Te l’ho data io, con le mie stesse mani. E lei non ha esitato a prenderlo.

**”Te l’ho consegnata con le mie stesse mani. E lei non si è tirata indietro, l’ha presa.”**

— *Valeria, ciao. Perché mi hai chiamata così di corsa? Non potevi dirmelo al telefono?* — chiese Ottavia, togliendosi il giacchetto mentre entrava nell’appartamento.

— *Non era una conversazione da telefono.* — Valeria spense la luce nell’ingresso. *— Vieni in cucina.*

— *Mi hai incuriosita. Allora, parla.* — Ottavia si sedette a tavola, incrociando le mani come una scolara in attesa di spiegazioni.

Valeria posò sul tavolo una bottiglia di vino rosso già stappata e due calici.

— *Oh?! Così seria la faccenda? Sono tutta orecchi.* — Ottavia sorrise nervosamente.

Valeria versò il vino e si sedette di fronte all’amica.

— *Per rilassarci e capirci meglio.* — Sollevò il bicchiere con un gesto teatrale e bevve un sorso.

Ottavia imitò il gesto ma non bevve, aspettando che Valeria iniziasse.

— *Sono perduta. Mi sono innamorata così tanto da non ragionare più. Vivo come in un sogno, non faccio che pensare a lui. Mi corico e aspetto che passi la notte, che arrivi già il mattino. Non credevo potesse succedere. Paolo lo amavo, ma non così. E ora…* — Valeria svuotò il bicchiere d’un fiato.

— *Mi dispiace. È per questo che mi hai chiamata? Per dirmelo?* — Ottavia posò il bicchiere e si alzò.

— *Siediti.* — Valeria la strattonò per il polso, costringendola a rimettersi a sedere.

— *E Paolo?* — chiese Ottavia, lasciandosi cadere sulla sedia.

— *Che c’entra Paolo? Siamo insieme da sette anni. È tutto tranquillo, normale. Poi ho conosciuto Davide e… sono perduta.* — Sospirò. *— Mi stai giudicando? Hai mai amato qualcuno così? No? Allora non farlo.* — La voce di Valeria si fece dura. *— Ti ho chiamata proprio per parlare di Paolo.*

— *Forse berrò.* — Ottavia bevve qualche sorso, annuendo con approvazione.

— *Tu eri innamorata di mio marito. Credi che non mi accorgessi di come lo guardavi?* — Valeria tamburellò le unghie sul tavolo.

Camminava sul filo del rasoio, senza sapere come affrontare l’argomento.

— *Non dire sciocchezze.* — Ottavia sbuffò.

Valeria alzò le spalle.

— *Non ti sto accusando, non credere. Anzi, è meglio così. Ho deciso di lasciare Paolo, ma non ho il coraggio di dirglielo. Mi fa pena.*

— *Quando lo hai tradito non ti faceva pena, ma dirglielo sì? Non è molto logico, no?* — Bevve un altro sorso.

— *Che ne sai? È una brava persona. Gli urlo addosso, gli rovino i nervi, e lui tace. Sospetta e tace. Non merita di essere trattato così. Capisci?*

— *No. Spiegati.* — Ottavia la fissò.

Valeria si versò altro vino.

— *Potrei dirgli in faccia che non lo amo più, che lo lascio… Lui mi lascerebbe andare. Ma cosa gli succederebbe? Gli uomini soffrono quando vengono lasciati. La loro autostima crolla. Si ubriacherebbe, si rovinerebbe, chissà. Non posso fargli questo. Ora è chiaro?*

— *E io cosa c’entro?*

Valeria rivolse gli occhi al cielo per quella mancanza di intuito.

— *Ti piace. Forse lo ami pure, senza che lui lo sappia.* — La guardò intensamente. Ottavia distolse lo sguardo. *— Sarei più tranquilla se fosse con te anziché con chissà chi…*

— *Ah… ho capito. Vuoi che mi prenda cura di Paolo mentre te la spassi col tuo amante? Sei impazzita. Lui è una cosa? Ti sei stancata e lo passi all’amica?* — Ottavia vuotò il bicchiere in un sorso, storcendo il naso.

— *Grazie per i complimenti. Non sapevo di valere più di una qualunque.* — Scrollò le spalle. *— No, è assurdo. Trova un’altra a cui palleggiare tuo marito. E lui, l’hai chiesto a lui se vuole stare con me?* — Il suo bicchiere vuoto roteava tra le dita.

— *Dipende da te.* — Valeria si protese verso di lei.

— *No, hai proprio perso la testa. Dovresti farti vedere.* — Ottavia arrossì per l’indignazione.

— *Purtroppo non esiste una cura per l’amore. Ma è vero, ho perso la testa.* — Valeria sorrise con aria di superiorità.

— *E se questa tua storia non dovesse funzionare? Allora? Vorresti Paolo indietro? «Grazie per il favore, amica, ora ridammi mio marito»?* — L’irritazione di Ottavia cresceva.

— *Non riesco a pensare al futuro. So solo che morirei senza di lui.* — Valeria si abbandonò contro lo schienale della sedia, contrariata dalla piega della conversazione.

Ottavia tacque. Cosa poteva dire? Avevano bevuto. Non riusciva a credere alle proposte di Valeria. Eppure… perché Paolo avrebbe dovuto finire con qualcun altro, e non con lei? Dopotutto, le importava davvero.

— *Aiutami. Stagli vicino, distrailo, portalo a letto se vuoi. Devo spiegarti come si fa?* — Lo sguardo di Valeria era perso nel vuoto.

— *Che follia. Siamo qui a bere, e la moglie propone all’amica di andare a letto col marito. Hai visto troppe soap opera? Sembra una scena da «La Moglie Senza Dote» di Ostrovskij. Ricordi come finisce? «Allora non avrai nessuno!», lo sparo, la scena muta… Come ti è saltato in mente?*

— *Non gridare.* — Valeria si premette le tempie. *— Era solo un’idea. Se non vuoi, pace. Che si rovini pure…* — Portò il bicchiere alle labbra e chiuse gli occhi.

Ottavia la fissò, ipnotizzata, mentre inghiottiva il vino, osservando il battito della vena fra le clavicole.

— *Voglio solo che non soffra, che sia felice come lo sono io. Se non possiamo esserlo insieme, almeno separatamente. Voglio che sia in mani sicure. Nelle tue.* — Valeria posò il bicchiere vuoto.

— *Di che discutete, ragazze? Spero non di me. Oh, avete bevuto!* — La voce di Paolo risuonò alle loro spalle.

Entrambe si voltarono di scatto. Sulla soglia della cucina, Paolo sorrideva.

— *Finalmente. Spogliati, lavati le mani, ceniamo. Stiamo parlando di un film.* — Valeria si alzò con naturalezza, accendendo il gas sotto la padella.

Poco dopo, Paolo tornò dal bagno.

— *E il mio bicchiere?* — Chiese, sedendosi al posto di Valeria.

— *Berrai dopo. Puoi accompagnare Ottavia a casa? È tardi.* — Valeria lanciò un’occhiata eloquente all’amica.

— *No, no, chiamo un taxi.* — Ottavia, non cogliendo il messaggio, rispose in fretta.

— *Niente taxi. Ti accompagno io.* — Paolo non distolse lo sguardo dal piatto di carne e patate che Valeria gli aveva servito.

— *Vieni un attimo, devo dirti una cosa.* — Valeria la chiamE mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, Valeria rimase immobile, asciugandosi una lacrima furtiva, sapendo che il suo sacrificio aveva finalmente portato felicità a chi amava davvero.

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