FELICITÀ INASPETTATA

**Diario di una nonna**

“Mamma, l’ultima possibilità per avere un bambino è la fecondazione assistita. Io e Marco abbiamo deciso. Non cercare di farmi cambiare idea. Abituati a questa idea.” Le parole di Giulia uscirono tutte d’un fiato.

“Fecondazione assistita? Vuol dire che avrò un nipotino ‘in provetta’?” Non riuscivo a credere a ciò che sentivo dalla mia stessa figlia.

“Chiamalo come vuoi, mamma. Domani iniziamo le procedure. Gli esami sono già fatti. I medici ci hanno avvertito: sarà un percorso lungo e incerto. Nessuna garanzia. Ti prego, abbi pazienza.” Giulia sospirò profondamente.

Io rimasi senza parole. Avrei dovuto sostenerla, confortarla, aiutarla, o almeno non intromettermi.

Parlammo al telefono. Capivo che per Giulia fosse difficile affrontare l’argomento di persona, era un tema delicato.

La prima volta che si era sposata, era con il suo amico d’infanzia, Luca. Credeva che il loro fosse amore eterno. O almeno, così le sembrava. Ma proprio durante il matrimonio, al ricevimento, Luca, dopo qualche bicchiere di troppo, finì tra le braccia della testimone. Giulia li trovò in una situazione… romantica, per usare un eufemismo, nel ripostiglio.

Luca, vedendola, balbettò scuse confuse. La testimone, afferrata la borsa e coprendosi con uno scialle trasparente, scappò via e nessuno la rivide più quel giorno.

Giulia chiese il divorzio. Io e suo padre cercammo di convincerla a pensarci su: “Giulia, non essere impulsiva. Lui era ubriaco, chissà cos’ha combinato. Quella testimone avrà approfittato di lui, è un ragazzo in gamba, magari ha ceduto alla tentazione. Perdonalo, tesoro. Avete tutta la vita davanti. Ripensaci, te ne pentirai.”

“No, mamma, non mi pentirò. Luca mi ha tradito, punto. Fa male, ma non voglio cominciare un matrimonio con bugie e tradimenti. Grazie al cielo è successo il giorno del matrimonio, almeno ho sofferto di meno.” Giulia fu irremovibile.

Luca cercò di convincerla, chiese perdono, si pentì davvero, ma tutto inutile.

…Qualche mese dopo, scoprimmo che Giulia era incinta di Luca. Senza dirmi nulla, interruppe la gravidanza. Se lo avessi saputo, l’avvero supplicata di tornare con lui.

…Il tempo passò, e Marco si fece avanti. Tra l’altro, era il migliore amico di Luca. Da sempre innamorato di Giulia, ma non aveva mai osato mettersi tra loro. Ora, però, era l’occasione perfetta. Giulia non accettò subito. Bruciata, non si fidava di nessuno. Esitò per tre anni. Marco non si arrese. Alla fine, Giulia si convinse della sincerità dei suoi sentimenti:

“Marco, la tua proposta di sposarmi è ancora valida?”

“Certo, Giuli! Dici davvero che accetti?” Marco le baciò la mano.

Giulia annuì.

Marco organizzò un matrimonio sontuoso. Erano presenti tutti gli amici, tranne Luca. Lui, però, mandò un enorme mazzo di gigli profumati. Giulia lo rifiutò e lo regalò a un’amica single.

Giulia aveva ventotto anni, Marco trentatré. Passarono due anni di matrimonio, ma niente figli.

“Giulia, voi e Marco avete qualche progetto, o… non arriva il bebè?” chiesi delicatamente.

“Non arriva, mamma. Sono preoccupata. Marco non ne parla, penso si senta in colpa. Aspetteremo ancora un anno, poi…” Abbassò lo sguardo.

“Poi cosa? Prenderete un bambino in adozione?” Non capivo cosa intendesse.

“Vedremo. Avremo un bambino, in un modo o nell’altro.” Sorrise, persa nei suoi pensieri.

