Lucia si addormentò solo all’alba. Quando aprì gli occhi, la stanza era inondata di sole e al fianco del letto c’era Vittorio che sorrideva.
“Ti ho aspettato tutta la notte. Dov’eri?”
“Piccola mia, vedi, non mi è successo niente. Prepara il necessario, andiamo a fare colazione da qualche parte,” disse Vittorio.
Fuori era caldo, come in piena estate.
“Vuoi un gelato?” Senza aspettare risposta, Vittorio si avvicinò alla gelateria e comprò il gusto preferito di Lucia, crema caramelizzata in un cono di wafer.
“Sei di buon umore. Hai vinto a carte?” chiese Lucia, leccando la cima del gelato.
“Sbagliato. Ho avuto un’idea. E per realizzarla, mi servirà il tuo aiuto.”
“Ma non mi hai mai portato con te. Cosa devo fare?”
“Niente. Devi solo starmi vicino. Ma se non vuoi, posso farcela da solo.”
“No, resto con te,” acconsentì in fretta Lucia.
“Lo sapevo che avresti accettato. Puoi sceglierti un vestito bianco,” disse Vittorio con un tono indulgente, sotto l’effetto del suo buon umore.
“Davvero? Mi stai chiedendo di sposarti?” esclamò la ragazza, dimenticando persino il gelato in mano.
Nessuna donna aveva mai osato parlare di matrimonio con Vittorio. Ma Lucia era diversa. Era diventata il suo talismano, portava fortuna. Un anno prima, l’aveva salvata da tre teppisti.
Lucia viveva con la madre in una piccola cittadina. Dopo che il padre se n’era andato, la madre aveva cominciato a bere. Peggiorò quando portò in casa un uomo e disse che sarebbe vissuto con loro. Il compagno guardava Lucia con interesse evidente e un giorno cercò di farle pressioni. La ragazza riuscì a scappare, salì sul treno regionale e finì in una grande città.
Senza soldi, senza parenti in città. Cosa fare? Dove andare? Il suo sguardo smarrito attirò l’attenzione di un gruppo di ragazzi che se ne stavano sempre in giro per la stazione a cercare polli da spennare. Sarebbe potuta finire male per Lucia, ma Vittorio sentì le sue urla e la liberò da quei prepotenti. Da allora erano stati insieme.
Lucia si era innamorata di Vittorio. Alto, atletico, ben vestito, attraente e sorridente, ispirava fiducia al solo vederlo. Con lui si sentiva al sicuro, anche se lui non nascondeva di occuparsi di affari poco puliti. Ma mai l’aveva coinvolta nei suoi piani.
Si sedettero su una panchina lungo il lungomare. Sotto il sole, il gelato si scioglieva velocemente, il cono di wafer si inzuppava, e il liquido dolce colò sul palmo, lungo il polso, finendo sull’orlo del vestito.
“Dannazione!” Lucia saltò in piedi, allontanando il gelato per non sporcarsi ancora di più.
“Ma buttalo via,” disse Vittorio, socchiudendo gli occhi al sole come un gatto sazio.
Lucia gettò il cono nel cestino e leccò via il gelato dalla mano. “Che bambina è ancora,” pensò Vittorio con tenerezza.
“È un affare che vale la pena, ma bisogna pensarci bene. Non possiamo sbagliare. Un ragazzo con la fidanzata ispira più fiducia di uno solo.”
“Con la fidanzata?” ripeté Lucia, tornando a sedersi.
“Tu sei la fidanzata.” Vittorio le mise un braccio sulle spalle e lei si appoggiò a lui.
“Ieri ho sentito parlare di una vecchietta un po’ confusa. Non ha nessuno. Il marito è morto da tempo, e anni fa il suo unico figlio è caduto in missione. Lo dimentica spesso e la sera lo aspetta ancora. Ha un anello al dito, non se lo toglie mai. Penso che abbia altre cose di valore. Il marito non era un uomo qualunque.”
