– Ma che stai dicendo, mamma?! – sbottò Caterina, aggrappandosi allo schienale della sedia. – Che vuol dire che sono un’estranea? Sono tua figlia!
– Non alzare la voce! – Nina Maria fece un gesto di fastidio, senza nemmeno alzare gli occhi dal giornale. – Ho detto quello che ho detto. E poi, chi sei tu per dirmi come devo parlare?
– Mamma, ma che succede? – irruppe nella stanza Luca, il marito di Caterina. – I vicini stanno già bussando al muro!
– E che bussino pure! – borbottò la vecchia. – In casa mia dico quello che mi pare.
Caterina si lasciò cadere sul divano, sentendo le gambe cedere. Tutto era iniziato per una sciocchezza – aveva solo chiesto alla madre di non buttare via gli avanzi della minestra, pensando di riscaldarli il giorno dopo. E invece si era sentita dire una cosa che ancora non riusciva a credere.
– Mamma, forse è la pressione? – chiese con cautela Caterina. – Hai preso le medicine?
– Che c’entra la pressione? – finalmente Nina Maria abbassò il giornale e fissò la figlia con occhi gelidi. – Ti ho detto chiaro e tondo: per me sei un’estranea. E lo sei sempre stata.
Luca e Caterina si scambiarono un’occhiata. In trent’anni di conoscenza con la suocera, lui l’aveva vista di tutti i colori, ma mai così fuori di sé.
– Nina Maria, vuoi che chiamiamo il dottore? – propose. – Oggi non ti sembri in te.
– Sono lucidissima! – esplose la vecchia. – Basta fingere! Ho finito di fare la parte della nonnina perfetta in una famigliola felice!
A Caterina si strozzò il respiro. Un nodo le serrò la gola e nella testa le rimbombava una sola domanda: possibile che sua madre la pensasse davvero così? Che per tutta la vita avesse nascosto di non amarla?
– Mamma, ma come puoi dire certe cose? – la sua voce tremava. – Io ci sono sempre stata. Ti ho assistita quando stavi male, ti ho aiutata con i soldi, ti ho portato la spesa…
– Ecco, appunto! – Nina Maria si alzò di scatto, facendo cadere il giornale. – Tutto per pietà! Pensavi di doverlo fare! E a che mi serve una cura così?
– Per pietà?! – Caterina non credeva alle proprie orecchie. – Mamma, ma che dici? Io ti voglio bene!
– Non mentire! – la vecchia si avvicinò alla finestra fissando il cortile. – Nessuno mi vuole bene. Neanche tu.
Luca le prese delicatamente la mano. Caterina era bianca come un lenzuolo e tremava.
– Andiamo in cucina – sussurrò. – Lasciala calmare.
– No – Caterina si alzò. – Mamma, dimmi che succede. Perché dici queste cose?
Nina Maria si voltò lentamente. Sulla sua faccia c’era uno strano sorriso sarcastico.
– Che cosa vuoi che ti spieghi? Credi che non sappia cosa dici di me? Vecchia, malata, di peso a tutti…
– Io non ho mai detto niente del genere!
– Ma smettila! – la vecchia agitò una mano. – Vi ho sentito con tuo marito. Sussurravate in cucina, credevate che non sentissi. E invece ho l’udito fine, tra parentesi.
Luca corrugò la fronte. Cercava di ricordare di cosa avessero parlato per turbare tanto la suocera.
– Di cosa stavamo parlando?
– E tu non te lo ricordi? – la vecchia strizzò gli occhi. – Di come dovremmo decidere di mettermi in una casa di riposo. Che vi do fastidio.
Caterina sussultò. Era vero, un mese prima ne avevano parlato con Luca. Ma non perché volessero sbarazzarsi di lei, bensì per preoccupazione. Nina Maria aveva dimenticato più volte il gas acceso, a volte non riconosceva la vicina con cui chiacchierava da dieci anni.
