La misteriosa vicina del quinto piano

Quella vicina del quinto piano
Mariangela Rossi sapeva sempre tutto del palazzo. Chi entrava, chi litigava, chi non pagava le bollette. Ma sulla vicina del quinto piano non sapeva nulla.

La donna era apparsa senza fare rumore. Mariangela ricordava che l’appartamento cinquantatré era rimasto vuoto dopo la morte del vecchio Sempronio Esposito. I nipoti di Torino venivano raramente, svuotavano qualcosa, poi vendettero. E chi aveva comprato, nessuno lo sapeva davvero.

“Gli agenti immobiliari, probabilmente rivendono” ragionò la vicina Valentina Bianchi, incontrando Mariangela alle cassette postali. “Oggi va di moda, trattano gli appartamenti come patate al mercato.”

Presto fu chiaro che l’appartamento non era stato rivenduto. Qualcuno ci si era trasferito. Mariangela lo capì dalla musica bassa che a volte scendeva dal piano di sopra e dal ticchettio dei tacchi sulle scale. Proprio tacchi alti, non ciabatte o scarpe da ginnastica, ma vere scarpe eleganti. Nel loro palazzo pochi potevano permettersi quel lusso.

La prima volta che Mariangela vide la nuova vicina fu per caso. Sbirciò dalla spioncina sentendo voci sul pianerottolo e rimase sbalordita. Sulla soglia dell’appartamento di fronte c’era una donna alta in un elegante cappotto beige. I capelli raccolti in una crocchia ordinata, teneva in mano un mazzo di rose bianche.

“Grazie mille” diceva la sconosciuta a un uomo sulla cinquantina in abito scuro. “Gliele consegnerò sicuramente.”

L’uomo annuì, rispose qualcosa di inudibile e si diresse all’ascensino. La donna restò ancora un po’ a guardare i fiori, sospirò piano e scomparve in casa.

“Val, hai visto l’inquilina nuova?” chiese Mariangela all’amica il giorno dopo, sedute sulla panchina del cortile.

“Quale nuova?”

“Quella del quinto piano. In cinquantatré adesso.”

Valentina scosse la testa:
“Non l’ho vista. Perché, è giovane?”

“Mica tanto. Sulla quarantacinque, forse cinquanta. Bella, ben curata. E vestita bene, non come noi qui.”

“Probabilmente ricca” concluse Valentina. “Se ha comprato un appartamento in centro.”

Mariangela annuì, ma, strano, un sospetto non la abbandonava. I ricchi di solito non venivano nel loro vecchio stabile con un ascensino decrepito e le pareti scrostate. Compravano case nuove o palazzi di lusso col portiere.

A poco a poco Mariangela notò che alla vicina del quinto venivano spesso ospiti. Semprez uomini, sempre con fiori. Arrivavano a ogni ora — mattina, sera, perfino a pranzo. Alcuni restavano venti minuti, altri un’ora o più. Ma tutti ben vestiti e sicuri di sé.

“Forse è pittrice?” ipotizzò Valentina, quando Mariangela le raccontò. “O musicista? Hanno sempre tante conoscenze.”

“Una pittrice con quei soldi?” sbuffò scettica Mariangela. “Hai mai visto pittori ricchi?”

Valentina alzò le spalle, ma concordò che era improbabile.

La curiosità di Mariangela cresceva. Cominciò ad ascoltare i rumori di sopra, uscendo verso i cassonetti quando sentiva passi. Ma la vicina sembrava svan
Mariangela comprese finalmente che la solitudine vestita d’eleganza nascondeva ferite più profonde di ogni pettegolezzo, ma ora sapeva che non sarebbe rimasta sola ad affrontarle.

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