E chi è il mio padre?

E chi è mio padre?

– Vale, andiamo al cinema domenica?

– Non so. La mamma non mi lascia uscire la sera. Solo di giorno.

– Andiamo di giorno, allora. Posso prendere i biglietti? – chiese Edoardo, speranzoso.

Valentina alzò lo sguardo verso le finestre del terzo piano. Le era sembrato di scorgere il viso di sua madre dietro i vetri, o si era sbagliata? Il suo umore peggiorò all’istante. Prese la borsa da Edoardo e fece un passo indietro.

– Va bene, vado. A domani. – Si affrettò verso il portone.

“Deve sempre spiarmi, come se fossi una criminale. Tutte le mie amiche escono con i ragazzi la sera, mentre io solo di giorno. Hanno genitori normali, e io invece…” pensò irritata, salendo le scale.

Entrò in casa, si tolse le scarpe cercando di fare meno rumore possibile. Spense la luce nell’ingresso e cercò di sgattaiolare verso la sua camera.

– Hai mangiato? – la voce della madre la raggiunse proprio mentre afferrava la maniglia.

Valentina rivolse gli occhi al cielo e si voltò.

– E se ti dicessi di no? – rispose con tono sfacciato.

– Perché mi rispondi così?

– Perché mi controlli sempre? – ribatté lei, evitando la domanda.

– Non ti controllo. Ho solo dato un’occhiata dalla finestra.

– Sì, certo. Non mi pare che tu guardi dalla finestra quando sono a casa – rispose sarcastica. – Devo studiare. – Entrò in camera e sbatté la porta. Accese la luce e cominciò a contare mentalmente: “Uno, due, tre…”

Di solito, al quinto conteggio, sua madre irrompeva nella stanza iniziando a sgridarla, dicendo che non meritava quel trattamento, che era diventata insopportabile e maleducata. “Ancora uno scatto del genere, ancora una porta sbattuta in faccia…”

Arrivò a dieci, ma sua madre non entrò. Strano. Valentina si cambiò, tirò fuori libri e quaderni e si sedette alla scrivania.

Aveva fame, ma sapeva che sua madre non l’avrebbe lasciata mangiare in pace. Sarebbe venuta in cucina, si sarebbe seduta di fronte a lei e avrebbe iniziato un interrogatorio. Come non rispondere male? Sentì i passi della madre fermarsi davanti alla porta e si chinò sul libro, fingendo di studiare. “Ecco, ora inizia.” La madre entrò.

– Ti disturbo? – chiese, quasi con cautela.

Una sorpresa. Di solito non bussava mai.

– Devo parlarti – disse, sedendosi sul letto.

Valentina continuava a fingere di leggere, ma in realtà non vedeva una riga. Aspettava tesa.

– Mi ha chiamato una donna… Con lei viveva tuo padre… Mi ha detto che è morto… Il funerale è domani. – La voce della madre era piatta, quasi impersonale.

– Come è morto? – Valentina alzò lo sguardo, spaventata.

– Infarto. Se vuoi venire al funerale, metti qualcosa di scuro.

– E tu lo dici così, tranquilla? – Valentina saltò in piedi, facendo stridere la sedia. – Ti rendi conto di cosa stai dicendo? “Metti qualcosa di scuro”? Parla di mio padre! – La imitò con voce acida.

– Con te è impossibile parlare – sospirò la madre alzandosi. – Lui, tra l’altro, ci ha abbandonati. L’hai dimenticato?

– Perché tu non lo amavi! – La voce di Valentina si spezzò, soffocata dalle lacrime.

– Non urlare. Non parlare di cose che non conosci.

– Lo so. Me l’ha detto prima di andarsene. Disse che tu non lo avevi mai amato. Perché l’hai sposato, allora? Meglio se fossi andata via tu, lasciandomi con lui. Lui mi amava, a differenza tua. – Si sedette, poggiando la testa sulle braccia, e scoppiò in lacrime.

Sentì la mano della madre sulla spalla e si scosse, allontanandola.

– Domani chiamerò la scuola, dirò che non verrai. – La madre uscì senza aggiungere altro.

Dopo essersi calmata, Valentina tirò fuori un album di foto e trovò una delle poche in cui erano insieme, lei e suo padre. Lui sorrideva, mentre lei stringeva un batuffolo di zucchero filato. Tolse la foto dalla custodia e la osservò a lungo, singhiozzando.

***

Suo padre se n’era andato quando era in prima media. Non li aveva mai sentiti litigare, per cui il divorzio era stato uno choc. A casa loro non si scherzava mai, non ci si prendeva in giro, non ci si baciava come facevano i genitori della sua migliore amica.

– Papà, te ne vai davvero per sempre? – chiese quel giorno, quando lui la venne a prendere a scuola.

– Non posso continuare così. Tua madre non mi ama. Ho resistito finché ho potuto.

– Io ti amo – disse Valentina.

– Anch’io, piccola. Ma certe cose capitano. Da grande capirai. Ascolta tua madre. – L’accompagnò a casa, ma non entrò.

– Papà! – gli gridò dietro, ma lui non si voltò.

– Ha un’altra donna – le disse poi la madre.

– E figli?

– Non so, forse…

***

– Valentina, svegliati – la voce della madre la strappò dal sonno. – Presto dobbiamo andare all’obitorio.

A quelle parole, Valentina aprì gli occhi di colpo. Cercò a tastoni il letto.

– La cerchi questa? – la madre indicò la foto sulla scrivania. – Sbrigati, faremo tardi.

In cucina, la madre beveva il caffè. Valentina non riusciva a mandar giù nulla.

– Pronta? Andiamo. – Fino all’ospedale, non disse una parola.

All’obitorio c’era poca gente. Una donna mingherlina, in lacrime, stava vicino alla bara. Valentina capì che era lei ad aver chiamato.

Tremava. Non aveva mai visto un morto. L’uomo nella bara non somigliava a suo padre. Fissò invece la foto accanto al feretro: quello sì che era il papà che ricordava.

La madre sembrava indifferente, come se fosse al funerale di un estraneo.

Dopo la sepoltura, tornarono a casa.

– Davvero non lo hai mai amato? Non hai versato neanche una lacrima – disse Valentina, mentre si scaldavano con il tè. – Hai fatto bene a lasciarlo andare. – Si alzò e se ne andò.

Sul divano, sotto una coperta, cercava di non pensare. La stanza era ormai buia quando la madre entrò.

– Quell’uomo non era tuo padre – disse.

Valentina si girò di scatto.

– L’hai inventato adesso per consolarmi?

– Lui non voleva che tu lo sapessi. Ma ora è morto. Voglio che tu conosca la verità.

– Allora chi è mio padre?

– Ne parleremo un’altra volta.

– No, dimmelo ora. – Si mise seduta, allontanandosi.

La madre esitò.

– Ero al liceo. Mi sono innamorata di un ragazzo più grande. Quando seppi che sarebbe partito per il militare, gli dissi che l’avrei aspettato. Credevo di essere la protagonista di un romanzo… – la madre sorrise amaramente. – E lui approfittò di me. Io cercai di fermarlo, ma era più forte, e ubriaco. Poco dopo, scoprii di essere incinta.

– E lui?

– Quando tornò, mia madre gli parlò. Ma negò tutto. Disse che avevo inventatoValentina guardò sua madre con gli occhi pieni di lacrime e capì che, nonostante tutto, la loro storia insieme era l’unica che contava davvero.

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