È solo un’illusione o siamo di nuovo insieme?

**12 Luglio**

“Mi sembra, o siamo di nuovo insieme?” — Assunta si strinse a Sandro.

“Allora? Com’è? Non male, vero?” — Martina si girava davanti allo specchio, provando un paio di pantaloni. — “Assù, basta soffrire. Viaggia un po’, cambia aria, distraiti, innamorati finalmente!” — Martina infilò le mani in tasca e piegò un ginocchio. — “No, mi piacciono davvero. Se per te va bene, li prendo. Grazie.” — Saltellò verso Assunta, si sedette accanto a lei sul divano, l’abbracciò e le diede un bacio sulla guancia.

Assunta sospirò, si alzò e si avvicinò allo specchio.

“Hai ragione, faccio schifo. Sono dimagrita, pallida. Io ho voluto lasciarlo, e ora mi pento. Mi hai convinto. Domani chiedo le ferie. No, prima compro i biglietti per la prima data possibile, e poi chiedo le ferie.” — Finalmente, per la prima volta quella sera, Assunta sorrise.

“Brava, finalmente!” — Martina la incoraggiò.

E quel sorriso trasformò Assunta. Non rideva solo con la bocca, ma anche con gli occhi, che si strizzavano come fessure, pieni di scintille di gioia. “Una diavoletta allegra,” la chiamava Martina. Peccato che ultimamente sorridesse così raramente.

Proprio per quella risata, Sandro si era innamorato di lei. Loro, Martina e Assunta, sedevano su una panchina nel parchetto vicino all’ufficio, mangiavano un gelato e ridevano di qualcosa. Lui era passato di lì, aveva lanciato uno sguardo alle ragazze e si era voltato a guardarle a lungo. E loro avevano riso ancora più forte, contagiose.

Due giorni dopo, Assunta e Martina erano di nuovo sulla stessa panchina. Sandro si avvicinò con decisione e si fermò di fronte a Assunta salutandola.

“E tu chi sei?” — chiese Martina, senza peli sulla lingua, e scoppiarono a ridere.

“Sono Alessandro. Sono venuto qui ogni giorno sperando di rivedervi. Due giorni fa eravate su questa panchina… La vostra risata…” — Non staccava gli occhi da Assunta.

Lei capì all’improvviso che era sincero, che le piaceva, che temeva una sua risposta sgarbata. Sorrise, e quando lui, sorpreso ed estasiato, aprì la bocca, scoppiò in una risata allegra. Non ironica, no, ma felice, perché nessuno l’aveva mai guardata così. Dalle sue occhia che si strizzavano uscirono scintille di furbizia. Gliel’aveva detto poi, perché si era innamorato di lei e non di Martina, che pure era più appariscente, più attraente.

Sandro l’aveva conquistata con la sua ammirazione, la sua attenzione, il suo amore. Avevano vissuto insieme per due anni. E poi… Era tempo di fare una proposta o di separarsi, di andare ognuno per la sua strada. Il loro rapporto era diventato troppo abitudinario.

Sandro era diventato taciturno, la sua risata non lo attirava più con lo stesso fascino. E Assunta decise che il suo amore era finito, non aspettò che glielo dicesse, fu lei a proporre di lasciarsi.

Lui aveva protestato, ma debolmente, poi aveva preso le sue cose ed era andato via. Due settimane dopo, Assunta capì l’errore. Senza Sandro era peggio. Un mese dopo, la solitudine la stava facendo impazzire, e altri due mesi dopo capì che non poteva vivere senza di lui.

Fu allora che arrivò Martina, lamentandosi che il suo ragazzo l’aveva invitata a un concerto. Aveva comprato una camicetta stupenda, ma non trovava pantaloni adatti. Assunta le propose di prenderne un paio dei suoi: erano diventati troppo larghi dopo il dolore per Sandro.

“Riprenditelo, prima che si metta con un’altra…” — suggerì Martina.

“No. Penserà che dipendo da lui, dal suo amore. Come se mi sottomettessi.” — Assunta rispose pensierosa.

“Ma è bellissimo, sottomettersi all’uomo che ami!”

“E se torniamo insieme e risento noia e freddezza?”

“Pensi troppo. Apri il laptop e cerchiamo i biglietti.” — disse Martina.

I biglietti si trovarono all’improvviso, economici, per la meta giusta, e con la data perfetta: tra due settimane.

Assunta convinse il capo a firmarle le ferie, dicendo che sarebbe impazzita se non fosse scappata dalla città per un po’. Aveva un po’ di paura a partire da sola per il sud. Prima era sempre andata con i genitori, con Sandro, con Martina e il suo ragazzo, ma mai da sola.

“Sei una ragazza grande e intelligente, ma stai attenta,” — le raccomandò Martina davanti al treno.

Aveva rifiutato subito l’aereo. L’aereo andava bene solo per la Sicilia, ma lì era caro e rumoroso, lei voleva tranquillità. Meglio il treno. Stare sdraiata sul sedile e guardare il paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. O sonnecchiare al ritmo delle rotaie, sognando il mare. E poi, uscendo dal vagone polveroso, respirare quell’aria del sud, unica al mondo, e tuffarsi direttamente in acqua…

Assunta non voleva più relazioni serie. L’amore spesso porta dolore, delusioni e la paura che tutto finisca, e che poi si debba ricominciare da capo…

“Tra poco compi trent’anni. Non sono più i tempi in cui tutto era davanti a te. È ora di capire che i rapporti cambiano, che non possono essere perfetti, come le persone. L’amore reciproco è raro. Devi scegliere cosa è più importante per te: amare o essere amata. Prendi ciò che ti viene offerto e vivi, senza pensare al futuro…” — diceva Martina, mentre Assunta continuava a cercare Sandro con lo sguardo.

Nel compartimento c’erano una coppia anziana e un nipote adolescente. Un ragazzino mingherlino e pieno di brufoli la fissava senza battere ciglio. Lei all’inizio distoglieva lo sguardo, fingeva di non accorgersene. Poi le venne a noia e iniziò a fissarlo a sua volta, mettendolo in imbarazzo. Vinse lei, il ragazzo smise di guardarla in modo così sfacciato.

Il nonno dormiva o faceva cruciverba per tutto il viaggio. La nonna si lamentava che il figlio si era divorziato, entrambi i genitori erano presi dalla loro vita sentimentale e avevano scaricato il ragazzo a loro. Ma loro erano ormai vecchi, cosa potevano offrirgli? E per di più li avevano spediti al mare tutti e tre…

Arrivarono senza problemi. Assunta cercò a lungo una stanza: voleva che la casa fosse in riva al mare, che dalla finestra si vedesse l’acqua, che potesse svegliarsi al rumore delle onde e al grido dei gabbiani.

E la trovò, anche se lontana dalla spiaggia principale. Meglio così. Fare il bagno e prendere il sole da sola era molto meglio che tra corpi ustionati e urla di bambini. Passava le giornate a camminare sulla riva, meditando, guardando il mare che si perdeva all’orizzonte e una bianca nave in lontananza.

Si era abbronzata, era di nuovo bella e serena. E proprio in quel momento, le si parò davanti un bell’uomo. La solitudine aveva stancato Assunta, e fu contenta di avere compagnia. Dario le disse che la osservava da giorni, che anche lui preferiva la tranquillità alla folla. Avevano molte cose in comune. Lui si eraMa quando Dario la baciò sotto la luna, Assunta capì che il cuore batteva ancora solo per Sandro.

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