Lorenzo si alzava alle tre del mattino, lavorava raccogliendo immondizia per le strade di Roma.
Grazie ai suoi voti eccellenti a scuola, aveva ottenuto una borsa di studio per l’università. Sognava di diventare ingegnere. Non per diventare ricco, ma per assicurarsi una vita migliore e aiutare la sua famiglia.
Ma non era semplice. Per conciliare studio e lavoro, doveva organizzare ogni minuto. Si svegliava alle tre, studiava un paio d’ore prima di uscire, poi lavorava dalle cinque alle nove. A volte anche di più. Tornava di corsa a casa o alle toilette pubbliche, lavandosi come poteva. D’inverno gelava, d’estate il sudore non andava via.
A volte arrivava in ritardo a lezione. Altre, nonostante si fosse lavato, l’odore del camion dell’immondizia lo seguiva ancora. Non lo faceva per scelta. Non poteva farci niente.
I compagni all’università lo guardavano male, si allontanavano. Ridevano sottovoce, ma lui sentiva. Alcuni aprivano le finestre con esagerazione, altri facevano battute. Nessuno voleva sedergli accanto.
Lui abbassava la testa, non diceva nulla. Apriva il quaderno e ascoltava. A volte le mani gli tremavano per la stanchezza, altre gli si chiudevano gli occhi. Ma resisteva. Perché voleva migliorare la sua vita.
I professori lo notavano. Rispondeva sempre bene, partecipava, capiva in fretta. Non copiava mai, non si lamentava.
Un giorno, dopo un esame difficile, il professore entrò in aula serio. Disse che tutti erano stati bocciati. Silenzio. Poi aggiunse: «Tutti tranne Lorenzo».
I sussurri iniziarono. Alcuni non ci credevano, altri si irritarono. «Chissà come fa», «Il prof lo aiuta», bisbigliavano. Il professore lo fissò e chiese a voce alta: «Come fai a studiare così bene, Lorenzo?».
Lorenzo si agitò. Non era abituato a tutti quegli sguardi. Ingoiò la saliva e rispose: «Studio ad alta voce, ripeto finché non capisco, faccio riassunti. A volte registro la lezione e ascolto mentre lavoro».
Nessuno parlò.
Quel pomeriggio, il professore uscì dall’aula e sentì alcuni studenti prendere in giro Lorenzo. Si fermò e li affrontò.
«Voi non sapete cosa sia la fatica», disse. «Lui raccoglie immondizia all’alba, mentre voi dormite. Eppure viene qui, rende più di tutti e non si lamenta. Dovreste vergognarvi. Invece di deriderlo, dovreste imparare da lui».
Gli studenti ammutolirono. Alcuni abbassarono lo sguardo. Uno si avvicinò a Lorenzo per scusarsi, poi un altro. Il professore gli si sedette accanto: «Non mollare, Lorenzo. La vita non è sempre giusta, ma quello che fai ha valore. Non sei solo».
Lorenzo sorrise a malapena. Dentro, sentì che lo sforzo valeva la pena.
Non fermarti. Il tuo valore non dipende da come ti vedono, ma da ciò che fai quando nessuno ti aiuta. Come Lorenzo. Non arrenderti. Un giorno, ogni sacrificio darà frutto. Te lo meriti.