**Tutta colpa del cappotto**
Giorgia era seduta al computer, ma invece di guardare lo schermo, fissava distratta la finestra. Gli ultimi giorni tiepidi di settembre, eppure non era quello a cui pensava. La sua mente era occupata dalla premiazione inaspettata che aveva ricevuto al lavoro.
«Ad Antonio servono nuove scarpe da ginnastica. Cresce come un fungo, e quelle che ha si consumano in un battibaleno. E anche una giacca, ma entro la primavera gli starà stretta. Meglio mettere da parte i soldi per le vacanze, finalmente l’estate prossima potremmo andare al mare…» Ma i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Luisa, che entrò nell’ufficio con un sorriso trionfante.
“Che ne dici? Guarda un po’! Ho comprato un cappotto nuovo! Ti piace? Costava un occhio della testa, ma ne valeva la pena.” Allargò le braccia, mostrando l’acquisto con orgoglio. “E allora?”
“E gli stivali nuovi? Di camoscio?” chiese Elena, la collega di Giorgia. “Se li metti una volta sotto la pioggia con le strade che abbiamo qui, si distruggeranno in un attimo.”
«E se comprassi anch’io un cappotto nuovo? Ne ho bisogno, davvero. Porto quello vecchio da quattro anni. Ma mamma… Mamma non capirebbe, mi farebbe una ramanzina infinita. Ho quasi quarant’anni e ho ancora paura di quello che dirà mia madre. Potrei permettermi di farmi un regalo, almeno una volta nella vita. Specie se non pesa sul bilancio familiare. Quei soldi li ho guadagnati io. Posso spenderli come voglio. Luisa è più giovane di me solo di qualche anno, eppure sembra dieci. Ma lei non ha un figlio di dieci anni né una madre severa che la tratta ancora come una ragazzina ingenua», pensò Giorgia, osservando Luisa nel suo cappotto alla moda.
Intanto, le altre discutevano animatamente.
“Oh, suvvia! Sei solo invidiosa. Se piove, metterò i vecchi stivali. Che noia che siete! Vado a mostrarlo alle ragazze della contabilità,” disse Luisa con tono offeso, dirigendosi verso la porta.
“Luisa, aspetta,” la chiamò Giorgia. “Dove l’hai comprato?”
“Ti è piaciuto?” Luisa tornò alla scrivania di Giorgia. “Tieni.” Tirò fuori dalla tasca una carta sconto del negozio. “Ecco l’indirizzo, e lo sconto è buono.”
“Oh, l’ho chiesto così, per curiosità,” balbettò Giorgia, fissando la tessera.
“Dai, viviamo una volta sola. Vado a sfoggiarlo altrove.” E con un’allegra risata, Luisa uscì dall’ufficio, lasciando la carta sconto sulla scrivania.
“Giorgia, a cosa pensi?” chiese Elena, sbirciando da dietro il monitor.
“Mi serve un cappotto nuovo. Ho ricevuto la premiazione, forse potrei comprarlo?”
Elena scrollò le spalle.
“È costoso e poco pratico. Luisa ha il ragazzo che la porta al lavoro in macchina. Tu dovresti prenderci l’autobus nell’ora di punta. E tua madre… Accidenti, Giorgia, vedrai che ti seppellirà insieme a quel cappotto.”
Le due amiche scoppiarono a ridere, senza accordarsi.
“Per te è facile parlare, hai un marito. Compri vestiti nuovi quasi ogni stagione. Io ho sempre fatto acquisti con quel che avanzava. Prima i soldi per l’affitto, poi la spesa, per Antonio non bastano mai, cresce a vista d’occhio. E se mi rimane qualcosa, cerco di ritagliarmi qualcosina per me. E mi sento fortunata se riesco a prendere qualcosa in saldo,” sospirò Giorgia.
“Ehi, stai di nuovo rimuginando? Allora smetti di pensarci e vai in quel negozio dopo il lavoro,” disse Elena, pratica come sempre. “Però ti vesti come una zitella. Scusa. Luisa è una civetta, e gli uomini ci cascano come mosche. Tu invece sei bella. E hai un carattere d’oro. Se ti vestissi meglio, non avresti scampo. È vero, l’abito fa il monaco. E poi, non ascoltare tua madre. Fatti un regalo.” Elena sorrise e si nascose di nuovo dietro lo schermo.
***
Giorgia si era sposata tardi. Con una madre severa come la sua, ex insegnante di matematica, era un miracolo che ci fosse riuscita. Aveva passato la vita a cercare di non deluderla, sempre la migliore della classe.
Ma anche la mamma aveva le sue ragioni. Aveva cresciuto Giorgia da sola. Quando aveva meno di cinque anni, i genitori si erano separati. Suo padre aveva cominciato a bere, i soldi scarseggiavano e vivevano in ristrettezze. Non ricevevano mantenimento, solo lacrime. Dopo cinque anni, lui era sparito nel nulla. La madre aveva cercato di rintracciarlo, dopotutto era pur sempre una persona. Ma si era dissolto come nebbia al sole. Forse non era nemmeno più vivo. Sparito insieme al mantenimento.
Giorgia si era laureata con lode, aveva trovato lavoro, ma la vita sentimentale non decollava. Agli uomini piaceva, ma a sua madre no. Questo era troppo bello, viziatE alla fine Giorgia capì che la felicità a volte arriva quando meno te l’aspetti, proprio come un cappotto elegante in un giorno di pioggia.