**Diario personale**
Se non fosse per te…
Martina e Lidia erano amiche fin dall’infanzia, frequentavano lo stesso asilo e alle elementari sedevano accanto allo stesso banco. Crescendo, Martina era diventata una vera bellezza, sempre circondata da ammiratori, tutto le veniva facile, senza sforzo. Lidia, invece, era una ragazza come tante, il cui viso non attirava lo sguardo tra la folla.
Dopo il liceo, Lidia si iscrisse a un istituto professionale per infermieri, scegliendo di dedicarsi agli altri. Martina, invece, decise che i diplomi non le servivano per avere una bella vita. Fece un corso e lavorò in un centro estetico, truccando sopracciglia e ciglia alle clienti.
Le due amiche soffrivano ogni litigio o separazione. Non passava un giorno senza che si vedessero o telefonicamente. A parlare era soprattutto Martina, mentre Lidia ascoltava, condividendo i drammi sentimentali dell’amica, tra una storia finita male e una nuova fiamma.
Come spesso accade tra amiche, entrambe si innamorarono dello stesso ragazzo.
Fu Lidia a conoscere Daniele per prima. Se avesse incontrato un uomo ordinario, senza pretese, forse tra loro sarebbero sbocciati amore e una famiglia. Ma le strade facili verso la felicità, si sa, non esistono.
Lidia tornava dal supermercato. Un’ora prima era caduto un temporale, e le pozzanghere non si erano ancora asciugate. Mentre cercava di evitarne una larga quanto il marciapiede, vide all’improvviso un ragazzo in monopattino elettrico che le veniva addosso. Lui guardava avanti, oltre di lei. Incerta se l’avesse notata, all’ultimo momento Lidia gridò e si spostò di lato, finendo in una pozzanghera.
“Guidano come matti, non vedono nulla davanti a loro!” urlò una vecchietta lì vicino, agitando un dito nodoso verso il ragazzo. “Che stai a guardare? Hai quasi investito questa poveretta!”
Lui frenò e si voltò. Nel frattempo, Lidia era riuscita a raggiungere un’isola di asciutto e stava osservando sconsolata le gambe sporche e bagnate.
“Scusa. Ma perché sei finita nella pozzanghera? Ti avevo visto, ti avrei girato intorno.” Si avvicinò con il monopattino.
Lidia non voleva le sue scuse. Cercava solo un modo per uscire da quel pantano. Anche se ormai poco importava.
“Salta su, ti porto a casa,” propose lui.
“Lasciami stare,” rispose lei seccamente.
“Ho chiesto scusa. O preferisci farti una passeggiata tra le pozzanghere? Dove abiti?”
“In via Verdi, numero dieci.”
Con qualche esitazione, Lidia salì davanti a lui e si aggrappò al manubrio. Il monopattino scivolò via dall’acqua, creando piccole onde. Il vento le accarezzò il viso, e la velocità le fece battere il cuore. Non era mai salita su un monopattino prima, ma con lui non aveva paura.
Arrivarono nel cortile, e Daniele rallentò. “Qual è il portone?” le sussurrò all’orecchio.
Il suo respiro le fece venire i brividi.
“Il terzo.”
Si fermò proprio davanti alle scale, evitando un’altra pozzanghera.
“Grazie,” disse Lidia fissandolo. I loro occhi erano alla stessa altezza. Notò la pelle olivastra, gli occhi profondi e un sorriso che le fece accelerare il cuore.
“Io sono Daniele,” disse lui.
“Lidia.”
“Scusa per prima. Magari ci vediamo al cinema qualche volta? I miei amici sono tutti via, e non mi va di andare da solo.”
Lidia alzò le spalle. “Va bene.”
“Domani, alle sette, qui stesso.” Sorrise, ripartì e sparì dietro l’angolo.
“Perché sei così raggiante?” chiese sua madre quando rientrò.
“Nulla. Sono caduta in una pozzanghera, vado a lavarmi.” Consegnò i sacchetti e si chiuse in bagno.
Passò la sera a ripensare a lui, con la pelle ancora d’oca. Il giorno dopo indossò jeans e sneakers, sicura che sarebbe tornato col monopattino.
“Dove vai?” domandò la madre.
“Al cinema. Con Martina.”
“Non fare tardi,” le gridò dietro.
Uscì, ma Daniele non c’era. Lo cercò con lo sguardo, sentendosi bruciare dalla delusione. “Credevo davvero a questa storia? Scem”Ma proprio quando stava per rientrare, sentì la sua voce chiamarla da dietro, e in quel momento capì che l’amore vero non si arrende mai.”