Il ragazzo posò l’orecchio sulla bara della madre e pronunciò parole che gelarono tutti in chiesa.

Oggi è stato il funerale di Francesca. In chiesa regnava un silenzio denso, quasi palpabile. L’aria sapeva d’incenso, lacrime e quel dolore muto che strozza la gola. La gente piegava il capo, ognuno chiuso nel proprio strazio, come se il tempo si fosse fermato.

Poi, passi.

Scalzi, leggeri.

Lorenzo, mio nipote di sei anni, si è alzato. Muoveva gambe tremanti, ma sulla sua faccia c’era una maturità improvvisa. Senza parlare, avanzò tra i banchi fino alla bara.

Attese un cenno? Non so. Poi appoggiò quell’orecchino piccolo sul petto di lei. Nessun battito. Lui ascoltava uguale, come se oltre quel vuoto potesse esserci una risposta.

Passò un minuto. Forse due.

Sussurri tra i presenti, singhiozzi. All’improvviso sollevò lo sguardo. Occhi spalancati, pieno di terrore misto a fiducia infantile. Si voltò verso di me e disse:

“Ha detto: ‘Non ti ho salutato…'”

Un gelo ci percorse. Persino le candele vacillarono.

Una donna svenne in ultima fila. Qualcuno lasciò cadere il messale. Mi avvicinai, ma lui aggiunse prima che aprissi bocca:

“Ha detto che mi aspetta… stanotte.”

Un silenzio di tomba.

Lo portarono via, borbottando di fantasie infantili. Nessuno quella notte dormì. E all’alba…

La signora Pugliesi al piano sotto giurò d’aver visto salire le scale: una sagoma in nero e un bambino.

Di loro più nessuna traccia.

La bara, all’alba, era vuota.

Tre giorni dopo. La loro casa a Montelucco, sprangata. I parenti rifiutarono l’affido. Troppi incubi quella sera. Troppe cose… sbagliate.

Lorenzo era un bimbo taciturno da quando suo papà morì. Parlava solo con Francesca. Si comprendevano senza parole. Spesso, quando lei dormiva, le teneva la mano. Un talismano contro ogni male.

Lei era il suo mondo.

La malattia che se l’è portata? Due settimane. Non
Il bambino nacque in una tiepida mattina di primavera, il segno a forma di ali circolari sulla sua manina sinistra luccicava alla luce dell’alba mentre il villaggio tratteneva il respiro, sapendo che il cerchio della promessa eterna aveva trovato nuova carne in cui abitare.

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Il ragazzo posò l’orecchio sulla bara della madre e pronunciò parole che gelarono tutti in chiesa.