– Non osare parlare così di mia madre! – Edoardo sbatté un pugno sul tavolo, facendo sobbalzare le tazzine. – Ha lottato per noi tutta la vita!
– Lottato? – Chiara si girò dal piano cottura agitando un mestolo. – Tua madre ha preso le chiavi ed è entrata senza avvisare! Avevo la vestaglia, i capelli arruffati! E lei mi fa la predica sull’ordine domestico!
– Ma cosa ti prende? Una volta ti piaceva Elena…
– Una volta ero una stupida ingenua! – La voce di Chiara tremava di rabbia. – Pensavo: che meravigliosa suocera mi è capitata. Invece spia ogni mio passo!
Elena Rossi si bloccò sulla soglia della cucina ascoltando. Nella mano stringeva un sacchetto con focacce ripiene – sfornate all’alba per fare una sorpresa. Un dolore le stretto il cuore. Disturbava davvero? Chiara la odiava così tanto?
– Mamma? – Edoardo si voltò, vedendola sulla porta. – Quanto sei qui?
– Io… – Elena guardò confusa la nuora, poi il figlio. – Ho portato le focacce ripiene, le tue preferite.
Chiara si voltò verso i fornelli irrigidendo le spalle. Scese un silenzio pesante, imbarazzante.
– Mamma, entra – Edoardo spostò una sedia. – Beviamo un tè.
– No, meglio… vado a casa – mormorò Elena, deponendo il sacchetto. – Sono arrivata nel momento sbagliato.
Svoltò e s’affrettò verso l’uscita, trattenendo le lacrime. Odiò le voci soffocate del figlio e della nuora alle sue spalle.
A casa, Elena sedette alla finestra con una tazza di tè freddo. Come era possibile? Quando Edoardo le aveva presentato Chiara, se n’era innamorata subito. Dolce, modesta, occhi buoni. E Chiara sembrava sincera: la chiamava “mamma”, chiedeva consigli sul ménage.
E ora? S’impicciava davvero? Forse li visitava troppo spesso? Ma abitavano nell’edificio accanto, solo un cortile da attraversare. E voleva vedere il nipotino, il suo Daniele.
La sera squillò il telefono. Era Chiara.
– Elena Rossi, posso venire? Da sola…
– Certo, cara, entra pure.
Chiara entrò col volto rosso, gonfio di pianto. Si sedette di fronte, pugni serrati.
– Volevo scusarmi – cominciò concitata. – Per questa mattina… Con Edoardo… Non avrei dovuto.
– Chiara, cos’è successo? – Elena si chinò verso di lei. – Così sconvolta?
– Tutto insieme… – Chiara si asciugò gli occhi col polsino. – Lavoro, possibili tagli. Daniele malato da tre settimane, i medici non chiariscono. Edoardo… non vede che sono allo stremo. Lavoro, casa, il bambino… E arrivi tu, io impresentabile, casa sottosopra…
– Cielo, tesoro – Elena si avvicinò, circondandole le spalle. – Perché preoccuparti dell’ordine? Non sono una sconosciuta, sono famiglia.
– Proprio per questo! – singhiozzò Chiara. – Tu perfetta, casa sempre in ordine, cucini divinamente. Io, al confronto, mi sento inutile.
Elena la fissò stupita.
– Chiara, ma cosa dici? Inutile tu? Sei una moglie e madre meravigliosa. E la casa… Che importa con un bambino malato e il lavoro che ti strangola?!
– Davvero non mi condanni? – I suoi occhi umidi imploravano.
– Ma figurati, cara. Anch’io ho passato lo stesso con Edoardo. La rosolia, febbre alta, notti insonni. Arriva mia suocera e mi riempie di critiche per i piatti sporchi. Ancora mi brucia.
Un sorriso sfiorò finalmente le labbra di Chiara.
– Credevo mi giudicassi. Pensa: “Che vita sciatta, né cura il marito…”
– Santiddio – Elena scosse la testa. – Volevo solo aiutare. Focacce per evitarti fatica. Curare Daniele mentre vai in città. Risulto oppressiva.
– Non oppressiva – sussurrò Chiara. – Sono io stupida. Stressata, ho sfogato su di te.
– Sai cosa? – Elena sorseggiò il tè. – Un vero tè caldo, col dolce. Raccontami del lavoro. Cercheremo una soluzione.
Sfumarono la mezzanotte parlando. Chiara confidò difficoltà lavorative, preoccupazioni per Daniele, la stanchezza della routine. Elena annuiva, offriva spunti.
– Ho una conoscenza all’ufficio scolastico – disse riflettendo. – Potrebbe consigliare se ti licenziano.
– Davvero? – accese Chiara.
– Certo. Domattina chiamo Luisa Montanari, vedo le posizioni.
Addii romani. Il loro abbraccio non fu più formale, ma caldo, familiare.
– Elena, domani potrei lasciarvi Daniele? Ho un colloquio, col bimbo è difficile.
– Non chiederlo neanche! Portalo. Trascorreremo ore preziose.
Edoardo si
Eleonora guardava Chiara che ridendo sceglieva pomodori al mercato, con Daniele che implorava un gelato, e il cuore le si scioglieva per la certezza che famiglia non è solo sangue condiviso ma legami tessuti giorno per giorno con amore e volontà.






