L’estate finale
La nebbia si stendeva come un lenzuolo sottilissimo sul fiume Arno. Anna Romano sedeva sulla veranda della loro villa in campagna e contemplava l’alba. Per lei, da sempre, l’estate cominciava sól tanto: la tranquillità, la frescura, i primi raggi del sole, l’odore di legna bruciata nella brace del vicino. Aveva accolto tante albe in quel posto, ma questa era diversa. L’ultima.
«Nonna, perché non dormi?» Giulia, sua nipote, sbadigliò guardando fuori dalla porta.
«Guardo», rispose Anna, «viene là, è bello.»
Giulia si appoggiò al bracciolo della sdraio e rivelò la testa sulla spalla della nonna. Aveva quattordici anni e, come ogni teenager, odiava svegliarsi presto. Ma da quando aveva saputo che la villa sarebbe stata venduta, ogni dettaglio di quel luogo diveniva prezioso.
«Mamma e papà potrebbero aiutare!» protestò.
«Loro sono sempre in ufficio, anche in ferie.» Anna sorrise tristemente. «Anche quando ti hanno aiutato a pitturare il recinto… tuo padre ha perfino sofferto la schiena.»
«Non è vero!» insistette Giulia.
«Sì, invece.» Anna scosse la testa. «Il cottage è troppo grande per me. E non posso permettermi assistenza. La terra si è abbandonata, le finestre non tengono.»
«Ma…» cercò di ribattere la ragazza.
«Niente ‘ma’, Giulietta.» La nonna le strinse la mano. «Questo sarà il mio ultimo estate. E vorrei ricordarla con te. Non triste. Solo speciale.»
Dopo cena, i cugini di Giulia, Marco e Giulia, arrivavano con i loro figli. “Nonna, abbiamo le viti!” gridò Marco. La villa era un punto di incontro per tutta la famiglia, con racconti, risate e ricette segrete della nonna.
«Mamma, guarda che cassette di pomodori!» disse Giulia, correndo incontro a loro.
«Cosa ne farai, se vendi?» chiese a voce alta.
«Per l’autunno, almeno», sorrise Anna. «Siamo in tempo per i primi frutti.»
Il pomeriggio, mentre i membri più giovani raccoglievano fragole, Anna e Giulia cercavano nella biblioteca vecchi album di famiglia. «Ecco le foto di quando eri un bebè!» esclamò Giulia.
«Ecco il caro zio Gino, che ti ha insegnato a pescare», rispose Anna, indicando un uomo con baffi ispidi.
A sera, la famiglia si riunì nella piazza interna, un’enorme pietra piatta vicino alla vigna. «Brindiamo alla nostra Anna, che ci ha dato tutta questa bellezza», propose Marco, sollevando un bicchiere di vino.
«Alla nonna!» replicò Giulia, con il succo d’arancia.
Mentre mangiavano, Anna rivelò un segreto. «Ogni volta che guardo queste mura, penso alla famiglia che c’era prima di noi. Ieri ho trovato un baule con una lettera…»
«Dagli anni Cinquanta!» sorrise. «Scritta da un soldato che non tornò mai da sua moglie.»
«E tu lo conservi qua?» chiese Giulia, sorpresa.
«Perché non venderti in fretta?» intervenne un cugino. «Facciamo una sottoscrizione.»
«Non è solo per denaro», disse Anna. «Ogni casa ha una storia. E questa finirà con una nuova famiglia…»
Il negozio fu chiuso a fine agosto. I nuovi acquirenti, un giovane ingegnere e sua moglie insegnante, portavano con sé un cane: un pastore tedesco che subito corse tra le piante di basilico.
«Grazie per averci accolto», disse la donna, stringendo la mano ad Anna. «Cercheremo di fare lo stesso.»
«Ecco, prendete questo», disse Anna, dando loro la scatola con la lettera. «Forse possono aggiungerla alla loro storia.»
Prima di andarsene, Anna e Giulia fecero un giro finale. «Ricordi quando mi insegnasti a cucinare sugo?» domandò Giulia, asciugandosi gli occhi.
«Sempre.» La nonna le prese la mano. «Casa non è solo mura. È gli affetti, gli odori, i ricordi. Tu sarai sempre mia nipote, dovunque siamo.»
«E dove andremo?» chiese Giulia.
«Vado a visitare il Lago di Como.» Anna sorrise. «E tu vieni con me.»