Incontro Improvviso

Giorgia uscì dall’edificio dell’ufficio e respirò a pieni polmoni l’aria fresca, carica dell’odore delle foglie cadute e dell’autunno. Era una di quelle giornate tiepide e dorate della coda dell’estate, quando le notti sono già fredde ma di giorno si può ancora indossare abiti leggeri.

Camminava immersa nei suoi pensieri, chiedendosi cosa fare per prima cosa: andare a prendere Luca all’asilo e poi fare la spesa insieme, o viceversa? Al supermarket vendevano sempre quei giocattolini economici, e Luca avrebbe sicuramente iniziato a piagnucolare per averne uno. E con i soldi tirati prima dello stipendio, non poteva certo sprecarli in cose che lo avrebbero interessato per cinque minuti.

Giorgia controllò l’orologio. Se si sbrigava, aveva abbastanza tempo per fare la spesa, riportare le borse a casa e poi correre all’asilo. Affrettò il passo, concentrata sulla lista mentale delle cose da comprare. *Il sale, non dimenticare il questa volta!* Due giorni prima era andata a fare la spesa proprio per quello, e poi se n’era dimenticata. Continuava a ripeterselo come un mantra. “Carote, latte, olio…” Camminava così assorta da non accorgersi di nulla intorno.

“Giorgia, Rossi!” Una voce la chiamò.
Fece ancora qualche passo per inerzia prima di fermarsi e voltarsi. Una donna la fissava con un sorriso.

“Non mi riconosci? E chi giurò che saremmo state amiche per sempre?”

Giorgia sentì le parole *giurò* e capì, ma solo dopo un attimo riconobbe la sua vecchia amica del liceo, Carlotta Benetti. Non era più la ragazzina magrolina con i capelli neri, ma una donna elegante e curata.

Carlotta era arrivata nella loro classe in seconda, si era seduta accanto a lei, e da lì erano diventate inseparabili. In terzo anno si erano promesse amicizia eterna. Poi la vita le aveva separate. Niente dura per sempre, neanche l’amicizia, figurarsi l’amore.

“Sei così preoccupata, sembra che a casa ti aspettino sette figli.” Carlotta la osservava, notando il suo sguardo spento, i vestiti semplici da ufficio. Giorgia sentiva il giudizio negli occhi dell’amica.

“Tu invece sembri stare benissimo,” cambiò argomento Giorgia, per evitare domande.

“Non mi lamento. Sono sposata, per la seconda volta. Figli ancora no. E tu?”

Giorgia colse una vena di tristezza nella voce di Carlotta e decise di non insistere.

“Non sono sposata, ma non sono sola. Ho un figlio,” disse con un pizzico di orgoglio.

“Avrà finito il liceo, no? O è già all’università?”

“No, va ancora all’asilo,” sorrise Giorgia.

“Ma dai! Eri così carina, pensavo saresti stata la prima a sposarti. Tutti hanno figli grandi, e tu hai ancora un bambino all’asilo. Però, sei sempre stata così seria, concentrata sullo studio, i ragazzi non li guardavi nemmeno.”

Giorgia si offese, e Carlotta se ne accorse.

“Dai, non fare così. Sai come sono, parlo senza pensare.”

“Scusa, devo andare a prendere mio figlio,” fece per allontanarsi.

“Aspetta.” Carlotta tirò fuori il telefono. “Dammi il tuo numero, ci sentiamo, usciamo a bere qualcosa.”

Giorgia dettò il numero in fretta, salutò e si allontanò verso l’asilo.

Ma Carlotta non perse tempo. Il giorno dopo la chiamò e propose di incontrarsi sabato in un bar.

“Devo solo vedere se mia madre può tenere Luca. Ti richiamo,” rispose Giorgia, già pentita. *Che sfortuna. Addio weekend. Va bene, la vedrò, tanto non mollerà. Ormai siamo mondi diversi. Che amicizia può esserci ancora tra noi?* pensò, componendo il numero della madre.

Sabato si incontrarono in un bar elegante. Giorgia non c’era mai stata, anzi, dopo Luca non era più uscita da nessuna parte. Si sentiva fuori posto. Carlotta se ne accorse e ordinò del vino per farla rilassare. Era buono. Bevvero e risero dei vecchi tempi. Carlotta sapeva tutto di tutti: chi si era sposato, chi lavorava dove, chi aveva figli…

Giorgia ascoltava e beveva. Quando i ricordi si esaurirono, Carlotta cambiò argomento.

“Senti, una mia collega ha un figlio, più o meno della nostra età. Lavora in informatica, guadagna bene, nessun vizio. Vorrebbe conoscere qualcuno, ma non esce mai. La madre sogna nipoti. Capisci dove voglio arrivare?”

“Non farmi conoscere nessuno, per favore.” Giorgia sbatté il bicchiere sul tavolo. “Sembro così disperata da accettare il primo che passa?”

“Non rifiutare così. Non lo hai nemmeno visto.”

“Se è così perfetto, perché vive ancora con la madre? C’è qualcosa che non va?”

“Ha avuto una storia finita male. Ha paura di sbagliare di nuovo. Proprio come te,” osservò Carlotta.

“Non è un mio problema. Le cose devono succedere naturalmente, non organizzate come un appuntamento dal dentista.”

“Pensaci. Luca ha bisogno di una figura pPassarono tre mesi, e mentre Giorgia e Paolo camminavano lungo il lungomare di Napoli al tramonto, tenendosi per mano e ridendo di un ricordo di Luca, capì che a volte l’amore arriva proprio quando meno te l’aspetti, anche se per sbaglio.

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