Il treno verso un nuovo inizio

Ecco la storia adattata alla cultura italiana:

Giulia si svegliò e ascoltò. Dal silenzio in casa capì che Luca non c’era. Si alzò, si stirò e andò in cucina. Sul tavolo c’era un biglietto: «Scusa, mi sono dimenticato di avvisarti ieri. Sarò al lavoro fino a pranzo.»

Giulia sorrise amaramente, appallottolò il foglietto e lo buttò nel cestino. Da tempo sospettava che Luca avesse qualcun’altra. Era sempre fuori casa, ormai non parlavano più di nulla, e comunque si sentivano a malapena. La figlia si era sposata e si era trasferita con il marito nella caserma dove lui prestava servizio. Una famiglia solo di nome.

Nella stanza suonò il cellulare. Era Beatrice.

«Che fai?» le chiese l’unica vera amica che aveva fin dai tempi del liceo.

«Niente. Mi sono appena alzata.»

«Senti, che giornata magnifica, primavera, sole. Facciamo un giro per negozi? Ho voglia di qualcosa di bello e colorato. Spero che tu non abbia impegni.»

«Nessuno. Luca è al lavoro.»

«Di domenica? Ok, sistema un po’ il look, mettiti qualcosa di carino, passo a prenderti tra un’ora.» E Beatrice riattaccò.

Giulia mise il bollitore sul fuoco e andò in bagno. Adorava fare shopping con Beatrice. Aveva un occhio infallibile. Riusciva sempre a trovare tra mille cose proprio quella che serviva. A Giulia si annebbiava la vista, non sapeva mai cosa scegliere, mentre Beatrice, come una maga, tirava fuori il vestito perfetto, della taglia giusta e della qualità migliore.

Le aveva insegnato che per fare shopping bisogna vestirsi bene, come se si avesse i soldi, così le commesse ti prendono sul serio e propongono roba di qualità. Strano, ma funzionava. Uscivano sempre dai negozi con pacchetti in mano.

Giulia si truccò, si vestì, si guardò allo specchio e rimase soddisfatta. Lo shopping era un ottimo antidepressivo. E ne aveva bisogno proprio adesso.

Dieci minuti dopo suonò il telefono: era Beatrice, arrivata sotto casa.

«Ciao. Hai qualcosa in mente di preciso?» chiese Giulia salendo accanto all’amica nella sua Fiat.

«No. Dovrebbero aver caricato la nuova collezione, e quella vecchia la svendono. È primavera, senti l’aria?» disse Beatrice allegramente.

«Luca mi ammazza. Stavamo risparmiando per le vacanze…»

«Non ti ammazza. Stacchi le etichette, butti gli scontrini, e gli dici che hai speso la metà.»

«Sì, e invece spendo il doppio.»

«Io ho un metodo infallibile per addomesticare i mariti.»

«Quale?» chiese Giulia incuriosita.

«Lo scoprirai.»

Beatrice era una donna imponente. Non grassa, ma statuaria, con un seno prosperoso, fianchi arrotondati e vita stretta. Aveva occhi grandi e scuri, labbra carnose e capelli folti e neri fin sulle spalle. Gli uomini si voltavano a guardarla.

Giulia era l’esatto opposto. Piccola, snella, con capelli biondi mossi e occhi verdi. Di spalle, coi jeans, poteva passare per una ragazzina. Accanto a Beatrice si sentiva sempre insicura, come se mancasse qualcosa.

Quando Beatrice entrava in un negozio, le commesse le correvano dietro, le proponevano il meglio. E lei li ricambiava con un sorriso regale. Giulia non ci riusciva. Con lei erano condiscendenti, e alla fine lei rifiutava l’aiuto e scappava via.

Dopo due ore, cariche di buste firmate, le amiche uscirono da un altro negozio.

«Basta, mio marito mi ammazzerà» si lamentò Giulia.

«Andiamo» la trascinò Beatrice nel reparto lingerie.

