“Mamma, smettila!” Luca si voltò bruscamente dalla finestra, dove fissava le auto scorrere. “Basta con questa storia! Te l’ho spiegato cento volte!”
“Spiegato?” Esplose Maria, agitando le mani. “Cosa avresti spiegato? Che ci abbandoni per quella donna estranea con i bambini?”
“Non è estranea! Elena è mia moglie!” La voce di lui tremava di rabbia, i pugni serrati. “I bambini sono miei ora. Capisci? Miei!”
Chiara sedeva immobile al tavolo della cucina, girando un cucchiaino da tè. Lacrime silenziose cadevano nella tazza fredda. Non piangeva, ma gli occhi lacrimavano come la pioggia oltre il vetro.
“Tuoi?” Maria rise, un suono più agghiacciante di un urlo. “Sei pazzo? Hai una sorella che dopo l’incidente cammina a fatica! Una madre che ha vissuto per te! E tu… te ne vai con degli sconosciuti!”
Luca si lasciò cadere sul divano, sfregandosi il volto. Erano conversazioni che lo stremavano, fino all’emicrania.
“Mamma, cerca di capire. Sono un uomo di trentadue anni. Ho diritto a una vita mia.”
“Vita tua?” Maria gli afferrò le mani. “Luca, tesoro, che vita puoi avere con una divorziata e due figli non tuoi? Sei giovane, bello, hai un buon lavoro. Troverai una ragazza più giovane, avrai figli tuoi…”
“Non voglio altri figli!” Strappò le mani dal suo abbraccio. “Massimo e Daria sono miei. Massimo ieri mi ha chiamato papà. Capisci? È la prima volta!”
Chiara singhiozzò, alzandosi zoppicando. Si avvicinò al fratello. “Luca, e io? Sai che senza te sono perduta. Dopo l’incidente conto solo su te. Mamma è pensionata, non ha soldi. Chi mi aiuterà?”
Un abbraccio fraterno. Luca la strinse a sé, carezzandole i capelli. “Chiara, non muoio. Vivrò solo altrove. Ti aiuterò sempre.”
“La tua famiglia sei sempre stato noi!” Intervenne Maria. “Quella vera!”
“Elena è incinta,” disse Luca piano.
Un silenzio tombale. Solo il ticchettio dell’orologio e la pioggia contro i vetri.
“Cosa hai detto?” Maria impallidì.
“Elena aspetta un bambino. Nostro figlio. Capite ora perché non posso abbandonarla?”
Chiara si scostò, gli occhi dilatati. “Di quant’è?”
“Quattro settimane. Ma i medici dicono che va tutto bene.”
“Santo cielo…” Maria coprì il volto. “Cos’hai combinato, figlio mio?”
Maria aveva lavorato trent’anni come maestra d’asilo. Amava i bambini, ma aveva immaginato nipoti diversi. Non da una divorziata con due figli, ma da una brava ragazza di buona famiglia.
“Mamma, che c’è di male?” Luca cercò di abbracciarla. “Finalmente avrai un nipote.”
“Da chi? Da una donna già sposata? Già madre? Chi è? Da dove spunta?”
“Elena fa l’infermiera in pediatria all’ospedale. Donna buona. I bambini sono meravigliosi.”
“E il loro padre?” Insistette Maria.
“Morto in missione di pace. Elena aveva ventitrè anni, sola con due piccoli.”
“Ah,” annuì Maria. “Cercava un allocco che li mantenesse. E l’ha trovato.”
“Mamma!” Luca esplose. “Basta! Non sono un allocco! Ho scelto per amore!”
“Amore?” Maria si alzò, passeggiando nervosa. “Cosa ne sai d’amore? Sei rimasto qui anni con noi senza esperienza con le donne.”
Chiara riappoggiò la testa sulle braccia. Gli scontri familiari acuivano il dolore post-incidente.
“Potrei conoscere Elena?” Chiese improvvisa.
“Perché?” Maria la fissò sospettosa.
“Voglio capire cosa ha di speciale.”
“Certo!” Esultò Luca. “Domani usciamo insieme. Al bar o da noi.”
“Da voi? Dove abitate?”
“Affittiamo un bilocale a Posill
Il mattino seguente, pioggia battente ancora scivolava sui vetri quando, guardando fuori, Domenico vide una timida fessura tra le nuvole grigie e credette, con tutto il cuore, che finalmente il sole sarebbe tornato a splendere.