La porta che non riaprirò più

—Mamma, apri la porta! Per favore! — I pugni di mio figlio battevano così forte sul metallo che sembrava stessero per sfondarla. — So che sei in casa! La macchina è qui, quindi non sei uscita!

Valentina Rossi era seduta sulla poltrona, di spalle alla porta, con una tazza di tè freddo tra le mani. Le tremavano così tanto che la porcellana tintinnava sul piattino.

—Mamma, ma che succede? — La voce di Marco era sempre più disperata. — I vicini dicono che non apri a nessuna da una settimana! Nemmeno a Lucia!

Al nome della nuora, Valentina fece una smorfia. Lucia. La sua preziosa Lucetta, per cui Marco avrebbe fatto di tutto. Anche quello che era successo giovedì scorso.

—Mamma, chiamo un fabbro! — minacciò lui. — Ti faccio scassinare la serratura!

—Non osare! — urlò Valentina senza voltarsi. — Non osare toccarmi!

—Mamma, ma perché? Che ti ho fatto? Parlami!

Valentina chiuse gli occhi, cercando di riprendere il controllo. Come spiegargli quello che aveva sentito per caso nel corridoio dell’ospedale?

—Mamma, ti prego… — la voce di Marco si fece più tenera, supplichevole. — Sono preoccupato. Anche Lucia è preoccupata.

Lucia preoccupata. Certo. Probabilmente temeva che i suoi piani saltassero.

—Vai via, Marco. E non tornare più.

—Mamma, ma stai male? Hai la febbre? Vuoi che chiami il dottore?

—Non mi serve un dottore. Mi serve che tu mi lasci in pace.

Valentina si alzò e si avvicinò alla finestra. In cortile c’era Marco, al telefono. Di sicuro con quella sua Lucia, a lamentarsi della suocera capricciosa.

Lui alzò lo sguardo e la vide. Le fece un cenno, come a dire che stava salendo. Valentina tornò alla poltrona e si sedette di nuovo.

Un minuto dopo, bussarono di nuovo.

—Mamma, sono io con Lucia. Apri, per favore.

Valentina serrò i denti. Allora l’aveva portata. La moglie che tanto premurosamente pianificava il futuro.

—Signora Rossi — la voce suadente della nuora — sono Lucia. Apri, ti prego. Marco è fuori di sé dalla preoccupazione.

Che brava attrice. Cambiava persino tono quando serviva.

—Ti abbiamo portato la spesa — continuò Lucia. — Latte, pane, i tuoi amaretti preferiti.

Gli amaretti. Valentina rise amaramente. Un mese prima, Lucia aveva scoperto che la suocera li adorava e ora li comprava sempre. Che premura.

—Signora Rossi, dicci almeno qualcosa — la voce di Lucia era tesa. — Siamo in pensiero!

—In pensiero — ripeté Valentina, così basso che non la sentirono.

—Mamma, non me ne vado finché non apri! — sbottò Marco. — Resto qui tutta la notte se serve!

Valentina sapeva che non scherzava. Da bambino era già testardo, se si metteva in testa una cosa, la otteneva.

—Va bene — disse alla fine. — Ma solo tu. Da solo.

—Cosa? — non capì lui.

—Lucia torna a casa. Parlo solo con te.

Dietro la porta, sentì i due sussurrare.

—Mamma, ma perché? Anche Lucia è preoccupata!

—Perché ho detto così. O solo tu, o nessuno.

Altri sussurri, poi la voce di Lucia:

—Va bene, signora Rossi. Torno a casa. Marco, chiamami quando hai capito che succede.

Valentina aspettò che i suoi passi si allontanassero, poi girò lentamente la chiave.

Marco entrò come un tornado, l’abbracciò e la scrutò in volto.

—Mamma, sei dimagrita! E sei pallida! Che hai? Stai male?

—Non sto male — si liberò dall’abbraccio e andò in cucina. — Vuoi un caffè?

—Sì — lui si sedette, fissandola. — Parla. Perché ti chiudi in casa? Perché non apri a nessuno?

Valentina mise l’acqua sul fuoco e si girò.

—Perché dovrei aprire? Che bene mi aspetto?

—Mamma, non è questione di bene! Devi uscire, fare la spesa, andare dal medico…

—La spesa la fa Carla, la vicina. Le lascio i soldi e la lista. E dal medico non ci vado.

—E perché no?

Valentina versò l’acqua nelle tazzine.

—Perché l’ultima volta ho sentito cose che avrei preferito non sapere.

Marco aggrottò la fronte.

—Che hai sentito?

—Tua moglie. Parlava al telefono con un’amica. Non si era accorta che c’ero io.

—E che diceva?

Valentina si sedette di fronte a lui e lo fissò a lungo. Gli occhi così simili a quelli di suo marito, morto anni prima. Buoni, sinceri. Davvero capace di una cosa simile?

—Parlava di vendere il mio appartamento. Di mettermi in una casa di riposo. Di come avrebbero speso i soldi.

Marco impallidì.

—Mamma, hai frainteso. Lucia non…

—Ho capito benissimo — lo interruppe. — Parola per parola. Diceva: “Marco è d’accordo. Dice che sua madre non può vivere da sola, è pericoloso alla sua età. La sistemeremo in una buona struttura, venderemo l’appartamento. I soldi basteranno per l’anticipo.”

—Mamma, io non…

—Non parlare! — alzò la voce. — E poi ha aggiunto: “Per fortuna la suocera è ingenua, non sospetta mai nulla. Crede che le vogliamo bene. E invece è solo un peso.”

Marco teneva la testa bassa. Valentina vedeva le spalle tese, i pugni serrati.

—Mamma, te lo giuro, non sapevo nulla. Lucia forse stava fantasticando.

—Fantasticando? — rise amara. — Allora perché parlava così nel dettaglio? Della casa di riposo in via del Sole, delle condizioni ottime ma costose? Che il mio appartamento vale mezzo milione di euro?

—Ha fatto valutare casa? — chiese sbalordito.

—Sembra di sì. O credi che abbia sparato numeri a caso?

Marco si passò le mani sul viso.

—Mamma, davvero non lo sapevo. Lucia non me ne ha mai parlato.

—O forse sì, e tu non ascoltavi? Forse te l’ha messo in testa poco a poco?

Valentina si avvicinò alla finestra. In cortile, dei bambini giocavano. Piccoli, spensierati.

—Sai, Marco, ci ho pensato — disse senza voltarsi. — Forse ha ragione. Forse vi sto davvero di mezzo.

—Mamma, non dire così!

—E come dovrei? Vivo da sola in un trilocale, voi siete stretti in un monolocale. Io ho i miei risparmi, voi pagate mutui. Non sono più giovane, potrei cadere, farmi male…

—Se hai paura di stare sola, veniamo a vivere qui! Te l’ho proposto mille volte!

Valentina lo guardò.

—L’hai proposto. E tua moglie cosa diceva?

Lui esitò.

—Diceva di aspettare, di trovare prima una casa più grande.

—Ecco. E intanto io invecchio e divento un peso.

—Non sei un peso. Sei mia madre.

—Tua madre, ma sua suocera. Una estranea.

Si risedette.

—Marco, dimmi la verità. Vuoi che vada in una casa di riposo?

—No, mamma. Assolutamente no.

—E vendere casa?

“Allora,” sospirò Valentina, asciugandosi una lacrima, “decidi tu cosa fare con la tua vita, ma ricordati che ogni scelta ha un prezzo, e questo lo pagherai solo tu.”

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