Echi di Illusione

**Miraggio**

A cena, il padre lanciava di continuo occhiate di disapprovazione al figlio. Andrea capì subito: sua madre gli aveva detto che, dopo il diploma, voleva iscriversi all’università a Milano.

Con un gesto brusco, il padre spinse via il piatto vuoto e lo fissò dritto negli occhi. *”Adesso succederà qualcosa”*, pensò Andrea. Avrebbe voluto sparire, diventare invisibile. Sotto lo sguardo furioso del padre, gli spaghetti gli restavano in gola, impossibili da ingoiare o da sputare.

Fortunatamente, intervenne la madre. Distrasse il marito con una tazza di tè, avvicinandogli anche un vasetto di biscotti e caramelle.

«Grazie, mamma, sono sazio. Prenderò il tè più tardi», disse Andrea, alzandosi da tavola.

«Siediti!» lo rimproverò il padre. Andrea sapeva che era meglio non contraddirlo, quindi obbedì.

«Devo fare i compiti…» tentò di giustificarsi.

«C’è tempo. Tua madre mi ha detto che vuoi andare a Milano. Che ti manca qui? Ti abbiamo cresciuto, pensavamo che ci saresti stato vicino da vecchi, e invece vuoi scappare?»

«Non è scappare…» borbottò Andrea.

«Smettila con le storie. Cos’hai trovato di così speciale a Milano?»

«Lì ci sono più possibilità per fare carriera. Voglio diventare architetto, qui non c’è la facoltà che fa per me», rispose Andrea alzando la voce.

«Sandro, lascialo andare, i professori lo lodano», intervenne la madre, posando una mano rassicurante sulla spalla del marito.

«Non abbiamo i soldi per pagarti gli studi. Lì tutto costa, qui è gratis. La differenza la senti?» ribatté il padre, sempre più agitato.

«Entrerò con una borsa di studio», insisté Andrea. «Andrò comunque.»

«Sandro, calmati, non parte domani, ci sono ancora gli esami da fare. Vai, figlio mio, fai i compiti.» La madre accennò alla porta con lo sguardo. Andrea non si fece ripetere due volte e uscì di corsa dalla cucina.

«Basta assecondarlo! Abbiamo cresciuto un ingrato. Da vecchi non avremo neanche chi ci porterà un bicchiere d’acqua…»

Andrea si fermò sulla soglia della sua camera, ascoltando con la mano ancora sulla maniglia.

«Calmati. È presto per parlare di vecchiaia. Milano è vicina, due ore e mezza di treno, verrà a trovarci…»

Il padre borbottò qualcosa di incomprensibile.

«Bevi il tè, prima che si raffreddi. Lo zucchero te lo metto io?» chiese la madre.

«Ma ti pare, come se fossi un bambino… Ci penso da solo…» rispose il padre irritato.

Sembrava che la tempesta fosse passata. Andrea si chiuse in camera. Il suo cuore cantava di gioia. Era fine marzo, mancavano ancora due mesi di scuola, poi gli esami, ma non importava. L’importante era che sarebbe andato a Milano, dove lo aspettava una vita interessante, piena di opportunità. Sarebbe riuscito a realizzare tutto…

Dopo la maturità, Andrea e sua madre partirono per la capitale con i documenti per l’iscrizione. Li accolse male la cugina di sua madre, una donna brutta e solitaria, che li criticò subito: tutti vengono a Milano, ma la città non è di gomma…

«Bene, può rimanere qui. Almeno avrò compagnia. Ma ho la pressione alta e dormo male. Niente rientri tardi, niente ospiti. La colazione gliela faccio io, la cena la dividiamo, ma a pranzo si arrangia», spiegò la cugina.

La madre annuiva in silenzio.

«Quanto vuoi per l’affitto?» chiese con cautela, sperando che la cugina rifiutasse o si offendesse. Pagare tra parenti? Ma non andò come sperava.