– Mamma, non volevamo metterti da nessuna parte – tentò di spiegare Caterina. – Eravamo solo preoccupati…
– Non provare a prendermi in giro! – la interruppe la vecchia. – Ho capito tutto! Sono stufa di voi, delle vostre attenzioni false!
– Nina Maria, sa che le vogliamo bene – intervenne Luca. – Caterina non si è mai staccata da lei quando era malata. Passava le notti insonni.
– Per dovere! – tagliò corto la vecchia. – Perché “si fa così”! Ma amore vero non ne ho visto!
Caterina sentì le lacrime salire agli occhi. Come poteva dirle una cosa del genere? Aveva sempre cercato di essere una brava figlia. Anche quando era difficile, anche quando i suoi figli avevano bisogno di attenzioni, aveva sempre trovato il tempo per la madre.
– Mamma, perché mi fai questo? – la sua voce si incrinò. – Cosa ti ho fatto di male?
– E cosa di buono? – la vecchia si risedette. – Vivi la tua vita, vieni quando serve, chiedi del mio salute per dovere. E credi che basti?
– Ma ti chiamo tutti i giorni! Porto la spesa, chiamo i dottori!
– Formalità! – Nina Maria scosse la testa. – Ma dov’è il cuore? Quand’è l’ultima volta che sei venuta senza un motivo, solo per un caffè e due chiacchiere?
Caterina ci pensò. Ultimamente i loro incontri si riducevano a faccende pratiche. Medicine, bollette, cose da aggiustare.
– Mamma, ho la mia famiglia, il lavoro…
– Appunto! – la interruppe la vecchia. – Tu hai tutto, io chi ho? Nessuno! Sto qui sola, ad aspettare che la figlia si degni di farmi visita!
– Vieni a vivere con noi! Te l’abbiamo detto mille volte!
– E perché dovrei? Per essere di peso? Per sentire i nipoti lamentarsi e mio genero sospirare?
Luca aprì la bocca per replicare, ma Nina Maria non glielo permise.
– Credi che non veda? Quando vieni, hai sempre fretta. Come se fossi qui per scontare una condanna.
Caterina si sedette sul divano coprendosi il viso. C’era del vero nelle parole di sua madre, e questo era il colpo più duro. Spesso correva via, pensava ai suoi impegni mentre era lì.
– Ho cercato di aiutarti in tutto – disse piano.
– Aiutare! – la vecchia sbuffò. – Ma parlare con me come con una persona? Chiedermi come sto, cosa penso? Raccontarmi qualcosa di te?
– Io ti racconto…
– Cosa mi racconti? Che al lavoro è un caos, che Giulia va male a scuola, che mancano i soldi. Ma di te? Cosa ti preoccupa, cosa ti rende felice?
Caterina alzò lo sguardo. Sua madre la fissava con disperazione negli occhi.
– Pensavo che non ti interessasse…
– Non mi interessasse?! – la vecchia si avvicinò. – Io sento ogni tua emozione! So quando sei triste o felice. Ma tu non me ne parli mai!
– Non volevo caricarti dei miei problemi.
– E allora a che serve una madre? – Nina Maria si sedette accanto a lei. – Solo per essere sfamata e curata?
Scese il silenzio. Luca si appoggiò alla finestra, sentendosi fuori posto. Le due donne tacevano, ognuna immersa nei propri pensieri.
– Sai cosa mi ferisce di più? – disse improvvisamente Nina Maria. – Che non mi vedi. Per te sono solo una vecchia malata da assistere.
– Non è vero…
– È vero! Quand’è l’ultima volta che mi hai chiesto cosa penso? Cosa miMentre il sole calava su Roma, madre e figlia si scambiarono un lungo abbraccio, finalmente libere dal peso di anni di silenzi e incomprensioni, sapendo che da quel giorno ogni lacrima versata sarebbe stata di gioia.