«No, no. Luca non mi parlerà per una settimana, o peggio» gemette Giulia.

«Guarda che merletti! Prendi il set color amaranto. Stupendo coi tuoi capelli.» Beatrice teneva in mano un reggiseno da sogno. «Potresti abbinare una vestaglia… No, troppo volgare.»

«Chi vedrà tutta questa bellezza sotto i vestiti? E poi costa un occhio. No, non lo prendo, non tentarmi» disse Giulia decisa.

«Ma quante volte te lo devo dire? Questo tipo di lingerie non lo metti di giorno, lo metti la sera, per far vedere al marito cosa si sta perdendo. Con il tuo fisico, è l’unica cosa che dovresti indossare. E poi, un albero secco rifiorirebbe davanti a una roba del genere, figurati un uomo. Non avrà tempo per le beghe. Lo prendiamo» disse Beatrice, dirigendosi verso la cassa.

«Basta, ho i piedi a pezzi. Andiamo a sederci da qualche parte. Stamattina ho bevuto solo un caffè» propose Giulia. «Sai, credo che Luca mi tradisca.»

«Perché è andato al lavoro di domenica?» chiese Beatrice scettica, mentre camminavano verso un bar.

«Lo sospetto da tempo…»

«Ecco un posto, entriamo» la interruppe Beatrice.

Si sedettero vicino alla vetrina. Mentre aspettavano il cameriere, Giulia osservava gli avventori. A due tavoli di distanza c’era un uomo di spalle che somigliava a Luca. Stessa pettinatura, stesso maglione bianco. Glielo aveva regalato lei per Natale. Ma non poteva averlo indossato per lavorare. E poi, com’era finito lì? Il suo ufficio era dall’altra parte della città.

Giulia pensò di essersi sbagliata, ma non riusciva a distogliere lo sguardo. Come se l’avesse sentito, l’uomo si girò. Vide il suo profilo e non ebbe più dubbi. Era Luca.

Si sentì in colpa, come una bambina sorpresa a combinare guai. Ma Luca non poteva vederla, e si tranquillizzò.

«Hai visto un fantasma?» chiese Beatrice.

«Zitta. È Luca. Andiamocene prima che ci veda» sussurrò Giulia.

«E allora? Perché ti spaventi? Dovrebbe essere lui a preoccuparsi. Cosa ci fa qui? Non doveva essere al lavoro? E poi, si è messo elegante come per un appuntamento. Sicuramente aspetta qualcuno. Guarda che controlla l’orologio. Cosa dicevi dei tuoi sospetti?»

Giulia si alzò.

«Dove vai?» la trattenne Beatrice.

«Vado da lui. Prima o poi ci vedrà, e peggiorerà solo le cose.»

Giulia si avvicinò al tavolo e si sedette di fronte a Luca.

«Ciao.»

Luca non si aspettava di vedere la moglie lì e la fissò sbigottito.

«Che ci fai qui?» chiese Giulia. «Hai detto che eri a lavoro. O è così che lo chiami adesso?»

«E tu?»

«Io e Beatrice siamo andate a fare shopping, siamo stanche e siamo venute a prendere qualcosa. È seduta dietro di te. Beatrice!» Giulia sorrise e fece un cenno all’amica.

Luca non si voltò.

«Aspetti qualcuno? Continui a guardare l’orologio. Ti sto disturbando?»

Luca superò lo stupore e passò al contrattacco.

«Quanto hai speso? Avevamo detto di non comprare niente prima delle vacanze.»

«Tranquillo. Ho speso poco. Anche per le vacanze ci vuole qualcosa da mettere.» Giulia si sentiva stranamente calma. Avevano ragione: meglio la verità, anche amaraDurante il viaggio verso la nuova casa di sua figlia, Giulia sentì per la prima volta dopo tanto tempo un lieve sorriso sulle labbra, mentre il paesaggio scorreva veloce fuori dal finestrino, e capì che forse, finalmente, stava arrivando il suo momento per rinascere.

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