**La Svolta**
Raffaella non aveva mai vissuto da sola. Prima con i genitori, poi sposata, e dopo due anni era nata la figlia, Beatrice. Anche quando il marito se n’era andato, aveva continuato a vivere con la bambina. E ora, invece, si ritrovava completamente sola. Girava per l’appartamento vuoto, chiedendosi perché continuare a vivere. La vita le era crollata addosso, e all’orizzonte vedeva solo vecchiaia e solitudine.
Non capiva cosa fosse successo, dove avesse sbagliato. Con Dario non avevano mai litigato seriamente, solo piccole incomprensioni. Non lo soffocava, lo lasciava uscire con gli amici, teneva la casa pulita e accogliente. In frigo c’era sempre una pentola di minestra, e la cena pronta sul fuoco.
Raffaella era rimasta snella anche dopo il parto. Non aveva mai avuto curve vistose. Durante la gravidanza, il seno era cresciuto, ma una volta finito l’allattamento, era tornato com’era prima. Ma mica per questo ci si divorzia! Tutti dicevano che lei e Dario fossero fatti l’uno per l’altra.
Certo, Raffaella non era cieca. Si era accorta che Dario, ultimamente, era cambiato. Non tornava tardi dal lavoro, ma si curava di più: cravatte abbinatissime, taglio di capelli alla moda.
“Perché non metti mai vestiti?” le chiese una volta.
“Ma sì che li metto! Nelle feste,” rispose lei, sorpresa. Non gli era mai importato prima.
“Sei pallida oggi… ti senti male?”
“Son sempre così. Cosa vuoi da me?” sbottò Raffaella.
Una volta si era persino truccata, con le guance rosate, e così era andata al lavoro.
“Togliti quel rossetto, non ti sta bene,” le disse Dario quella sera.
“Ma al lavoro mi hanno fatto i complimenti!” protestò Raffaella, ma obbedì e si struccò.
“Pensavo saresti tornata bella come ieri,” commentò una collega il giorno dopo, vedendola senza trucco.
“Al mio marito non è piaciuto.”
“Eh, ha capito che se ti metti così ogni giorno, impazzirà di gelosia,” rise la collega. Raffaella non replicò.
Un giorno l’amica Lucia la chiamò per un caffè dopo il lavoro. Lucia era bella e appariscente, ma questo non aveva mai ostacolato la loro amicizia, che durava dal liceo.
“Come fai a restare così magra senza dieta? Io devo stare attenta, altrimento divento una botte,” sospirò Lucia.
“Ma smettila! Gli uomini si girano a guardarti,” rise Raffaella.
“E a te pure, ma non gli dai modo di avvicinarti. Hai delle gambe stupende, è un peccato nasconderle. Ti starebbe benissimo una gonna tubino. E poi, tagliati i capelli, tingili… secondo me il rosso ti donerebbe. Datti una mossa, sembri una nonnina!”
Raffaella capì che Lucia non parlava a caso.
“Lucia, che ti ho fatto? Di solito dici…”
“Che vuoi che ti dica?” la interruppe Lucia, evitando il suo sguardo. “Scusa. Ho visto Dario con una ragazzina. Un fiorellino di vent’anni. Lui la guardava in un modo…”
Raffaella chiuse gli occhi e scosse la testa.
“Basta!”
“Non volevo ferirti. Ma da anni sei sempre uguale, non cambi mai. Gli uomini hanno occhi per vedere, sai… con quel tuo look triste fai venire il mal di denti.”
“Non è vero!” Raffaella si alzò e corse via.
A casa rimase a lungo seduta sul bordo della vasca, fissando le mattonelle.
“Mamma, papà è qui!” gridò Beatrice bussando alla porta.
Raffaella si sciacquò il viso e uscì. Beatrice sparì in camera sua, mentre Dario era in cucina, le mani appoggiate sul tavolo come uno scolaro disciplinato.
