**Diario Personale**
Che dolore… Stavamo parlando al telefono, quando nella stanza sbirciò Federico. Martina, con uno sguardo di traverso verso di me, gli fece capire che la telefonata era importante e che non c’era tempo per lui. La testa di Federico scomparve dietro la porta chiusa.
Passarono dieci minuti prima che terminassi la chiamata e riposassi il cellulare.
«Federico è passato a cercarti», disse Martina.
«Perché a me? Magari cercava te!» ribattei, arrossendo.
«Io sono sposata. Non hai notato come ti guarda?»
«Come?» Alzai la testa dallo schermo del computer.
«Con interesse», rispose Martina con un sorriso malizioso.
Certo che l’avevo notato. Non sono cieca. Sì, carino, proprio il tipo di uomo che mi piace. Se non fosse per la differenza d’età…
Il lavoro era tanto, così rifiutai di andare a pranzo con Martina. Federico entrò nella stanza e posò una tazza di caffè sulla mia scrivania.
«Prenditi una pausa. Tanto lavoro?»
«Sì, come sempre», risposi con un sorriso riconoscente, bevendo un sorso del caffè fumante.
«Che ne dici di andare al cinema stasera?»
«Scusa, ho la mia bambina», dissi, bevendo ancora senza guardarlo.
«Lo so. Potresti lasciarla a tua madre per una serata?»
Finalmente aveva fatto il primo passo, dopo tutto quel tempo a guardarsi attorno. Carino, sorridente. Se solo fosse stato qualche anno più grande, avrei risposto subito alle sue attenzioni.
Con la faccia fresca, sembro molto più giovane della mia età, ma non abbastanza da nascondere la differenza con lui. Dopo il divorzio doloroso, per anni non avevo guardato nessun altro uomo. Ero cauta, spaventata dall’idea di nuovi errori e delusioni. Il tempo, si sa, guarisce, attenua il dolore e anche la prudenza. Mi sentivo pronta per una nuova relazione. Ma con Federico?
«Allora, è passato?» chiese Martina al suo ritorno.
«Chi?» Feci finta di non capire.
«Perché lo eviti? È un bravo ragazzo. Se non fossi sposata…»
«Non dire sciocchezze», la interruppi. «La differenza d’età è enorme.»
«E allora? Non dimostri la tua età. E poi, la compagnia di un uomo fa bene a qualsiasi donna, figurati a una single come te. Si vede che anche a te piace. Quando arriva, i tuoi occhi brillano, ti si colorano le guance e sorridi di più. O mi sbaglio?»
Non risposi.
«Sei già stata sola per anni. Tu stessa dici che è ora di riprovare, che sei pronta. Ascolta il mio consiglio: mentre aspetti l’uomo perfetto, Federico verrà preso da qualche bella ragazza. Ricambialo. Almeno per la salute, per l’umore.»
Tacqui. Martina aveva ragione. Forse potevo davvero andare al cinema con lui?
Chiamai mia madre e organizzammo che avrebbe tenuto Sofia. La sera andò benissimo. Ero anni che non andavo al cinema, figuriamoci a concerti o altri divertimenti. Finì a letto. In fondo, ero pronta. Perché aspettare? Io ero libera, anche lui. Per la salute, appunto.
«Allora? Com’è andata?» Martina mi chiese il giorno dopo. «Non fingere di non capire. Sei tutta raggiante.»
Non risposi, facendole capire che non avrei discusso la mia vita privata. Ma il segreto durò poco. Federico entrava in ufficio, mi lanciava sguardi pieni di promesse che mi facevano battere il cuore e mi svuotavano la mente. Martina, ovviamente, notava tutto e sorrideva complice.
La relazione prendeva slancio. Ci vedevamo ogni giorno. A casa mia. Lui viveva ancora con sua madre. All’inizio veniva quando Sofia dormiva e se ne andava prima che si svegliasse. A volte restava più a lungo. A Sofia piaceva che fosse lì. Con lui, non la sgridavo mentre si vestiva lentamente.
