Sapevo che mi ascoltavi, mamma

“Lo sapevo che mi sentivi, mamma”

“Nonna, mi racconti una storia?” chiese il piccolo Matteo, sei anni appena compiuti.

“Solo una breve. È ora di dormire, domani non ti svegli per l’asilo,” rispose nonna Bianca, sistemandogli la coperta con un gesto affettuoso.

“Mi sveglio, promesso!” ribatté lui con convinzione.

Bianca spense la luce principale, lasciando solo la lampada notturna accesa, prese un libro dallo scaffale, infilò gli occhiali e tornò a sedersi sul lettino.

“Non così, vieni qui vicino a me,” insistette Matteo, facendole spazio.

“Mi addormenterò anche io,” disse lei, ma lo sguardo implorante del nipote la convinse. Si sdraiò accanto a lui, e Matteo subito si rannicchiò contro di lei, lasciandosi scappare uno sbadiglio.

Bianca cominciò a leggere, ascoltando di tanto in tanto il respiro regolare del bambino. Quando fu sicura che dormisse, si alzò con delicatezza e uscì dalla camera, chiudendo piano la porta.

In cucina, tastò la teiera. Ancora tiepida. Si versò una tazza di tè e si sedette al tavolo. “Dove sarà Elena? Sono quasi le undici, aveva detto che sarebbe tornata per le nove. Forse è rimasta a dormire dall’amica? Ma almeno una telefonata… Devo chiamarle io? No, se è in macchina, meglio non distrarla. Santo cielo.” Si fece un veloce segno della croce verso la madonnina appesa alla parete. “Aspetterò ancora un po’.”

Bevve un sorso e fece una smorfia. Il tè era freddo, ormai inbevibile. Lo versò nel lavandino e si avvicinò alla finestra, oltre la quale si stendeva un buio fitto e inquietante.

All’improvviso, il telefono squillò con una suoneria allegra. Bianca sobbalzò, si precipitò a silenziarlo per non svegliare Matteo, ma si bloccò con il cellulare in mano: era un numero sconosciuto, non Elena.

“Straniatori? A quest’ora? O forse è Elena col telefono scarico…” Rispose.

“Buonasera. Sono il maggiore Lombardi. Elena Moretti è sua figlia?”

“Sì, perché? Cosa è successo?” la voce di Bianca tremò.

“Come posso chiamarla?” interruppe l’uomo, tono impersonale.

“Bianca Rossi.”

“Bianca Rossi, cerchi di non agitarsi…”

“Come faccio? La polizia non chiama a caso a mezzanotte! O forse è una truffa? Vuole soldi? Perché non risponde?”

“Elena Moretti è stata coinvolta in un incidente sull’autostrada…”

Dopo quelle parole, Bianca non sentì più nulla. Premette una mano sul petto, cercando di calmare il cuore che le batteva a precipizio. Il maggiore continuava a parlare, ma lei affannata, tossendo, con gli occhi lucidi, riuscì a dire: “Mi dica… è viva?”

“Sì, ma in coma. Le condizioni sono gravi.”

“In che ospedale?” Bianca faticò a tirar fuori le parole.

“All’ospedale San Giovanni, ma non venga ora. È con suo figlio? Bene, resti con lui. Domani il medico le spiegherà tutto. Com’è finita sull’autostrada?”

“Come fa a sapere di mio nipote?”

“Dal suo telefono. Ripeto, come ci è finita lì?”

Bianca cercò di ricordare il nome del poliziotto. Lombardi? O era Martini? Come se fosse importante.

“Non lo so… doveva andare a una festa di compleanno. L’avevo supplicata di non partire… forse si è fermata più del previsto. Aveva promesso di tornare per le nove. Suo figlio l’aspettava… Dio mio, cosa gli dico quando si sveglia?”

“Quindi stava festeggiando… Avrà bevuto?”

“Ma che dice? Elena è responsabile, sapeva di dover guidare! Doveva tornare da Matteo!” protestò Bianca, anche se dentro di sé un dubbio le attraversò la mente. “Forse ha cambiato idea e poi è ripartita tardi…”

“Mi scusi per il disturbo.” Il maggiore chiuse la chiamata.

“Disturbo, già. Mi ha quasi uccisa. Cosa faccio ora?”

Voleva correre all’ospedale, ma pensò a Matteo. Si sedette pesantemente sulla sedia, aperto il frigo, tirò fuori le gocce calmanti, ne versò alcune in un bicchiere, sbagliò il conteggio, e alla fine ne mise troppe.

“Meglio abbondare,” borbottò, riempiendolo d’acqua dal rubinetto e buttandolo giù in un sorso senza nemmeno fare una smorfia.

Si sedette di nuovo, stringendo il flaconcino tra le dita.

“Signore, salva Elena, tua serva. Non lasciare Matteo orfano.” Si segnò con devozione verso la madonnina, pregando a lungo, fino a chiudere gli occhi, sfinit”Dio sia lodato,” sussurrò Bianca mentre accarezzava i capelli di Matteo e guardava Elena, finalmente fuori pericolo, sorridere debolmente al figlio che non si staccava da lei neanche per un secondo, perché alla fine l’amore, come la pasta al dente, trova sempre il modo di tenere tutto insieme.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

thirteen + 5 =

Sapevo che mi ascoltavi, mamma