Troppa preoccupazione

Troppa Cura

Alessandra si svegliò all’odore di cipolle fritte e a un rumore strano. La stanza era buia, ma oltre il muro risuonavano pentole e qualcosa gorgogliava.

«Alle sei di mattina, davvero?» sussurrò, infilandosi la vestaglia.

In cucina, con un grembiule rosso che recitava “Regina della Cucina”, c’era sua suocera, Marcella Fiorelli. Con agilità girò delle polpette su una padella enorme, cantando a squarciagola “Volare”.

«Buongiorno, Alessandra!» esclamò allegra, senza voltarsi. «Ho pensato di coccolare tutti con le polpette! Fatte in casa! Senza pane, come piace a Marco!»

«Marco dorme,» cercò di sorridere Alessandra. «E anch’io dormivo. Oggi è sabato.»

«Ma dai, cara! Chi dorme non piglia pesci! Io già alle cinque ero sveglia, doccia, una corsa in giardino – l’esercizio fa bene, sai? Poi ho pensato: bisogna nutrire la famiglia!»

Alessandra si versò lentamente un caffè. Mentre lo assaporava, irruppe in cucina sua madre, Beatrice Rossi, in leggings e con un tappetino da yoga sotto il braccio.

«Alli, buongiorno! Non ti sei scordata? Oggi abbiamo pilates!»

«Beatrice,» sorrise Marcella con una punta di veleno, «già tornata?»

«Eh sì!» rispose Beatrice con energia. «Ho fatto un giro per il quartiere, trovato dove comprare l’insalata fresca e scoperto un nuovo studio di yoga! Ah, Marcella, polpette di mattina… non esageriamo. Sai quanti grassi contengono?»

«Assaggiale prima di criticare,» avanzò la suocera. «Sono petto di pollo, niente grassi. E Marco le adora da bambino, gliele facevo ogni sabato.»

«Ma Alessandra non mangia fritto!» ribatté Beatrice. «Ha lo stomaco delicato, io l’ho sempre abituata al vapore.»

Alessandra si coprì il viso con le mani.

Era l’inferno. Un inferno domestico.

Quella sera, in bagno, scena numero due.

«Perché la mia spugna è per terra?» urlò Marcella dalla vasca.

«Forse perché la tua spugna ha fatto cadere tutte le altre?» replicò Beatrice.

«Io? Io tengo tutto in ordine! Sono le tue creme che occupano tutto! Non riesco neanche ad aprire il water – pieno dei tuoi barattoli!»

«Sono trattamenti alle erbe per il viso!»

«Sono spazzatura, Beatrice! Spazzatura!»

Alessandra chiuse il laptop. Lavorare era impossibile.

«Marco,» disse piano al marito. «Dobbiamo parlare.»

«Non ora,» si schermì lui. «Sono in finale al torneo.»

«Marco,» si alzò, «o parliamo ora, o vado a dormire nel capanno.»

Premette pausa sul joystick e sospirò:

«Di che cosa?»

«Del fatto che in casa ci sono due donne, e ognuna crede che la cucina, il bagno e tu stesso le appartengano.»

«Be’, è temporaneo…»

«Sono tre settimane,» disse Alessandra tra i denti. «Non bevo più il caffè la mattina perché in cucina c’è la guerra. Non posso usare il bagno perché il water è presidiato dalle creme. Ieri tua madre ha riordinato i miei libri per altezza. La mia ha disdetto Netflix per guardare Ballando con le Stelle.»

«Ma vogliono solo il nostro bene…»

«Certo,» Alessandra scattò in piedi. «Domani si daranno fuoco con un rogo dei miei romanzi preferiti.»

Il mattino dopo, lo scontro epico.

Marcella iniziò a preparare la sua “minestrona speciale”. Beatrice, scopertolo, tirò fuori l’asso nella manica: «zuppa di verdure senza sale né grassi». Entrambe affettavano cavolo in parallelo.

«La mia minestra piace sempre a Marco! Con pane e parmigiano!» annunciò Marcella.

«Perché l’hai abituato così!» ribatté Beatrice. «A trent’anni è ora di mangiare sano! La salute viene prima del gusto.»

«L’amore di una madre vale più di tutti i tuoi corsi fitness!»

«Il fitness è salute! La tua minestra è un infarto nel piatto!»

Alessandra non ne poté più:

«Basta! Anch’io ho i miei gusti, e non mangio né minestrone né zuppa sciapa! Dov’è il mio muesli?»

«L’ho buttato, c’erano grassi idrogenati,» risposero all’unisono.

«Cosa?..»

Alessandra uscì. Fuori cadeva una leggera pioggia. Mise il giubbotto, evitò il cane e si allontanò senza meta.

Un’ora dopo, Marco la raggiunse in bici, con un ombrello e un thermos di caffè.

«Ho capito,» disse. «È troppo.»

«Davvero?» non lo guardò.

«Parlerò con loro.»

«Non serve parlare. Serve agire.»

Quella sera, Alessandra convocò un “consiglio di famiglia”. Seduti al tavolo, i quattro.

«Care mamme,» iniziò. «Vi vogliamo bene. Ma vivere sotto lo stesso tetto è come mettere insieme un leone e una tigre nello zoo.»

«E chi sarebbe la tigre?» sbuffò Marcella.

«Io ovviamente il leone,» replicò Beatrice.

«Basta!» Marco alzò le mani. «Abbiamo una soluzione. C’è il casetta degli ospiti. Ma è una sola. Quindi… a rotazione.»

«Cosa?» strizzarono gli occhi entrambe.

«Ognuna starà lì una settimana sì e una no.»

«Ma io senza cucina non posso!» protestò Marcella.

«C’è un fornello,» disse Marco.

«Io senza la vasca con i sali no,» intervenne Beatrice.

«C’è la doccia e l’aromaterapia,» disse calma Alessandra. «Mettiamo il diffusore.»

«Non sono d’accordo!» esclamarono quasi insieme.

«Allora ve ne andate. Tutte e due. Per sempre.»

«Ricatto!» disse Marcella.

«Libertà,» rispose Alessandra.

Il mattino dopo, in casa odorava di caffè. Solo caffè. Niente polpette.

Alessandra uscì in terrazza. Le due mamme erano sedute, avvolte in plaid, con tazze di tè.

«Abbiamo deciso. A turno,» disse Marcella.

«Ma la prossima volta io per prima in casa,» aggiunse Beatrice.

«Perché tu?» si irrigidì la suocera.

«Perché sono più anziana!»

«Ma tu…»

«MAMME!» Alessandra alzò una mano. «O vi alternate, o affitto un appartamento e me ne vado sola. Col cane. E il tappetino da yoga.»

Le mamme tacquero.

Poi risero. Entrambe.

«Allora, Marcella, forse è giusto che tu sia la prima?» disse Beatrice, con inaspettata dolcezza.

«Grazie, Beatrice. Lo… apprezzo.»

«Io la tua minestra non la mangio. Ma profuma bene.»

«Vuoi che ti insegno a farla senza soffritto?»

«E tu mi insegni il ciambellone allo yogurt senza farina?»

Alessandra si sedette e chiuse gli occhi. Silenzio. Pace. E l’odore del caffè.

Passò una settimana.

La pace, ottenuta con la minaccia dello sfratto, durò… fino al sabato.

AlessandraE mentre sorseggiava il suo caffè in santa pace, la porta si aprì all’improvviso rivelando nonna Lucia, valigia in mano e uno sguardo che prometteva un’altra stagione di battaglie culinarie.

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