Quando mi sposai, mio marito parlava spesso di vendere i nostri appartamenti per comprarne uno più grande, ma io mi opponevo. Il mio me l’aveva regalato mio padre poco prima di morire. Piccolo, sì, ma chi sa come gira la vita? E infatti mi era servito.
Con Federico, cominciai a pensare anch’io a un posto più grande. Mia figlia cresceva e capiva tante cose. Ma dopo il divorzio avevo comprato un’auto usata e ancora non avevo finito di pagare il mutuo.
«Hai mai pensato a un mutuo?» mi chiese una volta Federico.
«Sì, ma ho ancora da pagare l’auto.»
Non mi piacque quella conversazione. Quanto sarebbe durata la nostra storia? Gli anni passano, la giovinezza femminile svanisce. È bello invecchiare insieme. Ma Federico era nel fiore degli anni, mentre io? Presto la differenza si sarebbe vista di più. C’erano creme, trattamenti, la chirurgia, ma costavano tanto.
E comunque, la giovinezza non si compra. Avevo visto tanti film in cui le donne si rovinavano pur di sembrare giovani, ma il risultato era sempre lo stesso: l’amante se ne andava lo stesso. Se mi fossi indebitata e poi fossi rimasta sola, come avrei fatto?
Ma ogni giorno mi piaceva sempre di più. Se una ragazza gli sorrideva, la gelosia mi trafiggeva il cuore, annebbiandomi la mente. Come non innamorarsi? Come non essere gelosa? Il mio cuore era libero e voleva amare. Ero ancora giovane, dopotutto.
Ero indecisa. Aspettavo, temporeggiavo.
Un giorno Federico partì per due giorni per lavoro. Non c’era nulla di urgente in ufficio per distrarmi dalla sua mancanza. A pranzo decisi di fare una passeggiata. Il tempo era sereno, anche se davano neve nei prossimi giorni. Percorsi una fermata, sentii freddo e tornai indietro. Entrai in un bar per un caffè. Toltomi il cappotto, lo vidi.
Lui, seduto di fronte a una biondina ventenne. Si guardavano con occhi innamorati, senza accorgersi di nulla intorno, piegati sul tavolo quasi a sfiorarsi la fronte. Federico le teneva le mani tra le sue.
Nessun dubbio: tra loro c’era qualcosa. Conoscenti non si guardano così. E lui aveva detto che era fuori città. Un dolore sordo mi trafisse il petto, come una lama che girasse nel cuore. Mi sentii soffocare, il sangue mi salì alla testa. Uscì in fretta, prima che mi vedesse.
Sapevo che sarebbe successo, prima o poi. Ma non così presto. Pensavo che ci saremmo frequentati un po’ e lasciati con leggerezza. Chi avrebbe mai detto che mi sarei innamorata? Cosa fare? Fare una scenata? Cacciarlo? Vendicarmi e godermela? Ma che male… che male faceva…
Quella sera sgridai Sofia, che si mise a piangere. La strinsi a me e scoppiai in lacrime anch’io, lasciando uscire la rabbia, il dolore e un’altra delusione. Non avrei mai una famiglia normale, un amore duraturo con cui invecchiare e crescere i nipoti?
Misi a letto Sofia, ma io non riuscivo a dormire. Se Federico fosse venuto, mentendo dicendo che era tornato prima per vedermi, avrei perdonato. Forse mi sbagliavo? Loro erano seduti di lato. Magari avrei dovuto avvicinarmi, assicurarmi. No, era lui. Quella mattina stessa gli avevo stirato la camicia. Non mi sarei trattenuta, gli avLa mattina dopo, mentre prendevo un caffè al bar sotto casa, sentii una voce familiare dietro di me, e quando mi voltai, vidi Federico sorridermi come se nulla fosse accaduto, e in quel momento capii che l’unica cosa da fare era voltare pagina e ricominciare da capo, con o senza di lui.