con le treccine, diventò una ragazza elegante e bella. Invidava in silenzio la felicità dei suoi amici. Lui, invece, non aveva mai incontrato la donna giusta. Ci furono relazioni, ma mai abbastanza serie da portare al matrimonio.
***
Con Eleonora aveva sempre avuto un rapporto speciale. Forse per quel momento in ospedale, quando il cuore gli si era riempito d’amore vedendo quel piccolo miracolo. Tornato in vacanza questa volta, rimase colpito da quanto fosse cresciuta, quanto assomigliasse ad Antonella, la ragazza di cui si era innamorato anni prima. Non gli correva incontro come prima, non lo baciava sulla guancia. La sua timidezza in sua presenza, Davide la attribuì alla maturità.
La vacanza finì troppo presto, come sempre. I genitori invecchiavano, si ammalavano, e Davide cominciò a pensare seriamente di tornare nella sua città natale per assisterli. Si salutarono a casa, perché lui partiva con il primo treno per Roma, da dove sarebbe poi volato a Bolzano.
A quell’ora il treno era quasi vuoto. Davide si sistemò vicino al finestrino e chiuse gli occhi, sperando di dormire. Poco dopo, il treno partì. Sentì qualcuno sedersi di fronte a lui. Aprendo gli occhi, trovò Eleonora che lo fissava. Il sonno svanì all’istante.
“Che ci fai qui?” chiese sorpreso.
“Ti sto accompagnando. So che non mi prendi sul serio, ma devo dirtelo… Ti amo,” disse senza preamboli, lasciandolo sbalordito.
“Anch’io ti voglio bene. Da quando ti ho vista, come una figlia, la figlia dei miei amici,” rispose con calma. “I tuoi genitori non sanno dove sei, mi avrebbero già chiamato. Non ho tempo di riportarti a casa, perderei l’aereo. Alla prossima fermata scendi e torna indietro,” ordinò severo.
“Sapevo cheDavide la guardò allontanarsi sul marciapiede, il cuore stretto da un nodo dolce e amaro, mentre il treno ripartiva verso il futuro che, in qualche modo, aveva sempre saputo sarebbe stato suo.