I Fiocchi di Neve si Avvicinano

I fiocchi di neve volano incontro

Dopo vent’anni di matrimonio, molte coppie attraversano momenti di tensione. Anche per Sofia e Marco non era stato diverso.

«Vent’anni con Marco, tante sfide superate, nostro figlio Luca cresciuto, ora all’università. Dovrei chiamarlo, vedere come se la cava da solo. Voleva indipendenza, e ora vive nel dormitorio senza lamentarsi», pensava Sofia, avvolta in una coperta, seduta nella sua poltrona.

Luca era testardo come lei, e per questo si capivano al volo. Per qualche motivo, non avevano mai avuto un secondo figlio, anche se a volte sognava due bambini. Ma la vita era già abbastanza complicata.

Si erano conosciuti all’università, sposati al terzo anno. Al quarto, nacque Luca. Fortuna che sua madre li aiutò, evitando di prendere una pausa dagli studi. Insieme, si erano laureati.

All’inizio non era stato facile. Soldi stretti, sacrifici. Ma col tempo, come si dice, «passò tutto, come neve al sole».

Marco si era fatto strada in un’azienda importante, scalando posizioni fino a diventare vice direttore generale. Sofia, invece, non aveva avuto la stessa ambizione. Lavorava come semplice responsabile in un altro ufficio.

Marco le aveva detto chiaro:

«Potrei farti entrare da noi, ma non voglio lavorare insieme. Matteo ha assunto sua moglie, e ora litigano pure per le pulizie. La gelosia è fuori controllo».

«Marco, ho capito. Lavoro e famiglia sono separate. Sono d’accordo», rispose lei, e lui fu contento di quella risposta.

Marco era un uomo serio, non uno che cercava avventure. Certo, ammirava le belle donne, e qualche pensiero gli passava per la testa. Ma mai un tradimento, al massimo un po’ di flirt.

Sofia lo gelava. A volte non resisteva e scoppiava in scenate. Ora, seduta, guardava la neve cadere fuori dalla finestra. Sul telefono, la foto di Marco, quel volto familiare e amato, le sorrideva.

La casa era silenziosa, ma quel sorriso le bruciava.

«Sorride, eppure io soffro. Potrebbe chiamare. Mi sento fuori posto, sola. Tutto perché non ho saputo abbassare la mia superbia, accettando questa pausa. E ora? Avrei potuto evitarlo».

Sei mesi prima, Marco le aveva detto:

«C’è il party per l’anniversario dell’azienda. Il capo vuole tutti con i coniugi. Preparati, Sofia».

«Marco, devo comprare un vestito nuovo. Voglio essere bellissima».

«Certo, quando andiamo?»

«Domenica, al centro commerciale».

Scelse un abito elegante, così bello che Marco rimase senza parole.

«Sofia, sei stupenda!»

«E tu credevi di no?» rise, orgogliosa.

Ora, seduta, riviveva quella serata. Una scena le tornava in mente: Marco che ballava con le colleghe, soprattutto con la contabile Martina, nel suo vestito rosso aderente. Ridevano, sussurravano, mentre lei restava con Matteo, divorziato e noioso.

Marco l’aveva invitata a ballare, ma dentro di lei graffiava la gelosia.

A casa, lui capì che qualcosa non andava. Non chiese, sapeva che sarebbe esplosa.

«Non mi è piaciuto come ti sei comportato. Perché mi hai lasciata con Matteo? Parlava senza sosta, pensi che mi interessasse?»

«E avrei dovuto ignorare tutti per stare attaccato a te? Ma se sono state loro a invitarmi!»

«Sì», rispose duramente, «ma soprattutto con Martina. Meglio star lontano, allora».

Marco sospirò: «Sofia, sono stanco delle tue paranoie. Basta con queste scene».

«Meglio paranoica che donnaiolo!»

«Allora forse è meglio una pausa».

Lei trattenne le lacrime. L’orgoglio le impedì di dirgli che lo amava, che aveva solo paura di perderlo.

«Anche io la penso così».

Fuori, scoppiò un temporale. Il giorno dopo, Marco se ne andò.

Nei mesi solitari, Sofia rifletteva:

«Forse avrei dovuto dirgli più spesso che lo amo. Meno gelosia, più fiducia. In fondo, non ho mai creduto che mi tradisse. E non avrei mai dovuto accettare questa separazione. Ora capisco che non è una pausa, ma l’inizio della fine».

La consapevolezza arriva sempre troppo tardi.

Il Natale si avvicinava. Sofia guardava la neve, rara in città, dove di solito volava solo col vento. Amava l’inverno, quel bianco morbido che copriva tutto.

Il telefono squillò. Era sua madre.

«Sofia, cara! Come state? Vi aspettiamo per Capodanno, come sempre. E speriamo che Luca venga».

Sofia mentì: «Tutto bene, mamma. Ci vediamo».

Non poteva rovinare le feste con la verità.

Dopo, chiamò Marco.

«Mamma ci aspetta per Capodanno. Non ho detto nulla».

«Possiamo andare», rispose lui, incerto. «Ma cosa diciamo?»

«Niente. Facciamo finta che sia tutto normale. Dopo le feste, glielo dirò».

«Va bene».

«Mi aiuti con i regali?»

«Certo».

Si incontrarono dopo sei mesi. Si guardarono avidamente, sorridendosi.

«Come stai?» chiese lui.

«Così così».

Scelsero i regali insieme, ridendo come un tempo. Poi lui la riaccompagnò a casa.

«Grazie», disse lei, sperando che non se ne andasse.

«Vuoi un caffè?»

«Lo vorrei tantissimo». Lui la strinse. «Con tutto il cuore».

Sofia alzò gli occhi al cielo. La neve cadeva, e le sembrava che il mondo intero le venisse incontro. Era felice, e anche Marco volava. Il resto non contava più.

A volte, basta un attimo per capire che l’amore merita più fiducia che orgoglio.

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