Sorelle

**Le Sorelle**

Giuseppina si svegliò all’alba, preparò la colazione, fece il pranzo al sacco per il marito e solo dopo andò a svegliarlo.

“Peppina, perché così tanto? Tornerò domani,” disse lui, vedendo la borsa piena.

“Due giorni sono lunghi, devi mangiare. Non avrai tempo di cucinare, riscalda e mangia. Non fare il difficile. C’è anche roba calda dentro, le notti sono fredde ora. Bevi il tè prima che si freddi,” rispose lei, accennando un gesto di fastidio.

Il marito fece una colazione abbondante, si vestì e prese la borsa.

“Me ne vado, tu torna a dormire,” disse uscendo di casa.

Giuseppina chiuse la porta, tornò in cucina e guardò fuori dalla finestra. Sapeva che a metà cortile Sandro si sarebbe girato a salutarla. E infatti, lui si fermò, si voltò verso casa e alzò la mano. Lei ricambiò il gesto. Giuseppina sorrise tra sé: *”Come due sposini.”* Sentì un calore nel cuore.

Da quando era andata in pensione, accompagnava sempre così il marito, che fosse per lavoro o per la casa al mare. Venti sei anni insieme. Non tantissimi per la loro età. Entrambi avevano avuto storie prima.

Giuseppina odiava stare da sola. Sarebbe andata volentieri con Sandro, ma aveva promesso alla figlia di badare al nipotino quel giorno. Sospirò. Non aveva sonno. Ma che fare? Era troppo presto per pulire. Non poteva accendere l’aspirapolvere alle sei del mattino, in un condominio dove i muri sembravano di carta.

Senza nulla da fare, si sdraiò sul letto ancora con la vestaglia addosso. Si perse nei pensieri e senza accorgersene si addormentò.

Le venne anche un sogno. C’era una grossa cagna pelosa, Alma, che aveva da bambina nella casa in campagna dei nonni. Nel sogno, Alma le corse incontro, scodinzolando felice. “Alma, ciao! Da dove spunti?” chiese Giuseppina, allungando la mano per accarezzarla. Ma all’improvviso la cane le mostrò i denti. Lei ritrasse la mano, senza capire quel rifiuto…

Si svegliò di soprassalto. Niente Alma, ovviamente. Quella cane era morta di vecchiaia quando lei aveva quattordici anni. Guardò l’orologio: aveva dormito solo dieci minuti. Chiuse di nuovo gli occhi. *”I morti sognati portano tempesta, i cani portano parenti,”* pensò, quando suonò il campanello. Chi poteva essere a quell’ora?

Si alzò, infilò le pantofole e raggiunse l’ingresso. Il campanello suonò di nuovo, insistente.

“Dài, sto arrivando!” borbottò Giuseppina, aprendo la porta.

Vedendo chi c’era, per poco non la richiuse in faccia all’ultima persona che voleva vedere. Si dice che il primo pensiero sia sempre il più giusto. E più tardi, si sarebbe rammaricata di non averlo ascoltato. Sulla soglia c’era sua sorella minore. Il cuore le batteva come un uccello impigliato in una trappola.

“Ciao, sorellina!” disse Daniela, sottolineando l’ultima parola con un sorriso.

I denti grandi le sporgevano in avanti, mostrando un bordo di gengive rosa chiaro. *”E dicono che i sogni non siano premonitori,”* pensò Giuseppina, ricordando il ringhio di Alma. L’idea la turbò. La visita di Daniela dopo anni di silenzio non prometteva nulla di buono.

Avevano padri diversi e dieci anni di differenza. Il padre di Giuseppina era morto in un incidente, e tre anni dopo la madre si era risposata, dando alla luce Daniela. Non si somigliavano né nel carattere né nell’aspetto. Giuseppina era bassa e rotondetta, con tratti delicati e un’indole tranquilla. Daniela, alta e magra, aveva un viso allungato e quei denti prominenti.

“E allora? Mi fai stare qui sulla porta? Non mi fai entrare?” chiese Daniela.

Giuseppina aveva ancora la possibilità di sbatterle la porta in faccia. Ma era pur sempre sua sorella, per quanto indesiderata.

“Entra,” disse, allargando la porta.

Daniela varcò la soglia, si tolse le scarpe col tacco, aggiustò i capelli davanti allo specchio e si girò verso di lei.

“Non mi aspettavi, eh? E invece eccomi qui.” Cercò di infilare le ciabatte di Sandro, ma Giuseppina le porse quelle degli ospiti, troppo piccole per Daniela.

“Allora, fammi vedere come vivi,” disse Daniela, entrando in salotto e scrutando ogni dettaglio con occhio critico.

“Ma che palazzo! Mobili importati, ristrutturato tutto… Bella roba.” Si voltò verso Giuseppina, e per un attimo nei suoi occhi balenò invidia e rancore. Ma subito dopo Daniela sorrise di nuovo, mostrando i denti. E Giuseppina rivide il sogno.

“Beata te, un matrimonio di successo. Dov’è tuo marito?”

“Al mare,” rispose Giuseppina a denti stretti.

“Ah, avete anche la casa al mare? Ma che borghesi,” disse Daniela con un tono che sembrava dire: *”Vedremo per quanto.”*

“Perché sei venuta?” chiese Giuseppina, perdendo la pazienza.

“Mi mancavi. Non abbiamo nessuno, solo noi due,” rispose Daniela, esaminando la foto della figlia col nipotino. “E questa chi è? Tua figlia?”

Giuseppina non rispose.

“Io invece sono sola. Con Mimmo è finita in fretta. Poi mi sono risposata altre due volte. E sai cosa? Gli altri due mariti non erano migliori del primo. Non valeva la pena cambiarli,” confessò Daniela con aria confidenziale.

“E quelli pure li hai portati via a qualcuna?” ribatté Giuseppina, incapace di trattenersi.

“Ma quanto sei diventata cattiva. Chi la fa l’aspetti. Non sono venuta per litigare.” Daniela sorrise di nuovo, mostrando la fila irregolare dei denti.

“Allora perché? Per rivedermi per affetto e magari provare a rubarmi qualcos’altro?”

“Che permalosa. Quanti anni ha tua figlia?” ignorò Daniela il sarcasmo.

“Ventotto.”

“Quindi ti sei sposata due anni dopo. Ti sei sbrigata a fare un figlio per paura che ti portassero via il fidanzato?” Daniela rise, compiaciuta della sua battuta.

“È la figlia di mio marito,” corresse Giuseppina, rendendosi troppo tardi conto di star giustificandosi con lei.

Si sentì in trappola.

“Pace, allora. Mi offri un caffè?” propose Daniela in tono conciliante.

Mentre Daniela si scioglieva in complimenti per la cucina e i gusti di Giuseppina, lei riaccese il fuoco sotto la moka ancora calda.

“Per quanto resti?” chiese Giuseppina.

“Già mi cacci?” replicò Daniela.

Mantenne il silenzio, sperando che dopo il caffè sua sorella se ne andasse.

“Mi ospiti fino a domani? Odio gli alberghi. Tanto tuo marito non c’è. Parto domani,” disse Daniela, deludendo le sue aspettative.

“Dove vai?” cambiò argomento Giuseppina.

“Al mare. Voglio prendere il sole un’ultima volta. Ho pensato di passare a trovare la mia cara sorellina. Che però non è felice di vedermi.” Daniela sospirò teatralGiuseppina la fissò in silenzio, sentendo che il peso del passato sarebbe rimasto per sempre tra loro, ma ora, con Daniela morente, non c’era più tempo per i rimpianti.

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