**15 Ottobre**
L’auto sfrecciava nella notte di Roma. Dentro, un uomo e una donna. A vederli, sembravano marito e moglie, di ritorno a casa dai figli.
“Puoi andare più veloce?” chiese lei, nervosa.
“È rischioso. La città sembra vuota, ma non lo è. Quando glielo dirai, finalmente? Quanto ancora ci nasconderemo? Parla con lui, sarà meglio per tutti,” disse l’uomo, stringendo il volante.
“Meglio per chi? Per noi, forse, ma e Giulia? Lei adora suo padre. E anche lui la ama. Cosa le farà, quando lo scoprirà? Sarebbe crudele,” si giustificò la donna.
“E mentire per mesi non è crudele? Credi che non sospetti? Sono stanco di dividerla con lui. Vuoi che glielo dica io, da uomo a uomo?”
“No, ti prego. Lo farò io. Dammi tempo.” Gli afferrò la mano sul cambio e la strinse. “Ti amo, sai? Ma non farmi fretta. Prometto che parlerò con mio marito presto.”
Lui le rivolse uno sguardo intenso, poi si avvicinò per un bacio.
Una svolta cieca. Un SUV nero schiantatosi contro di loro. Un urlo soffocato dal metallo che si contorceva…
***
La suoneria del telefono lo strappò dal sonno. Per un attimo, Carlo oscillò tra il dormiveglia e la realtà, poi aprì gli occhi.
Alessia aveva chiamato alle otto di sera, dicendo che sarebbe tornata tardi. Un’amica in difficoltà, non poteva lasciarla sola. Aveva promesso spiegazioni dopo. Che amica? In che difficoltà? Avrebbe potuto chiamare i numeri che aveva, ma lo trovò umiliante, per entrambi.
I sospetti di Carlo erano iniziati due mesi prima. Troppi ritardi, troppe “amiche” improvvise.
Afferrò il telefono. Numero sconosciuto. Un brivido gli attraversò la schiena.
“Pronto,” rispose, la voce roca dal sonno.
“Tenente Mancini. Lei è il marito di Alessia Bellini?”
“Sì.”
“Sua moglie è stata coinvolta in un incidente… È al Policlinico Gemelli in condizioni gravi.”
“È viva?” chiese, la voce spezzata.
“Ma papà, è la mamma?” Nella porta, Giulia, dieci anni, lo fissava spaventata.
Carlo ingoiò il nodo in gola. “No. È… la mamma è in ospedale. Ha avuto un incidente.”
“È morta?”
“No, no! È viva,” si affrettò a dire.
“Ma tu hai chiesto…” Giulia gli si avvinghiò al collo, stretta. “Andiamo da lei. Ho paura.”
La allontanò con dolcezza. “Ora è notte, non ci farebbero entrare. Andiamo domani. Adesso dormi, sennò arriveremo stanchi e la mamma si preoccuperà.” Forzò un sorriso.
Giulia annuì e tornò in camera. Lui si stese. L’alba già tingeva il cielo. Aveva controllato l’ora prima di rispondere: le due e mezzo.
Doveva calmarsi. Premette una mano sul petto. Il cuore batteva furioso.
All’ospedale, lasciò Giulia in corridoio ed entrò nello studio del medico.
“Lei è il marito?” Un dottore sui suoi quarant’anni.
“Sì. Come sta mia moglie?”
“Operazione d’urgenza. Trauma cranico, fratture multiple… È in coma.”
“Come è successo? Lei non guida.”
Il dottore alzò le spalle. “So solo che l’auto in cui era è stata tamponata da un SUV. Entrambi i conducenti sono morti. A sua moglie è andata meglio, ma la situazione è critica.”
“Posso vederla? Ho mia figlia fuori.”
“Decida lei. Non sarà una vista piacevole, ma a volte la presenza dei cari aiuta.”
“Chi era con lei in macchina?” chiese Carlo mentre camminavano verso la terapia intensiva.
