Era un pomeriggio tranquillo nella nuova casa dei Rossi, appena trasferitisi la settimana prima. L’aria odorava ancora di vernice fresca, cartone delle scatole e un leggero profumo di vaniglia che Greta, la figlia ventiquattrenne, aveva messo sul davanzale. Nella sala da pranzo ingombra di scatoloni, Massimo Rossi, con la camicia a quadri stropicciata e i capelli grigi arruffati, indicò una foto sbiadita nell’album di famiglia dalla copertina di pelle consumata.
“Greta, chi è quest’uomo con te in foto? Uno spaccone con la giacca di pelle!”
Greta, in maglietta nera con il logo dell’università e shorts, stava sistemando l’album trovato dietro una pila di asciugamani. Nella foto, una giovane Rosalba, con un vestito a fiori e una lunga treccia, sorrideva accanto a uno sconosciuto in giacca di pelle. Dietro di loro, una fontana antica in un parco cittadino.
Massimo corrugò la fronte, gli occhiali gli scivolarono sul naso. “Rosalba, davvero? Questa foto ha trent’anni! Perché tirare fuori il passato?”
Rosalba, occupata a sistemare le stoviglie, si raddrizzò con un piccolo scricchiolio. I suoi capelli biondi appena ingrigiti erano raccolti in una coda di cavallo disordinata. “Massimo, ma che dici? È una vecchia foto, avevo vent’anni! Non è il caso di farne un dramma!”
Greta, che stava organizzando il matrimonio, si tormentò l’anello di fidanzamento. “Papà, basta… Mammina, dimmi chi è e la finiamo qui.”
Massimo incrociò le braccia. “Rosalba, non l’ho mai visto questo tipo! Chi è? Un tuo ex?”
Rosalba sbatté uno straccio sul tavolo, sollevando una nuvola di polvere. “Ma sei impazzito?! Dopo trent’anni di matrimonio, mi accusi di aver avuto un amante?!”
Greta si alzò, l’album le tremava tra le mani. “Basta urlare! Ho il matrimonio tra un mese, non vi serve fare i detective!”
Quella foto non era solo un’immagine, ma la scintilla che riaccese tensioni nascoste.
La sera, la discussione riprese. Massimo bevve il caffè dalla tazza regalatagli da Greta (“Miglior Papà del Mondo”), mentre Rosalba sistemava i piatti con movimenti bruschi. Greta cercava di distrarsi guardando altre foto, ma le sue dita tremavano.
“Rosalba, non sono stupido,” disse Massimo. “Non mi hai mai parlato di quest’uomo! Che segreti hai?”
Rosalba arrossì. “Se hai dubbi, dimmelo! Magari chiedo io con chi andavi a Milano negli anni ’90!”
Greta scoppiò in lacrime. “Smettetela! È solo una foto! Non rovinatemi il matrimonio!”
Massimo sbuffò. “Tua madre nasconde cose!”
Rosalba sbatté una ciotola sul tavolo, che si spezzò in mille pezzi. “Io tengo casa, cresco Greta, e tu mi accusi?!”
Greta strappò l’album per la rabbia… e la pagina con la foto si divise in due.
Un silenzio pesante calò nella stanza. Rosalba si portò una mano al petto. “Greta… era l’album mio e di Sandro. Ora l’hai rotto.”
Massimo impallidì. “Dannazione… Scusate.”
Greta pianse. “Sono io la stupida… Volevo solo che restassimo uniti.”
Il giorno dopo, Rosalba andò al parco dove era stata la foto. L’aria profumava di lillà e zucchero filato. Si sedette accanto alla fontana, ricordando Sandro, suo fratello, morto in un incidente a vent’anni. Avevano scattato quella foto un mese prima.
Intanto, Greta incontrò l’amica Simona al bar. “I miei litigano per una foto… Ho paura che si separino.”
Simona scosse la testa. “Parla con tua madre. Magari la foto non è quel che pensa tuo padre.”
Quella sera, Massimo trovò un diario legato con un elastico nella camera da letto. Non lo aprì, ma andò da Rosalba, che stava riparando l’album con lo scotch.
“Rosalba, scusa… Ma dimmi chi è quell’uomo.”
Rosalba sospirò. “Non è quello che credi… Ma è doloroso parlarne.”
Massimo annuì. “Ti aspetterò.”
Il giorno dopo, Greta trovò una lettera nascosta nell’album: *Se leggete questo, significa che non ho avuto coraggio. L’uomo nella foto è Sandro, mio fratello. Morì un mese dopo. Era il mio migliore amico.*
Corse dai genitori, con le lacrime agli occhi. “Leggete!”
Rosalba lesse ad alta voce, la voce rotta: *”Sandro rideva sempre. Vorrebbe che foste felici.”*
Massimo la abbracciò. “Rosalba… Perché non me l’hai detto? Lo conoscevo, mi riparò la macchina una volta!”
Rosalba sorrise tra le lacrime. “Non volevo piangere… Ma voi siete la mia famiglia ora.”
Quella notte, bevvero vino, ricordando Sandro. Greta propose di esporre i suoi disegni al matrimonio.
Un mese dopo, l’album era riparato, con foto nuove del loro giorno speciale. In una cornice, c’era la foto di Sandro. Rosalba sorrise. “L’album ci ha salvati. Sandro sarebbe orgoglioso.”
Greta strinse la sua mano. “Ora siamo tutti insieme, anche con lui.”
Massimo alzò il bicchiere. “Alla famiglia. E a Sandro.”
Quella foto non era più un segreto. Era un ricordo, un cuore che batteva in mezzo a loro, insegnando a fidarsi, ad amarsi e a tenere vivi quelli che se n’erano andati.





