Ti chiamerò domani

Luca era sdraiato sulla schiena. Sulla sua spalla, nella fossetta sotto la clavicola, c’era la testa di Beatrice. Una gamba l’aveva gettata sopra di lui, la mano premuta sul petto proprio sopra il cuore. Lui ascoltava il respiro regolare di lei, intontito dalla felicità. «Se solo potessimo stare così per sempre…», pensò Luca chiudendo gli occhi.

Si svegliò di colpo, come se qualcuno lo avesse spinto. Accanto a sé, Beatrice si mosse.

“Devo già andare?” borbottò lei, ancora assonnata.

Dalla posizione sul divano non riusciva a vedere la finestra, ma dal buio che invadeva la stanza capì che era sera, passato il tempo di lasciare il loro nido temporaneo. E quanto gli pesava doverlo fare…

Si erano conosciuti troppo tardi, entrambi già legati da doveri e obblighi verso le loro famiglie. Vivevano da un incontro all’altro, nell’attesa struggente di quelle poche ore rubate insieme. Luca sospirò senza volerlo, e Beatrice sollevò la testa.

“È già buio!” esclamò, svegliandosi all’istante, e saltò giù dal letto.

Dove prima c’era il calore della sua mano, ora sentiva solo freddo. Lei era ancora lì, eppure il cuore di Luca già soffriva per la malinconia e la solitudine che sentiva avvicinarsi.

“Alzati, dobbiamo partire. Cosa dirò a mio marito?”

“La verità.” Luca scostò il lenzuolo e si alzò.

Si vestirono in fretta, senza guardarsi. A lui non importava cosa lo aspettasse a casa. Era pronto da tempo. Stufo di mentire, di nascondersi. Lei invece era nervosa, irritata per aver perso tempo dormendo, per aver sprecato quei pochi momenti preziosi.

“Digli che sei passata in un negozio, che hai incontrata una vecchia amica, vi siete perse a parlare,” suggerì Luca.

“Lui conosce tutte le mie amiche. Potrebbe chiamarle. ” Beatrice evitava il suo sguardo.

“Inventatene una del passato, dei tempi della scuola. Non un’amica, una conoscente.”

“E tu cosa dirai a tua moglie?” Beatrice smise di abbottonarsi la camicetta e lo fissò.

Luca si avvicinò, la abbracciò, le cercò gli occhi.

“Lei non mi chiede più niente, immagina tutto.” La baciò, e Beatrice si sciolse tra le sue braccia.

Il buio si faceva più fitto, li avvolgeva come una coperta invisibile, come se non volesse lasciarli andare.

Con un gesto leggero ma deciso, Beatrice lo respinse.

“Se continuiamo così, non andremo mai via.” Riprese ad abbottonarsi la camicetta in fretta.

Luca avrebbe voluto dirle qualcosa per tranquillizzarla. Le aveva proposto mille volte di confessare tutto ai rispettivi mariti e mogli, di uscire da quel circolo vizioso di bugie. Ma i figli… Lui adorava la sua Margherita di dieci anni, e Beatrice era preoccupata per il suo Davide di dodici.

Quando avevano iniziato a vedersi, credeva che sarebbe stata una cosa passeggera, qualche appuntamento e poi basta. Invece era diventata più seria. Lui avrebbe rinunciato a tutto per lei, ma lei era pronta? Beatrice evitava la domanda, chiedeva tempo.

“Non arrabbiarti, eravamo d’accordo…” Nella sua voce c’era una nota di colpa.

“Tu scendi in macchina, le chiavi sono nella giacca. Io sistemo il letto.” Cominciò a piegare le lenzuola.

“Non tardare,” gli gridò Beatrice dall’ingresso.

Quanto erano volate quelle poche ore. Di solito, dopo essersi amati, restavano a parlare, a fare progetti. Quel giorno invece si erano addormentati. Era rimasta una sensazione di incompiuto.