“Chieda alla polizia. Attenzione: è in coma, non resti troppo.”
Alessia era irriconoscibile. Bende, lividi. La mano con la fede nuziale posata sulle coperte.
“Mamma!” chiamò Giulia, accarezzandole la mano. “Dorme?”
“Sì. L’hanno operata. Possiamo solo vederla un attimo.”
Tornarono a casa in silenzio. Chiamò la suocera, Elena, e le chiese di venire a stare con Giulia. Aveva bisogno di andare in ufficio.
Appena arrivata, Elena si asciugò gli occhi col fazzoletto. “Meglio se porto Giulia da me. Adesso hai altro a cui pensare.”
Giulia annuì.
“Te l’avevo detto che non sarebbe finita bene,” mormorò Elena, poi si morse il labbro vedendo l’espressione di Carlo.
“Cos’avete detto, tu e Alessia?”
“Niente, Carlo, scusa…”
“Dimmi. Prima o poi lo scoprirò.”
Elena sospirò. “Le dicevo che questa storia non la porterebbe da nessuna parte. Ma lei… ‘Lo amo, non posso vivere senza di lui.’ È diventata pazza. Oh, Dio, mi dispiace…”
Un dolore al petto. Aveva notato i cambiamenti, ma si era rifiutato di vederli.
“Chi è?” chiese, la voce vuota.
“Luca Riva. L’ha amata fin dalle superiori. Poi è partito, credo per l’estero. Tornato, è ricominciato tutto…”
Riva. L’aveva visto una volta. Andava a prenderla a lavoro, aspettandola al parcheggio. Due mesi prima, l’aveva sorpresa con lui. Si guardavano come se il mondo non esistesse.
Lei, imbarazzata, li aveva presentati. “Carlo, mio marito. Luca, un ex compagno di scuola.” Nessuna stretta di mano. Solo odio immediato.
“Che bello che sei venuto! Volevo guardare un regalo per Giulia…” lo aveva trascinato via, parlantina nervosa.
E intanto andava da lui. “Quante volte si sono visti? Parlavano di me? Mi confrontava con lui?” Il dolore al petto tornò.
“Domani vado all’ospedale con Giulia. Ci lasceranno entrare?” lo riportò alla realtà la voce di Elena.
“Cosa faccio ora? Come vivo? E se Alessia non si sveglia? Lui è morto, io sono qui. Abbiamo Giulia. Basta che si riprenda,” decise.
Il giorno dopo, la trovò sveglia.
“Alessia,” chiamò.
Lei lo fissò. Negli occhi, dolore e qualcos’altro, indefinibile.
“So tutto. Ma ora guarirai. È quello che conta.”
“Mamma!” irruppe Giulia.
Carlo uscì, esausto. Alessia era viva. Che importavano i tradimenti? L’aveva già perdonata. Ma perché quel peso sul cuore?
Qualche giorno dopo, Alessia parlò.
“Devo dirti…” iniziò, colpevole.
Lui le prese la mano. “Non serve. Il passato è passato. Ricominciamo, se vuoi.”
“Perdonami.”
“Già fatto.”
Due mesi dopo, tornarono a casa. Lei ancora zoppicava, guardandosi intorno come straniata. Lui si occupava di tutto. Elena aiutava.
Tra loro, una tensione silenziosa.
“Prenderò ferie. Andrò da mia madre. Al mio ritorno, accetterò qualsiasi tua decisione,” le disse una sera.
Lei si avvicinò. “Tornerai, vero?”
“Certo. Dove andrei senza di voi? O forse… venite con me? Solo ottocento chilometri. Faremo soste.”
La guardò, aspettando quelle parole che guariscono tutto.
“Sì, andiamo insieme,” rispose lei, piangendoE mentre l’auto si allontanava sotto il sole del mattino, Carlo strinse la mano di Alessia, deciso a costruire con lei un futuro in cui il passato fosse solo un ricordo lontano.