«Capisci bene, questa è Milano, mica il vostro paesino…» disse la donna, storcendo le labbra sottili. «La vita qui è cara. Quindi, non me ne volere…» e tirò fuori una cifra astronomica rispetto alle loro possibilità.

La madre sussultò, scambiando un’occhiata con il figlio.

«Mamma, preferisco il dormitorio…»

«Ma no, figlio mio. Come faresti a studiare? Io e tuo padre ti manderemo i soldi, non preoccuparti. L’importante è che ti impegni.»

«Ecco, già parla come una milanese. Da quanto vivi qui per fare la schizzinosa? Figlio mio, non dire niente a tuo padre dei soldi. Ci penso io», sospirò la madre sul treno del ritorno.

Andrea fu ammesso. Tornò a Milano qualche giorno prima dell’inizio delle lezioni per ambientarsi. Dalla periferia all’università ci sarebbero voluti cambi e tempi lunghi, certo, scomodi. Ma era pur sempre Milano!

Usciva di casa all’alba e girava la città fino a tardi. Dalla collina di San Pietro, il panorama lo lasciò senza fiato. Accanto a lui si fermò un gruppo di turisti, guidati da una simpatica guida che cominciò a raccontare la storia della città.

Andrea si avvicinò per sentire meglio. La guida lo notò, ma non disse nulla. Poi il gruppo si allontanò, mentre lei rimase a controllare qualcosa sul telefono.

«Racconta molto bene», le disse Andrea.
Lei sorrise e gli chiese da dove venisse.

«Si vede così tanto?» si rattristò.

«I forestieri si riconoscono dagli occhi, persi e pieni di meraviglia.»

Andrea le raccontò di essere lì per studiare, anche se abitava in periferia, che non era come il centro. Aveva la sensazione di non essersi neanche mosso dalla sua piccola città. Chiacchierando, non si accorsero di essersi allontanati dalla collina.

«Io abito qui», disse improvvisamente la ragazza. «Sei stanco? Su, vieni a bere un tè da me. Ho un po’ di tempo. Poi devo andare a prendere mia figlia all’asilo», aggiunse ridendo quando vide la faccia sconvolta di Andrea.

Si chiamava Elisa. Era quasi il doppio della sua età. Gli offrì una minestra, poi il tè. Andrea si sentiva a suo agio, non voleva andarsene.

«Posso tornare a trovarti?» le chiese mentre salutava.
Elisa lo guardò attentamente. Non con sufficienza, non con ironia, ma con sincero interesse.

«Torna pure», rispose semplicemente.

Andrea resistette un giorno, ma al terzo si presentò sotto casa sua, esitando prima di bussare. Poi la vide uscire con sua figlia. Si giustificò, dicendo di passare di lì per caso, ma Elisa capì tutto, ovviamente. Mentre Andrea giocava con Sofia, lei preparò la cena. Mangiarono insieme. La bambina non voleva lasciarlo andare, facendo i capricci perché la mettesse a dormire e le leggesse una favola.

E poi… Era ormai troppo tardi per tornare dalla cugina.

«Resta», disse Elisa.

Lui accettò. Ai genitori disse che aveva affittato una stanza con un compagno di corso, pagata dal padre. Dalla cugina era troppo lontano. Non c’era bisogno di altri soldi. Ma la madre continuò a mandargli discretamente piccole somme.

Durante le vacanze tornava a casa, contando i giorni per ritornare a Milano, da Elisa. La sua città natale gli sembrava ormai piccola, stretta e noiosa.

Spesso Andrea andava a prendere Sofia all’asilo e passava il tempo con lei. Nei weekend giravano per la città, andavano al cinema. Si vergognavaAllora, finalmente, Andrea capì che il vero miracolo non era raggiungere Milano, ma trovare un amore che resiste al tempo e agli errori, proprio come quello che Elisa gli aveva donato senza chiedere nulla in cambio.

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