Il diritto di sbagliare.

*Il diritto di sbagliare.*
Chi scoprì che suo padre aveva un’amante fu del tutto casuale – quel giorno aveva marinato il liceo per accompagnare la sua amica Beatrice da un tatuatore. Presentarsi al centro commerciale in divisa era imbarazzante, così fece un salto a casa per cambiarsi. Proprio mentre Chiara si infilava i jeans, nella serratura girò la chiave. Rimase paralizzata, penzolando goffamente su una gamba mentre l’altra restava incastrata nella stoffa. Per un attimo pensò a ladri, ma poi riconobbe la voce di papà – evidentemente parlava al telefono.
«Prendo i documenti e parto subito, non posso certo dire d’essere stato in palestra se la borsa sportiva è sotto il letto.»
Chiara s’ingannò – non era una telefonata, ma un messaggio vocale, perché pochi minuti dopo udì una voce femminile:
«Amore mio, quanto mi sei mancato, non resisto più ad aspettarti… Ah, ho preparato i tuoi cannoli preferiti, sbrigati o si raffreddano! Bacioni mille!»
Il senso di quelle parole arrivò dopo: prima riconobbe la voce. Era zia Isabella, collega di suo padre e sorella di una carissima amica di sua madre, spesso ospite a casa loro. A Chiara piaceva: zia Isabella non fingeva d’avere tutte le risposte, amava divertirsi e ascoltava musica moderna, non quelle canzoni melense preferite dai suoi genitori. Solo quando si chiese perché lei inviasse messaggi vocali a papà, capì.
Nella serratura rigirò la chiave, e l’appartamento tornò silenzioso. Chiara crollò sul letto ripensando alle parole di zia Isabella – no
E mentre il tradimento paterno si dipanava tra bugie, riconciliazioni e nuove disillusioni, Chiara scoprì amaramente che perfino i cannoli della zia Isabella non valevano il dolore di vedersi reciso il cuore a sedici anni, così si fece tatuare “L’amore è cieco”, cancellò il numero di Michele dal telefono e giurò di non fidarsi mai più di nessuno.

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