“Che Dio ti benedica! Io e tuo padre aspettiamo un nipotino con il fiato sospeso.” Le accarezzai i capelli.

Passarono altri due anni di tentativi…

Poi Giulia mi parlò della fecondazione assistita. Io mi opposi con tutte le mie forze:

“Giuli, dicono che questi bambini non abbiano l’anima, che si ammalino più spesso, che non siano di questo mondo, che non possano avere figli… Insomma, dei biorobot.”

“Mamma, questo metodo ha quasi quarant’anni. Si usa in tutto il mondo. Oggi tante coppie sono sterili. I bambini ‘in provetta’ nascono come gli altri. Solo che è dura. Non immagini quanto io e Marco abbiamo sofferto per questa decisione. Preparati, avrai un nipotino. Potrebbero essere gemelli. E poi, le prime donne che l’hanno fatto hanno poi avuto figli naturalmente.” Voleva convincermi a tutti i costi.

Io capii che il processo era già avviato. Non c’era più scelta. Restava solo sperare, credere, non perdere la fede.

…Il percorso fu costoso, estenuante, logorante. Giulia riuscì a rimanere incinta solo al quarto tentativo. Cadde in depressione, ebbe crisi isteriche. A causa della terapia ormonale, ingrassò. Marco dimagrì, straziato dagli sbalzi d’umore di lei, dal suo piangere senza motivo.

“Mamma, ho paura di starnutire, di tossire, di fare movimenti bruschi. E se perdessi tutto? Non ce la farei a un quinto tentativo. Sono stanca, disperata. Spero solo di portare avanti questa gravidanza. E tutto per colpa di quel primo aborto. Potevo non farlo? Ora ne pago le conseguenze.” Giulia si asciugò una lacrima amara.

Marco e Giulia dovettero andare al mare due volte. Avevano bisogno di una pausa. I nervi di Giulia cedevano. Era sull’orlio della follia, voleva buttarsi dalla finestra… Marco non la lasciò sola, la sostenne con amore. Questo fu importante.

Giulia mi confessò: “Marco è la mia roccia, il mio prato, la brezza calda. Senza di lui, non ce l’avrei fatta.”

…Dopo otto mesi di attese, speranze e paure, nacque la nostra Caterina. I bambini ‘in provetta’ nascono un po’ prima.

La famiglia esplose di felicità. Anche se, all’inizio, la madre di Marco dubitò della parentela. La sentii sussurrare preoccupata:

“Marco, e se questa bambina non fosse tua? Guarda, il naso non è il tuo, e le orecchie sono a sventola… Le tue sono aderenti. Forse all’ospedale hanno sbagliato…”

…Caterina crebbe e divenne sempre più simile a suo padre. Solo allora sua suocera si calmò.

In generale, i bambini ‘in provetta’ non nascono per caso. Sono voluti, amati, protetti più degli altri. Hanno un’infanzia serena. I genitori li tengono tra le mani come un raggio di sole.

Giulia e Marco dovettero trasferirsi. Una volta, portai Caterina al parco. Non aveva ancora un anno. Le altre mamme chiacchieravano, si confrontavano sull’educazione dei figli, discutevano delicatamente dei mariti.

Vidi arrivare un’infermiera della clinica:

“Buongiorno, mamme! E un speciale buongiorno alla nonna della bimba ‘in provetta’!” Lo disse a voce alta, senza ritegno.

Vorrei essere sprofondata: “Ma è impazzita? Come si permette di parlare così davanti a tutti? Maleducata!”

Tutti intorno si bloccarono. L’infermiera batté le palpebre:

“Scusi, credevo che tutti sapessero che Caterina è… una bambina speciale.”

“Ha ragione, Caterina è speciale.” Portai mia nipote in…E ora, mentre guardo Caterina correre felice tra i fiori del nostro giardino, so che ogni lacrima, ogni paura, ogni sacrificio è valso la pena.

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