“Scusa, non ho fatto la cena. Sono stata con Lucia al bar,” disse con tono colpevole.
“Non ho fame. Allora sai tutto,” rispose Dario.
“Cosa dovrei sapere?” chiese Raffaella, anche se aveva capito subito. «Allora Lucia non ha mentito», pensò.
“Amo un’altra donna. Ho provato a resistere, ma è più forte di me. Lo so, è giovane, ma… non posso vivere senza di lei. Scusami. Faccio le valigie e me ne vado.”
Raffaella non tentò di trattenerlo. Poi, anche Beatrice la tradì. Andava spesso dal padre. Raffaella non oppose resistenza, finché la figlia non iniziò a tornare con regali. La nuova fiamma di Dario le regalava magliette, vestitini luccicanti, cosmetici e profumi.
“Guarda cosa mi ha dato Carlotta! È fantastica! Ti piace?”
“Non dovresti accettare regali da lei,” sbottò Raffaella.
“Perché no?”
“Perché ti ha rubato tuo padre!”
“E allora? È giovane e divertente, tu invece… Sei noiosa. Papà ha fatto bene ad andarsene,” disse Beatrice con la voce rotta dal pianto.
La situazione peggiorò. Beatrice iniziò a usare parole nuove, si tinse ciocche verdi e rosa, si truccò in modo eccessivo. I professori scrivevano sul diario che rispondeva male e marinava la scuola.
Ma era più facile fermare un treno che parlare con la figlia. A ogni rimprovero, Raffaella sentiva: “Carlotta invece dice… Carlotta pensa…”
Quel nome la faceva fremere. Provò a vietarle di andare dal padre, e Beatrice minacciò: “Allora vado a vivere con lui.”
“Quindi sono una cattiva madre? Carlotta è meglio di me? Va’, allora. Ma quando lei avrà un figlio, ti butteranno fuori.”
“Dici sul serio? Posso vivere con papà?” chiese Beatrice, glaciale.
“Sì, basta che lui mi chiami e mi dica che ti prende con sé.”
Il giorno dopo Dario telefonò.
“Beatrice ha detto che vuoi che venga da me.”
“Beatrice l’ha detto? Mi ha costretta! Non riesco a gestirla. È maleducata, si trucca come una maschera, veste male, salta scuola. Tutto grazie alla tua Carlotta!”
“Si vogliono bene. Tu invece sei solo arrabbiata… Accetto che Beatrice viva con noi,” tagliò corto Dario.
E così se ne andò anche la figlia. Raffaella impazziva dall’ingiustizia, dal dolore. Mangiava poco, dimagriva ancora. Le telefonate di Beatrice sembravano fatte solo per gettare sale sulle ferite: “Io e Carlotta siamo andate al concerto…” E Raffaella si riempiva d’odio per quella Carlotta.
Beatrice fallì l’esame di maturità, non aveva chance di entrare all’università. E non le interessava.
Poi Dario chiamò: “Beatrice se n’è andata di casa. Vive con un ragazzo in affitto.”
Raffaella rimase senza fiato.
“E tu l’hai lasciata fare?!”
“È maggiorenne, se te lo sei dimenticato. L’hai allevata così. Io ho altro a cui pensare… Carlotta aspetta un bambino…”
“E tua figlia non ti serve più? È colpa tua, ci hai abbandonate, e la tua Carlotta ha riempito la testa di Beatrice e poi l’ha scaricata come un giocattolo rotto…”
Lucia la chiamò proprio allora.
“Cosa fai?”
“Mi impicco. Mio marito se n’è andato. Anche Beatrice mi ha tradita, si è affezionata alla sua donna e mi ha lasciata. Tutti mi hanno abbandonata. NonEppure, mentre teneva in braccio il nipotino e vedeva Beatrice finalmente tornare a sorridere, Raffaella capì che la vita, a volte, sapeva offrire una seconda possibilità, più dolce e inaspettata di quanto avesse mai osato sperare.