La luce fioca della lampadina nell’ingresso illuminava appena la stanza. La porta si chiuse. Beatrice se n’era andata. Luca richiuse il divano, rimise le lenzuola nel cassetto. La padrona di casa non le toccava. Si guardò intorno, controllando che nulla tradisse la loro presenza. Tutto in ordine.

Nell’ingresso stretto si vestì in fretta, prese qualche banconota già preparata (le aveva prelevate dal bancomat) e le lasciò sul comodino. Spense la luce e uscì.

Affittava quel piccolo appartamento per qualche ora da una signora anziana e sola. L’idea e il contatto glieli aveva dati un collega, che anni prima l’aveva usato anche lui.

All’ora stabilita, la padrona usciva. Non sapeva dove andasse. A lei servivano soldi, a loro un posto per incontrarsi.

Avrebbero potuto prendere una stanza in albergo, ma c’era sempre il rischio di incontrare conoscenti. E poi, non gli piaceva l’idea di sdraiarsi su un letto usato da chissà quante altre coppie.

Scendendo le scale, incrociò una donna con le borse della spesa. La salutò distrattamente, scivolando accanto a lei. Quella non rispose. Sentì il suo sguardo sospettoso sulla schiena.

Nel palazzo dove viveva con moglie e figlia, tutti si salutavano, anche se non si conoscevano. Era educazione.

Qui invece gli sconosciuti non si salutavano. Forse perché in quel piccolo condominio tutti si conoscevano, e uno straniero suscitava sospetti. Gli anziani poi, erano sempre diffidenti.

Salì in macchina e guardò Beatrice.

“Andiamo?”

Nel buio dell’abitacolo non riusciva a distinguere la sua espressione.

“Forse hai ragione. Parliamo, finiamola con queste bugie. Stiamo così bene insieme. Ma dove vivremo? Se davvero decidessimo di non separarci.”

Anche lei sentiva quel peso dell’incompiuto.

“Troveremo una soluzione. Una casa in affitto, per cominciare.”

“Come questa?” La voce di Beatrice tremò.

Lui non rispose, concentrato sulla strada. In periferia non c’era traffico, aumentava avvicinandosi al centro. Prima di arrivare a casa di Beatrice, fermò l’auto. Lei si avvicinò per un ultimo bacio, un istante di intimità prima del distacco.

“A martedì?” Si allontanò.

I suoi occhi luccicavano, forse per la luce dei lampioni, forse per le lacrime.

“Ti chiamo domani,” rispose Luca.

Beatrice aprì la portiera e scese, sparì tra i palazzi senza voltarsi.

Lui restò un attimo immobile, come se sperasse che cambiasse idea e tornasse. Poi fece inversione e ripartì verso casa.

***

Nell’appartamento era buio, solo una striscia di luce filtrava dalla stanza del figlio. Beatrice si spogliò e si affacciò alla porta.

“Ciao. Papà è passato?” chiese avvicinandosi a Davide e sbirciando oltre la sua spalla.

“Ciao, mamma. Sì, ma è uscito di nuovo.”

“Ha detto dove andava? Quando torna?”

“No.” Il figlio non alzò lo sguardo dal quaderno.

“Faccio subito da mangiare.” Beatrice uscì dalla stanza.

Si erano conosciuti per caso. Lei tornava dall’università quando una macchina si fermò accanto a lei. Lui chiese indicazioni per una casa nascosta nei cortili. Lei non sapeva spiegarglielo bene, così si offrì di accompagnarlo.

Poi, iniziò ad aspettarla all’uscita dell’università. Lei saliva in macchina sotto gli sguardi invidiosi delle amiche.

Quando lui le propose di sposarsi, sua madre la spronò ad accettare.

“Sei giovane, non ti tradirà. Non ti mancherà nulla. CheE finalmente, dopo tante tempeste, trovarono il porto sicuro l’uno nell’altra, costruendo insieme una nuova vita piena d’amore e verità.

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