Il mistero di una vecchia fotografia

**Il Segreto della Vecchia Fotografia**

Luca e Ginevra studiavano nella stessa classe all’università. Lei era una ragazza come tante, niente di speciale. Ma chissà se era arrivato il momento di innamorarsi o se in Ginevra qualcosa era cambiato, fatto sta che una volta Luca la guardò con occhi diversi, quasi non la riconoscesse, e il mondo gli si capovolse sotto i piedi, tutto gli sembrò nuovo.

Dopo le lezioni, l’aspettava all’uscita dell’ateneo. Ma lei gli passò accanto senza neanche vederlo, correndo verso un ragazzo più grande, e se ne andarono insieme. Luca restò lì a guardarli allontanarsi, anche quando ormai erano scomparsi nel traffico di Roma, cercando di calmare la delusione e la rabbia che gli ribollivano dentro.

E cosa si aspettava? Che lei lo aspettasse finché lui si decidesse a notarla? Era normale che una ragazza come Ginevra avesse già qualcuno.

Un giorno arrivò a lezione con gli occhi rossi dal pianto. Rimase silenziosa e pensierosa tutto il giorno. Luca l’aspettò di nuovo all’uscita. Stavolta nessuno la venne a prendere, e lui trovò il coraggio di avvicinarsi.

«A casa?» le chiese.

«No, dalla nonna. Sto da lei adesso. È malata.»

Ginevra gli spiegò che la nonna aveva la pressione alta e problemi alle articolazioni. In primavera stava sempre peggio, non usciva neanche più di casa.

Luca camminava al suo fianco, ma a malapena la ascoltava, felice come non mai. Il cuore gli batteva forte nel petto, e nella testa sentiva riecheggiare il nome più bello del mondo: Ginevra, Ginevra, Ginevra.

Lei abitava a tre fermate di autobus dall’università.

«Non ti invito su, la nonna non sta bene» si scusò davanti al portone.

Il giorno dopo, Luca le chiese come stava la nonna.

«Così così. Solo che ieri sera è arrivata mia madre col suo nuovo marito. La nonna si è agitata, la pressione è salita così tanto che abbiamo dovuto chiamare l’ambulanza. Sarebbe meglio che non venisse mai» rispose Ginevra.

*«Chiaro. Non va d’accordo col patrigno. Forse è per questo che è andata a vivere dalla nonna?»* Ma Luca non fece altre domande.

Poco prima della sessione estiva, la nonna di Ginevra morì. Luca le restò accanto, cercando di consolarla. Dopo il funerale, Ginevra rimase a vivere nell’appartamento della nonna.

«Non hai paura del fantasma della nonna?» le chiese una volta scherzando, mentre la accompagnava a casa.

«No. Non era certo un angelo, ma con me è sempre stata buona.»

Un giorno, Luca trovò il coraggio di chiederle del ragazzo che la aspettava all’università. Ginevra cambiò espressione e, con una smorfia, rispose che lui aveva sposato sua madre.

«Figurati, adesso è il mio patrigno» disse, nascondendo il viso tra le mani.

Dopo il primo esame, Ginevra invitò Luca a casa sua. Gli piacque quell’appartamento insolito, con i mobili pesanti e antichi e la carta da parati scura, sbiadita dal tempo. Sul tavolo c’era un vecchio album di fotografie.

«Posso?» chiese Luca, indicandolo.

«Sfoglia pure. Stavo scegliendo una foto della nonna per la lapide» disse Ginevra, sedendosi accanto a lui sul divano e commentando le immagini.

«Questa sono io piccola. Questi sono mia madre e mio padre da giovani. Io non ero ancora nata.»

«I tuoi genitori hanno divorziato?» chiese Luca, ricordando che sua madre si era risposata da poco.

«Sì, mio padre non sopportava il carattere esplosivo di mia madre. Erano divorziati da quando ero piccola. Lui ha un’altra famiglia, non ci sentiamo.»

«E questa?» Luca indicò una donna anziana dallo sguardo cupo e le labbra serrate. Il carattere burbero si leggeva in quel viso senza bisogno di parole.

«La nonna, senza mezzi termini. Negli ultimi tempi era così.» Ginevra girò la pagina.

«E questa è la nonna da giovane. Bella, vero?» indicò un’altra foto.

Dall’immagine sorrideva una ragazza carina, con un vestito leggero a fiori. Luca stentò a credere che fosse la stessa persona, ma non commentò.

Ginevra voltò un’altra pagina.

«Aspetta, torna indietro» chiese Luca. «Anche questa è tua nonna?» mostrò una foto in cui la stessa ragazza sorridente era a braccetto con un giovane. «E questo chi è?»

«Non lo so. Un amico o un parente, credo. La nonna non mi ha mai mostrato l’album, non c’è stato modo di chiederle» rispose Ginevra. «Luca, che succede?» domandò, vedendolo fissare la foto.

«Devo andare» disse lui, chiudendo d’improvviso l’album e sollevando una nuvola di polvere. «Ti chiamo domani» aggiunse già alla porta. Esitò un attimo, come se volesse dire o chiedere qualcosa, ma poi cambiò idea e uscì.

Invece di tornare a casa, Luca andò dal nonno, che viveva all’altro capo della città. Per tutto il viaggio fissò distrattamente dal finestrino, senza vedere nulla.

«Luca?! Che sorpresa! È da un po’ che non passi. Entra» il nonno si illuminò alla vista del nipote.

«Come va all’università? Niente esami arretrati, spero? E in amore?» lo tempestò di domande mentre Luca si toglieva le scarpe.

«Tutto bene, nonno. Oggi ho dato il primo esame, 30 e lode» si vantò.

«Bravo. Allora metto su l’acqua per il tè, festeggiamo.» Il nonno andò in cucina, mentre Luca si avvicinò alla libreria.

«Cercavi qualcosa?» il nonno era rientrato senza fare rumore, e Luca trasalì.

«C’era quell’album di foto…»

«A che ti serve? L’ho messo giù. Sposta» il nonno aprì il cassetto in basso e tirò fuori un album vecchio. «Ecco. Chi vuoi trovare?» lo fissò aspettando una risposta.

Luca si sedette sul divano e iniziò a sfogliare le pagine spesse. Il nonno lo osservava incuriosito. A un certo punto, tra le pagine, Luca trovò una fotografia tagliata a metà.

«Sei tu? Perché è tagliata? Chi c’era dall’altra parte?»

Il nonno trasalì come se l’avessero colpito.

«Non ricordo. Non c’era nessuno. Solo mezza foto.» Ma nei suoi occhi Luca lesse l’inquietudine.

«Vedi, oggi sono stato a casa di una ragazza, e mi ha mostrato l’album di sua nonna. C’è la stessa foto, ma intera. Tu abbracci una donna giovane, sua nonna.»

A quelle parole, il nonno si alzò di scatto e iniziò a camminare nervosamente per la stanza. In cucina, il bollitore fischiò, e lui andò a spegnerlo, ma non tornò più. *«Che ci fa lì così tanto?»* si preoccupò Luca.

Lo trovò seduto al tavolo della cucina, con la testa tra le mani.

«Nonno, stai male?» Luca si sedette di fronte, posando la mezza foto sul tavolo.

«Come si chiama? La tua ragazza?» il nonLuca lo guardò con gli occhi pieni di determinazione e sussurrò: “Nonno, non importa il passato, perché io amo Ginevra per quello che è oggi, non per quello che è stata la sua famiglia,” e in quel momento capì che l’amore vero non ha bisogno di spiegazioni. .

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