Sai, tesoro, come si dice: non tutte le Sofia sono di Milano, non tutti gli Stefano sono da Verona. E i santi su questa terra peccatrice son pochi. Per cui non giudicare, guarda piuttosto dentro te stessa. Ma tu, proprio così diligente sei stata con il tuo Luca? – la nonna socchiuse gli occhi, come se già sapesse la risposta alla sua domanda.
– Nonna, Luca se n’è andato con la mia amica! Dov’è la giustizia? Dovrei tacere? – sbottai indignata.
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In ogni caso, non andare di corsa al lavoro di Luca a lamentarti col suo capo che tuo marito è un donnaiolo. Faresti solo una figuraccia. Lo sappiamo, ci siamo passate… Mogli tradite correvano dai sindacati in lacrime, col naso che colava. Ma l’amore non segue decreti e non conosce divieti. Non servirà a nulla, piccola. Rassegnati. Col tempo capira come stanno le cose, – la nonna era serafica. La mia notizia sul marito infedele e l’amica traditrice non l’aveva minimamente scossa o turbata. Come se fosse una cosa ordinaria.
Hmm, ‘rassegnati’… facile a dirsi. L’amica Sofia si era rivelata una serpe, una furbacchiona. Dopo la morte del marito, si è messa col mio. Non succederà, non glielo lascio!
Era capitato che il mio Luca guardasse Sofia. Me lo ricordo, una volta siamo andati tutti insieme alle terme. Luca non riusciva a staccare gli occhi da Sofia. Se la mangiava con gli occhi. La abbracciava e baciava con lo sguardo mentre l’amica era avvolta nell’asciugamano. Io non davo molta importanza a tutti quei sottintesi.
Sofia, certo, è bellissima, dolce, un’anima buona. E allora? Io e Luca abbiamo vissuto sedici anni insieme, abbiamo un figlio, Matteo. Ero convinta che la mia famiglia fosse solida e nessuna forza malvagia potesse spezzarla.
Sofia e Marco non hanno avuto figli. So che Sofia ci soffriva molto. Di Marco non so dirvi, rimaneva spesso in silenzio sull’argomento. Penso soffrisse da uomo. Eravamo amici tra famiglie. Spesso uscivamo in campagna, passavamo le vacanze insieme. Ci divertivamo alla grande. Ma sì, probabilmente tutto ha il suo tempo. La disgrazia era dietro l’angolo, sogghignava.
– Giulia, hanno portato Marco in ambulanza. Infarto. Madonna, gliel’avevo detto io: – Prendiamo un bambino da un orfanotrofio? Ma niente, lui sempre muto e sempre più cupo. Adesso non so nemmeno cosa aspettarmi. Si riprenderà?
La povera Sofia piangeva disperata.
– Calmati, Sofia. Andrà tutto bene! Vedrai. Marco è un ragazzone, – la confortavo sinceramente.
– Eh, Giulia! Come vivere senza Marco non me lo immagino! È la luce dei miei occhi. Mi consola, mi rincuora. E io da sola? – singhiozzava Sofia.
– Non dargli già per morto, Sofia. Tieniti su. Non deprimerti. Truccati, fatti le unghie, pettinati… Metti su un sorriso e corri dal tuo uomo in ospedale! Marco si riinnamorerà di te e guarirà più in fretta…
Quella volta tutto si risolse bene. Marco guarì, tornò in piedi. La vita riprese il suo corso.
Poco dopo, Marco e Sofia adottarono una bimba di tre anni, Chiara. La famiglia era al culmine della felicità.
– Adesso non fa più paura morire! – disse improvvisamente Marco durante il pranzo di festa.
– Ma che dici? Adesso sei tenuto a vivere, crescere la figlia, – ci sorprendemmo alla sua affermazione inattesa.
– Dico che non ho vissuto invano. Ho almeno riscaldato un’anima bambina, l’ho accolta. Conto su mia moglie Sofia. Lei se la caverà con la bimba. Le do il permesso di risposarsi, se mai… – Marco parlava con una tristezza insondabile negli occhi, dicendo cose misteriose.
– Oh, Marco, non inventati storie! Amici, brindiamo alla nostra felicità familiare! – proclamò mio Luca durante il brindisi.
E così dimenticammo la confessione di Marco. Fino al momento stabilito…
L’angelo della morte, come un asino zoppo, si ferma ad ogni porta. Marco non si salvò. Un secondo infarto massiccio non gli lasciò scampo. Marco dorme il sonno eterno.
Rimase Sofia con la figlia adottiva. Pianse il suo lutto per il marito e poi si rianimò. Sofia aveva allora trent’anni. L’amica cambiò completamente look. Da bionda diventò una bruna scura, rinnovò il guardaroba e sorrise più spesso di prima. Ci incontravamo ancora tutti insieme per i pranzi festivi.
Il mio Luca non vedeva l’ora di vedere Sofia. Davanti a lei, Luca scintillava di battute, rideva a sproposito, cercava di accontentare la giovane vedova. E non mollava la bambina di Sofia dalle braccia un minuto.
Io non davo peso a quelle attenzioni di mio marito. Pensavo volesse solo aiutare, sostenere nei momenti difficili la moglie dell’amico scomparso. Ma ecco…
Sofia ci invitò, me e mio marito, al compleanno della bimba. Chiara compiva dieci anni.
A tavola ridevamo, auguravamo alla festeggiata di crescere sana e ubbidiente.
A casa, chiesi con cautela a mio marito: – Luca, stai lasciando noi?
– Da cosa lo capisci, tesoro? – Luca negava sfacciatamente, con glaciale calma.
– È che sei tutto un ‘tesoro’. Non ti perdevi per caso? – cominciavo a innervosirmi.
– Aaaah, dici per quella cosa. Non so proprio cosa dire, – mio marito arrossì, si confuse.
– Non lo lascio a nessuno, sappi questo! Si è preso pena della vedova! Sofia ha il suo destino, noi il nostro! Ti sei scordato di tuo figlio? Cosa penserà Matteo del tuo padre bigamo? Ci hai pensato, benefattore? – in quel momento odiavo mio marito e lo disprezzavo.
…Dopo sei mesi Luca decise infine di
Col tempo, Daniele si riappacificò col padre Carlo, che portava il piccolo Enzo in giardino mentre io, osservandoli da lontano, capivo che a volte l’amore vero consiste proprio nel lasciare andare, in silenzio.