“Vuoi rubarle i gioielli?” capì Lucia.
“No, non voglio fare rumore. Ce li darà lei stessa. Ci presenteremo come nipote e fidanzata. Hai capito? Il tuo compito è farle venire voglia di regalarti i suoi gingilli per il matrimonio.”
Vittorio aveva i suoi princìpi. Lucia si sentì in colpa per la vecchietta. Un conto era ingannare politici ricchi e le loro mogli, un altro una povera donna sola e credulona. Lucia rifletté.
“Comprati un vestito semplice, uno che sicuramente piacerà alla vecchia,” disse Vittorio, ignorando la sua esitazione.
“E se si accorgesse? Se non credesse che tu sia il nipote? Dubito che tu somigli a suo figlio.”
“Ha la memoria corta, e poi non l’ha visto da anni.”
Due giorni dopo, Vittorio e Lucia erano davanti alla pesante porta di un vecchio edificio in mattoni. Vittorio diede un’ultima occhiata a Lucia, soddisfatto del suo aspetto modesto. Lui, come sempre, era impeccabile, ben vestito e affascinante.
“Parla il meno possibile, ok?”
Lucia annuì.
Vittorio suonò il campanello. Oltre la porta si sentirono passi strascicati, poi lo scatto della serratura. Lucia si aspettava di vedere una vecchia decrepita, ma davanti a loro c’era una donna anziana di bassa statura, con un vecchio vestito e un colletto di pizzo bianco. I capelli argentati erano raccolti da una molletta con un fiocco.
“Chi cercate?” chiese la donna, strizzando gli occhi miopi.
“Lei, se è Anna Maria Donati. Forse le sembrerà strano, ma io sono suo nipote,” disse Vittorio con serietà.
“Non capisco…” La donna batté le palpebre, confusa. “Mio figlio non si è mai sposato. Si sbaglia, giovane.”
“Possiamo entrare?” Vittorio le rivolse uno dei suoi sorrisi irresistibili, quelli che funzionavano sempre.
“Sì, certo.” Anna Maria si spostò per farli passare.
“Ecco, finalmente la vedo. L’avevo immaginata così.” Vittorio entrò e si fermò davanti a una foto ingrandita di un giovane in uniforme militare.
“Mia madre ha un’altra foto, quando era ancora all’accademia,” disse, rivolgendosi ad Anna Maria.
“Ancora non capisco bene…” mormorò lei con voce esitante.
“Vengo da Parma. Suo figlio ha studiato lì, vero? Mia madre lo conobbe pochi mesi prima della laurea. Quando lui se ne andò, scoprì di essere incinta. Lui non scrisse, non chiamò, non sapeva come dirglielo. Non mi ha mai parlato di mio padre, pensava l’avesse abbandonata. Poi finalmente me lo ha detto. L’ho trovata, ho saputo che mio padre è morto eroicamente…”
Anna Maria emise un gemito e cadde sulla sedia, gli occhi velati di lacrime.
“Paolo, figlio mio…” sussurrò.
“Mia madre mi ha chiamato Paolo anche a me.”
Lucia guardava Vittorio a bocca aperta. Mentiva con tale convinzione che quasi si commosse anch’essa. Anna Maria, inevitabilmente, cadde sotto il suo fascino. Portò un vecchio album e cominciò a mostrare foto del figlio fin dall’infanzia.
Lucia guardava e tratteneva a stento le lacrime. Avrebbe voluto un padre così, una nonna così… La madre non avrebbe bevuto, non avrebbe portato a casa chiunque. Notò che Vittorio quasi non guardava le foto. Giusto, stava recitando, quello non era suo padre. Non era lì per parlare di lui, ma per fregare una povera donna.
All’improvviso, Lucia non volle più farne parte. Come poteAnna Maria sorrise e prese la mano di Lucia, dicendole con voce calma: “A volte il destino ci porta sulla strada sbagliata solo per farci trovare la famiglia che meritiamo.”