**L’Odio**
Luca uscì dall’ufficio e istintivamente si diresse verso il parcheggio, ma poi ricordò che il giorno prima aveva portato l’auto dal meccanico. Si irritò per un attimo, ma poi pensò che forse era meglio così. Prendere un autobus affollato nell’ora di punta non era certo piacevole, così decise di andare a piedi. L’unica cosa che lo preoccupava era il cielo che si faceva sempre più scuro davanti a lui. Una nuvola nera minacciava di scaricare un temporale sulla città.
Camminando, Luca continuava a guardare il cielo. In lontananza, un tuono rimbombò. Sapeva che da quelle parti c’era un bar, ci passava ogni giorno in macchina, ma non ci era mai entrato. Affrettò il passo.
Stava quasi arrivando quando le prime gocce di pioggia gli caddero sulla testa e sulle spalle. Riuscì a infilarsi dentro il bar appena in tempo, mentre un fulmine scoppiava proprio sopra di lui, facendo tremare il pavimento. Fuori, il mondo era diventato scuro per il diluvio che si era abbattuto.
Dentro il bar era caldo e asciutto. Luca cercò con lo sguardo un tavolo libero e ne trovò alcuni. La porta si aprì di nuovo alle sue spalle, facendo entrare il rumore della pioggia e due ragazze. Luca si affrettò a sedersi. La porta continuava a spalancarsi, con la gente che cercava riparo. Il locale si riempì di voci, tutti commentavano il temporale.
Una cameriera alta e seria gli si avvicinò, lasciò un menu sul tavolo e stava per andarsene quando Luca la fermò.
“Una bistecca senza contorno, un’insalata semplice e un caffè,” disse brevemente.
La cameriera annotò qualcosa sul blocchetto, prese il menu e si allontanò. Aveva molto da fare e si muoveva veloce per servire tutti. Intanto, fuori continuava a imperversare la tempesta.
Il barista alzò il volume delle casse, coprendo con la musica il rumore della pioggia. Luca aspettò il suo ordine, contento di essersi rifugiato lì, di non dover tornare subito a casa, di non doversi giustificare con la moglie per il ritardo.
Si era sposato otto anni prima con la vivace e carina Sofia. Prima del matrimonio, tutto era perfetto, come nei primi mesi di vita insieme. Poi, all’improvviso, Sofia era cambiata. La sua amica era sposata con un imprenditore, e lei non faceva che invidiarla. Parlava solo di pellicce, diamanti e lifting.
“Sofì, ma perché? Sei giovane e bella.”
“E lo sarò ancora di più,” ribatteva lei.
A volte non le piaceva il suo naso, altre le labbra troppo sottili, altre ancora diceva di avere il seno troppo piccolo.
Luca cercava di dissuaderla dall’operarsi. Le diceva che il silicone non l’avrebbe resa più bella, anzi.
“Dici così perché non hai i soldi,” rispondeva Sofia, offesa.
Di figli non ne voleva nemmeno sentir parlare.
“Ti ingrasso, smetti di amarmi. Quando guadagnerai abbastanza, allora ne parleremo,” sbottò una volta.
Luca non replicava, la amava. Un amico dell’università gli aveva proposto da tempo di entrare in affari con lui, promettendogli montagne d’oro. Così, Luca aveva rischiato. All’inizio tutto andava bene. Aveva persino cambiato l’auto regalatagli dal padre, anche se era comunque un’usata, ma di categoria superiore.
Poi tutto era crollato. L’Agenzia delle Entrate aveva trovato irregolarità e bloccato i conti. L’attività era finita, soffocata dalla concorrenza. Luca si ritrovò con nulla.
Sofia lo definiva un fallito. Le continue critiche e litigi spegnevano in lui ogni scintilla d’amore. Tornò al suo vecchio lavoro, vivendo per inerzia, incapace di trovare la forza di lasciarla.
***
Al tavolo accanto si sedette una giovane coppia. Luca li osservava e pensava che anche loro, come lui e Sofia un tempo, erano innamorati e felici. Com’era possibile che tutto fosse svanito?
Fu distratto dalle urla al bancone. Due ragazze cercavano di liberarsi da un tipo ubriaco che le importunava. Non sembravano abituate a quel tipo di situazioni. Due studentesse che si erano rifugiate lì per la pioggia. L’uomo prese una delle due a forza e la trascinò verso l’uscita. L’amica cercò di fermarlo, ma lui la spinse via facendola sbattere contro il bancone. Nessuno nel bar interveniva.
Luca si alzò e gli sbarrò la strada. L’altro lo fissò con aria torva.
“Che vuoi? Levati!” E, senza lasciare la ragazza, gli sferrò un pugno.
Luca schivò e rispose colpendolo. L’uomo mollò la ragazza e si avventò su di lui, iniziando una colluttazione. Alla fine, Luca riuscì a stenderlo. Qualcuno urlò di aver chiamato la polizia.
“Andiamocene da qui,” disse la ragazza, tirandolo per mano.
La testa gli ronzava per i colpi, sentiva il sapore salato del sangue da un labbro spaccato. Aveva preso parecchio. Non obiettò, seguì la ragazza fuori. Pioveva ancora, ma ormai era una pioggerellina. GiraSi avviarono verso casa sotto la pioggia, con il cuore più leggero e la speranza di un nuovo inizio.