Come Ninka si preparava al matrimonio

Nessuno in paese capiva perché Ginevra avesse così poca fortuna in amore. Ragazza in gamba, di tutto punto, intelligente e carina. Un buon lavoro pure, veterinaria in una grande fattoria della Toscana. Forse era perché non era del posto. E, a dire il vero, Ginevra spiccava tra le donne locali.
“Se Ginevra abbassasse un po’ quella corona che porta in testa, magari un uomo apparirebbe in casa sua. Certo, quelli veramente buoni non si trovano neanche col lanternino, ma almeno un soffio maschile!” esordì signora Marta, dando il via al solito dibattito tra le comari sedute sulla panca al tramonto. Era sempre lei a iniziare le discussioni sui pregi e difetti del vicinato. Sapeva tutte le novità del paese prima che accadessero.
La sua eterna rivale, signora Tiziana, non si fece attendere. Amiche fin dalla gioventù, polemizzavano da una vita. Se Tiziana diceva bianco, Marta con la schiuma alla bocca giurava fosse nero.
Tutte le comari si voltarono verso Tiziana, pronte per l’ennesimo siparietto. La risposta arrivò puntuale.
“Che razza di notizie sono? Per avere le calze puzzolenti in giro, devi rinunciare a te stessa. Ma sentitela! Non serve nulla da un uomo, basta che sparga puzza in casa mentre la donna lavora. Bleah, meglio la corona!”
Marta arrossì vivacemente.
“Ma che vaneggiamenti fai? Una donna deve stare con un uomo! Un uomo in casa ci vuole!”
“No, spiegami: a che pro? Tu stessa dici che son rimasti solo gli scarti! Perché serve? Per fargli da badante?”
Marta non trattenne lo scatto.
“Sciocca! E i figli? Devono nascere!”
“Sciocca tu! Figli sì, e poi trascinarsi per la vita quel cosiddetto uomo! Non è meglio andare in città, trovarne uno normale, belloccio, e farsi un figlio? Senza dover sfamare un parassita ubriacone, una vita per i fatti tuoi!”
Le comari sussultarono. Le liti più accese tra loro due erano sempre su questioni morali. Una volta litigarono così forte da non parlarsi per un mese. Nemmeno venivano alla panca. Un gran tedio per tutte. Il fatto era che Marta aveva avuto un marito, morto vent’anni prima, mentre Tiziana tre, e ora ci pensava il vecchio Vasco, stuccatore, a proporle di unire le case. Settant’anni lei, quasi ottanta lui, e niente paura.
Perciò le opinioni divergevano sempre.
Quella volta sarebbe finita in rissa, se non fosse apparsa la protagonista del discorso.
“Buonasera, ragazze!”
Ginevra si fermò sorridendo alle comari.
“Buonasera, Ginevra! Vieni da Firenze?”
“Da Firenze, signora Tiziana. Ho portato le gocce antipulci, avvertite chi ha gatti che grattano, passo a applicarle.”
“Oh, Ginevra, i gatti le pulci devono averle!”
“Ma signora Marta, oggi le gocce sono miracolose: una volta e puoi far dormire il tuo micio sul letto sei mesi.”
Tiziana intervenne sprezzante, lanciando un’occhiataccia all’amica.
“Ginevra, grazie, passa da me. Io, a differenza di certi dinosauri fermati al secolo scorso, capisco la comodità. E su questa gente non badarci, non mi stupirei se si lavassero ancora con la cenere.”
Scoppiò in una risata fragorosa. Marta imporpor
Ginevra si rese conto che il vero amore prima o poi sarebbe arrivato senza sforzi, come il sole che sorge dopo la notte più buia.

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