**La Casa della Speranza**
Martina giaceva con gli occhi aperti, fissando i riflessi delle luci delle automobili che danzavano sul soffitto. Fuori, la pioggia batteva ritmicamente sul cornicione. Sul divano, Luca russò leggermente e poi tornò in silenzio. Quanto tempo era passato dall’ultima volta che avevano condiviso il letto…
Si erano conosciuti quattordici anni prima. Martina era in ritardo al compleanno dell’amica Sofia, nonostante avesse fretta. Quando arrivò, gli ospiti erano già seduti a tavola.
«Sbrigati, entriamo!» la trascinò dentro Sofia, senza darle il tempo di togliersi il cappotto. Martina salutò tutti, imbarazzata dagli sguardi curiosi. Porse il regalo con mani tremanti, evitando di alzare gli occhi.
«Sofia, non lasciare Martina in piedi! Luca, prendi una sedia dalla cucina», intervenne la madre della festeggiata.
Un ragazzo alto e sorridente le cedette il posto. Martina stentò a riconoscere in lui il fratello maggiore di Sofia, appena tornato dal servizio militare, più maturo e sicuro di sé. Poco dopo, Luca riapparve con uno sgabello e lo sistemò accanto a lei.
Qualcuno propose un brindisi, e i bicchieri si alzarono. Luca le porgé un calice di vino rosso.
«Non bevo», scuoté la testa.
«È succo», le sussurrò all’orecchio, e i loro bicchieri tintinnarono dolcemente.
Le riempì il piatto di assaggi di ogni pietanza. Le amiche lanciavano occhiate a Luca, ridacchiando tra loro. Poi i genitori si ritirarono in cucina, i giovani alzarono la musica e iniziarono a ballare. Luca le propose di scappare. Camminarono per ore per le vie di Milano, parlando senza sosta. Da quel momento, non si lasciarono più.
«Ora possiamo sposarci. Sei d’accordo?» le chiese Luca dopo il ballo di fine anno.
Se era d’accordo? Ne avesse ancora dubbi! Era pazza di lui. Ma cosa avrebbe detto sua madre…
«Quale matrimonio? Siete impazziti? Lui almeno ha un mestiere, ma tu devi studiare! Aspettate almeno un paio d’anni, diventate indipendenti…» supplicò la madre, le mani strette al petto.
«Mi spiace, ma non possiamo aspettare così tanto», rispose Luca, deciso.
La madre capì, trattenne un singhiozzo e scoppiò in lacrime.
Così, invece dell’università, Martina dopo sette mesi diede alla luce un bambino. Luca lavorava in un’officina, lei badava al piccolo. Era una madre e una moglie affettuosa.
Vivevano con la madre di Martina. Quando il figlio iniziò l’asilo, anche lei trovò lavoro come segretaria per un cliente di Luca. Con i loro risparmi, ottennero un mutuo per un appartamento.
Un figlio che cresceva, un marito amorevole, una famiglia unita. Martina credeva che sarebbe durato per sempre. Ma un anno prima, una donna affascinante si era trasferita nell’appartamento accanto. Una sera, bussò alla loro porta con una torta e una bottiglia di vino. Martina apparecchiò, brindarono insieme.
Olga, così si chiamava, sapeva raccontare barzellette con maestria. Lei e Luca ridevano fino a star male. Poi chiese se Luca sapesse montare un armadio. Ne aveva comprato uno e cercava aiuto.
«Lui sa fare tutto, ha le mani d’oro», rispose Martina con naturalezza.
Il giorno dopo, dopo cena, Luca andò da lei. Poi Olga lo chiamò per trasportare scatole, appendere una lampadiera, aggiustare qualcosa… Le serate di Luca iniziarono a svanire in casa sua. A volte Olga veniva a chiacchierare con Martina.
«Che bella famiglia che avete. Sei fortunata», sospirava.
«Non preoccuparti, troverai anche tu l’amore», la consolava Martina.
«L’ho già trovato», rispose Olga con un lampo di sincerità.
Martina sorrise, senza insistere. Notò solo che la tazza di Olga tremava leggermente tra le dita.
Un giorno, una vicina la fermò per strada.
«Martina, ho visto cose che non dovrei. Il tuo Luca entra e esce di notte da casa di Olga. Ti conviene intervenire prima che sia troppo tardi.»
Martina sentì un brivido di gelo lungo la schiena. Voleva fuggire, ma la donna la trattenne.
«L’ho visto io stessa, uscire da lì e rientrare da voi. Gli uomini cadono in tentazione, soprattutto se una donna insiste…»
Martina tornò a casa in uno stato di shock. Quando Luca rientrò, lo investì di rabbia, scagliandogli contro un vaso che si frantumò al suolo. Quel rumore la riportò alla realtà.
«Vattene. Non ti sopporto più.»
Luca non si difese, non urlò. Rimase in silenzio, poi raccolse i cocci e si sdraiò sul divano.
La mattina dopo, le disse che non se ne sarebbe andato, poi uscì per lavoro. Olga sparì, forse partì. La madre la chiamò, esortandola a perdonare.
«Non posso. Tu non perdonasti papà, e ora mi dici di farlo?»
«Non lo feci, e me ne pentii», rispose la madre con tristezza.
Ma Martina rifiutò ogni riconciliazione. Vivevano come estranei.
«Passami la camicia da lavare.»
«Butta la spazzatura.»
«Parla con Matteo, ha litigato a scuola.»
Luca dormiva ancora sul divano.
Poi arrivò la primavera. I fiori sbocciarono, il sole sciolse il gelo, ma non quello tra loro.
Un giorno, la madre chiamò con una notizia: suo padre era morto. Le aveva lasciato la casa di famiglia in eredità.
«Andate a vederla. Magari potete venderla per i studi di Matteo.»
Quella sera, Martina raccontò tutto a Luca, che ascoltò in silenzio.
«Non posso gestirla da sola», aggiunse, supplichevole.
Luca annuì. «Ci penserò.»
Dopo qualche giorno, le chiese: «Andiamo a vedere la tua casa?»
Partirono in macchina, Matteo sul sedile posteriore con i suoi auricolari. Il villaggio era silenzioso, quasi deserto. Una vicina, Valeria, li accolse con calore.
«Finalmente! Era un uomo buono, tuo padre. La casa è solida, il tetto riparato. Se volete venderla, conosco un pittore che la comprerebbe.»
Martina esitò. «Solo un’occhiata, poi torniamo.»
Ma qualcosa li trattenne. Luca accese il camino, Matteo scoprì la bellezza del fiume. La sera, cucinarono insieme, ridendo come non accadeva da mesi.
Quando Luca la abbracciò quella notte, Martina non si sottrasse. Al mattino, Matteo li sorprese a scambiarsi un bacio.
«Vi siete perdonati?»
Sorpresi, si guardarono. Per la prima volta in un anno, erano di nuovo una famiglia.
Prima di partire, Martina osservò la casa che li aveva riuniti. Ringraziò suo padre, che anche nella morte aveva salvato la sua famiglia.
Ora sapeva: potevano superare tutto. Insieme.
«Martina, andiamo!» la chiamò Luca.
Uscì, chiuse la porta a chiave. Valeria li salutò.
«Non la venderete, vero? Portatemi solo un po’ di salame e cioccolatini quando tornate.»
Matteo parlò per tutto il viaggio, dimenticando i suoi gadget. Luca le posò una mano sul ginocchio.
Portavano con séE mentre la macchina si allontanava dal villaggio, sotto un cielo terso di maggio, Martina capì che la vera casa non era fatta di mattoni, ma degli abbracci di chi ti ama nonostante tutto.