Tutto per colpa del cappotto
Giovanna sedeva al computer, ma guardava fuori dalla finestra invece dello schermo. Gli ultimi giorni tiepidi di settembre. E invece del tempo, pensava a come spendere il bonus inaspettato che aveva ricevuto.
“Antonino ha bisogno di scarpe nuove. Il ragazzino cresce come un fungo, e le consuma tutte in un lampo. E poi servirebbe una giacca, ma entro la primavera sarà già troppo piccola. Meglio mettere da parte i soldi per le vacanze e finalmente l’estate prossima andare al mare…” Ma in quel momento entrò in ufficio Luisa, interrompendo i pensieri di Giovanna.
“Che ne pensi? Guarda un po’. Ho comprato un cappotto nuovo! Mi sta bene, vero? Costava un occhio della testa, ma ne valeva la pena.” Allargò le braccia per mostrarlo meglio. “Allora?”
“E gli stivali nuovi? Di camoscio?” chiese Alessandra, la collega di Giovanna. “Con una passeggiata sotto la pioggia per le nostre strade, si sciuperanno in un attimo.”
“E se comprassi anch’io un cappotto nuovo? Seriamente. Porto quello vecchio da quattro anni. Ma mamma… Mamma non capirebbe, mi farebbe una ramanzina di quelle. Ho quasi quarant’anni e ancora ho paura di quello che dirà. Potrei permettermi di farmi un regalo, per una volta. Tanto più che non peserà sul bilancio familiare. Questi soldi li ho guadagnati io. Posso decidere io come spenderli. Luisa è più giovane di me solo di quattro anni, ma sembra dieci in meno. Però lei non ha un figlio di dieci anni né una madre severa che ancora la tratta come una ragazzina ingenua,” rifletteva Giovanna, osservando Luisa nel suo cappotto alla moda.
Intanto, le ragazze discutevano animatamente.
“Ma dai, sei solo invidiosa. Quando piove metto gli stivali vecchi. Siete noiose. Vado a mostrarlo alle ragazze dell’amministrazione,” disse Luisa, offesa, avviandosi verso la porta.
“Luisa, aspetta,” la chiamò Giovanna. “Dove l’hai comprato?”
“Ti è piaciuto?” Luisa tornò indietro. “Tieni.” Tirò fuori dal taschino la carta fedeltà del negozio. “C’è l’indirizzo, e lo sconto è buono.”
“No, era solo per sapere,” si rannicchiò Giovanna, senza staccare gli occhi dalla carta.
“Dai, viviamo una volta sola. Va bene, vado a farmi ammirare altrove,” disse Luisa svogliata, scivolando fuori dall’ufficio e lasciando la carta sul tavolo.
“Giovanna, a cosa stai pensando?” chiese Alessandra, sbirciando da dietro il monitor.
“Un cappotto nuovo mi servirebbe. Ho preso il bonus, forse potrei comprarlo?”
Alessandra scrollò le spalle.
“Costoso e poco pratico. Luisa ha il ragazzo che la porta in macchina al lavoro. Tu invece lo metteresti sull’autobus strapieno. E poi tua madre… Oddio, Giovanna, sai che ti seppellirà insieme al cappotto.”
Le due scoppiarono a ridere senza accordarsi.
“Per te è facile parlare, hai il marito. Comprati vestiti nuovi quasi ogni stagione. Io invece ho sempre comprato con quello che avanzava. Prima i soldi per l’affitto, poi la spesa, e per Antonino non bastano mai, cresce come un fungo. E da quel che resta, cerco di ritagliarmi qualcosa. Sono felice se riesco a prendere una cosa in saldo,” sospirò Giovanna.
“Ehi, stai di nuovo fantasticando? Allora non pensarci, vai al negozio dopo il lavoro,” disse la pragmatica Alessandra. “Veramente, ti vesti come una zia. Scusa. Luisa è una civetta, e gli uomini ci cascano come mosche. Tu invece sei bella. E hai un carattere d’oro. Vestiti un po’ meglio e non avrai pace dagli uomini. Giusto, l’abito fa il monaco. Agli uomini piacciono gli occhi. E non ascoltare tua madre. Regalati qualcosa.” Alessandra sorrise e si nascose di nuovo dietro lo schermo.
***
Giovanna si era sposata tardi. Con una madre così severa, ex insegnante di matematica, era un miracolo che ci fosse riuscita. Aveva passato la vita a cercare di non deluderla, era una ragazza modello.
Però si poteva capire anche la madre. Aveva cresciuto Giovanna da sola. Quando non aveva ancora cinque anni, i suoi genitori si erano separati. Suo padre aveva cominciato a bere. Non c’erano mai soldi, vivevano con il fiato corto. Invece degli alimenti, dal padre arrivavano solo lacrime. Dopo cinque anni, era scomparso del tutto. La madre aveva cercato di trovarlo, era pur sempre una persona. Ma si era volatilizzato, come se non fosse mai esistito. Forse non era nemmeno più vivo. Sparito, insieme agli alimenti.
Giovanna si era laureata con il massimo dei voti, lavorava, ma la vita sentimentale non decollava. Agli uomini piaceva. Ma non piacevano a sua madre. Quello era troppo bello, viziato dall’attenzione femminile. Con uno così bisognava stare sempre in guardia, temere che te lo rubassero. Quello era divorziato, senza casa. Se lo avessero registrato nel loro appartamento, e poi si fossero lasciati? Avrebbero dovuto dividerlo?
Le amiche si erano già risposate, i loro figli erano a scuola, e Giovanna non aveva ancora avuto una relazione seria. Alla fine, aveva incontrato un uomo che piaceva alla madre. O almeno, la madre aveva deciso di non intromettersi. Il tempo passava, sarebbe rimasta zitella. E poi cosa c’era di bello? Voleva anche lei dei nipoti, ormai si avvicinava alla pensionLa madre, vedendo finalmente la felicità di Giovanna con Dario e il sorriso di Antonino, sospirò e sussurrò: “Forse quel maledetto cappotto non era poi una cattiva idea.”