7 ottobre 2023
Davanti al piccolo palco danzavano gli invitati, guidati dal festeggiato in persona – il sessantacinquenne capo di Piero. “Mamma mia, che uomo…” cantavano in coro le donne, seguendo la solista del complessore.
Luisa e il marito, stanchi dei festeggiamenti, del vino e del cibo abbondante, rimasero seduti al tavolo devastato. All’altro capo due colleghi discutevano animatamente, mentre un terzo sonnecchiava con la testa appoggiata sulle braccia incrociate.
Luisa si avvicinò a Piero e gli sussurrò all’orecchio:
“Andiamo a casa? Sono tutti ubriachi, nessuno noterà la nostra uscita. Questo rumore mi ha fatto venire il mal di testa.” Per enfatizzare, si premé le dita sulle tempie.
Piero scrutò la sala con sguardo torvo.
“Hai ragione, qui non c’è più niente da fare, andiamo” rispose.
Uscirono dal ristorante senza essere notati.
“Uffa, che sollievo!” Luisa inspirò a pieni polmoni l’aria fresca della notte.
“Taxi?” chiese Piero.
“No, facciamo due passi, prendiamo aria.” Luisa gli agganciò il braccio e si incamminarono lentamente per le strade buie.
“Non ti stancherai con quei tacchi?” domandò Piero.
“Allora mi porterai in braccio. Ricordi vent’anni fa? Avevo delle scarpe nuove che mi avevano scorticato i piedi. Tornavamo a piedi dal cinema perché non avevamo ancora la macchina e i mezzi non passavano più. Mi portasti a casa tra le braccia.” Luisa sospirò.
Piero strinse il suo braccio contro di sé con il gomito, confermando di ricordare.
“Ah, quanto eravamo giovani e innamorati. Venti anni sono volati via in un giorno. Sembra ieri che ci sposammo, aspettavo Giulia, eravamo così felici…”
“Mi aspetta una promozione a breve, nuovi progetti e uno stipendio più alto. Presto Giulia ci darà un nipotino. E in autunno festeggerò il mio anniversario. Siamo in salute. Non è forse motivo per essere felici?”
Luisa non fece in tempo a rispondere che erano già arrivati a casa.
Luisa fu la prima a fare la doccia, struccandosi. Uscì dal bagno con i capelli ancora umidi, avvolta in un accappatoio di spugna. Piero la paragonò mentalmente a Valentina, ricordando la pelle liscia dell’amante, il suo corpo giovane e tonico, gli occhi ammalianti, la chioma folta… “Cosa fanno gli anni alle donne. Valentina tra vent’anni sarà come Luisa? No, con lei non accadrà, resterà sempre giovane per me, perché sarò sempre vent’anni più vecchio. Se solo fosse qui ora…”
I ricordi dell’amante giovane e passionale accesero talmente i suoi desideri che corse in bagno a farsi una doccia gelata per calmarsi.
La mattina dopo estrasse dall’armadio una camicia stirata, profumata di ammorbidente, e prese la cravatta dall’appendiabiti. Luisa abbinava sempre le cravatte alle camicie. Dalla cucina giungeva l’aroma invitante del caffè appena fatto.
“Oggi vorrei andare al casale. Credo che le mele siano mature, le raccoglierò, farò la marmellata e una torta” disse Luisa, posando la tazza di caffè davanti al marito.
“Perché non aspettiamo sabato? Potremmo andare insieme con la macchina” osservò Piero mentre mordicchiava un panino.
“Sabato è tra tre giorni. Le mele marciranno. E poi voglio controllare che tutto sia a posto.”
“Come vuoi” concluse Piero, vuotando la tazza.
“Resterò a dormire là. Non torno di notte, tanto non prendo l’ultimo autobus. Ho lasciato la cena in frigo” aggiunse Luisa mentre Piero usciva dalla cucina.
Si fermò di colpo e si voltò.
“Davvero hai deciso di passare la notte là?”
“Sì, perché ti sorprende? Hai altri programmi per me?” Luisa sorrise con malinconia.
“No. Solo… fa’ attenzione.” Piero si avviò verso l’ingresso.
Poco dopo la porta si chiuse con un colpo secco.
Piero salì in macchina e accese il motore. Prima di partire compose il numero di Valentina.
“Pronto. Ti ho svegliata? Sole mio, ho una bella notizia. Luisa oggi va al casale e ci resta la notte. Quindi abbiamo tutta la serata per noi” cantilenò nel telefono.
“Ho capito, amore” rispose la voce squillante di Valentina, seguita dal suono di un bacio rumoroso.
“Sei intelligente. Ti aspetto stasera. Già mi manchi.” Si infilò il telefono in tasca e partì, alzando il volume della radio.
Tutto andava a meraviglia. L’umore di Piero migliorò. “È ora di parlare con Luisa, dirle tutto e mettere i puntini sulle i. Valentina mi tartassa di domande su quando ci lasceremo.”
Dopo il lavoro Piero fece una sosta al supermercato e comprò una bottiglia di vino pregiato e della frutta. Arrivato a casa, alzò lo sguardo verso le finestre del loro appartamento per assicurarsi che le luci fossero spente, segno che Luisa era partita. Salì di corsa al terzo piano, saltando due gradini alla volta. Il cuore gli batteva forte nel petto, il respiro si fece affannoso. “Nemmeno a me gli anni hanno fatto sconti. Dovrei iscrivermi in palestra” pensò mentre apriva la porta.
Si sfilò velocemente giacca e scarpe nell’ingresso, prese il pesante sacchetto e si diresse in cucina, fermandosi di colpo sulla soglia. Davanti alla finestra, di spalle, c’era Luisa. La sua sagoma si stagliava nitida contro il vetro.
“Tu… non sei partita?” borbottò Piero, cercando di controllare la voce per non tradire la delusione. “Devo avvertire Valentina che è tutto annullato. Sta per arrivare da un momento all’altro.” E perché non hai acceso la luce?”
“Sorpresa!” disse allegramente Valentina voltandosi verso di lui.
Piero rimase a gPiero le fissò incredulo, le gambe improvvisamente molli, mentre le due donne scoppiarono a ridere di quel beffardo inganno architettato insieme.