**UNA FELICITÀ ALL’ITALIANA**
“Mamma, l’ultimo modo per avere un figlio è la fecondazione in vitro. Io e Carlo abbiamo deciso. Non provare a dissuaderci, abituati all’idea,” disse Sofia tutto d’un fiato.
“La fecondazione in vitro? Cioè, avrò un nipotino o una nipotina ‘da provetta’?” Non riuscivo a credere alle parole di mia figlia.
“Chiamalo come vuoi, mamma. Domani iniziamo le procedure. Gli esami sono fatti. I medici ci hanno avvertito: sarà un percorso lungo e imprevedibile. Nessuna garanzia. Ti prego, abbi pazienza,” sospirò Sofia.
Non seppi cosa risponderle. Avrei dovuto sostenerla, incoraggiarla, aiutarla o almeno… non intralciare.
La conversazione avvenne al telefono. Capivo che per Sofia fosse difficile parlare faccia a faccia, dato l’argomento delicato.
La prima volta, Sofia si era sposata con il suo amico d’infanzia, Luca. Un amore da favola, almeno così credeva lei. Ma proprio durante il ricevimento nuziale, in un ristorantino di Roma, lo sposo, dopo un bicchiere di troppo, finì tra le braccia della testimone. Sofia li scoprì in una “romantica” dispensa, tra le scope e le scatole di pasta.
Luca, accorgendosi di lei, balbettò scuse incoerenti, mentre la testimone, afferrando la borsa e coprendosi con un leggero scialle, scappò via e nessuno la rivide più quel giorno.
Sofia chiese il divorzio. Io e mio marito cercammo di farle cambiare idea:
“Sofia, non essere impulsiva. Dai, ubriaco chiunque fa sciocchezze! Quella testimone avrà approfittato di Luca, è un bel ragazzo, il peccato attrae… Perdonalo, tesoro. Avete tutta la vita davanti. Ripensaci, poi te ne pentirai.”
“No, mamma, non mi pentirò. Luca mi ha tradito, punto. Fa male, ma non voglio iniziare un matrimonio con bugie. Meglio sia successo il giorno del matrimonio, almeno ho sofferto meno,” rispose lei, irremovibile.
Luca la supplicò, si pentì, ma fu inutile.
…Dopo due mesi, scoprimmo che Sofia era incinta di Luca. Senza dircelo, interruppe la gravidanza. Se l’avessi saputo prima, avrei cercato di convincerla a tornare con lui.
Passò il tempo, e Carlo si fece avanti. Tra l’altro, era il migliore amico di Luca. Da anni era innamorato di Sofia, ma non osava tradire l’amicizia. Con la rottura del matrimonio, trovò il coraggio. Sofia esitò a lungo, bruciata dalla sfiducia. Ci mise tre anni a credere nella sua sincerità:
“Carlo, la tua proposta di matrimonio è ancora valida?”
“Certo, Sofia! Dici davvero che vuoi sposarmi?” le baciò la mano.
Lei annuì.
Carlo organizzò un matrimonio da sogno. Invitò tutti, tranne Luca. Ma l’”ex” mandò un enorme mazzo di gigli profumati. Sofia lo rifiutò e lo regalò a un’amica single.
Aveva ventotto anni, lui trentatré. Passarono due anni di matrimonio, ma niente figli.
“Sofia, avete un piano o… non arriva l’erede?” chiesi sottovoce.
“Non arriva, mamma. Sono preoccupata. Carlo non ne parla, credo si senta in colpa. Aspetteremo un altro anno, poi…” abbassò lo sguardo.
“Poi cosa? Prenderete un bambino in affido?”
“Il tempo dirà. Avremo un figlio, in un modo o nell’altro,” sorrise misteriosa.
“Dio volesse! Io e tuo padre non vediamo l’ora,” le accarezzai i capelli.
Passarono altri due anni di tentativi…
Poi Sofia mi parlò della fecondazione in vitro. Ero contraria:
“Tesoro, dicono che questi bambini non abbiano anima, che si ammalino di più, che non possano avere figli… Insomma, sono come robot!”
“Mamma, questo metodo esiste da quarant’anni, e funziona. Oggi tante coppie sono sterili. I bimbi ‘in provetta’ sono come tutti gli altri, solo che la strada è più dura. Non immagini quanto abbiamo riflettuto. Preparati a diventare nonna. Potrebbero essere gemelli! E le prime donne nate così hanno poi avuto figli naturalmente,” cercò di convincermi.
Capii che ormai il dado era tratto. Non restava che sperare.
…Il percorso fu costoso, faticoso, estenuante. Sofia rimase incinta solo al quarto tentativo.
Cadde in depressione, prese peso per la terapia ormonale. Carlo dimagrì, stressato dai suoi sbalzi d’umore, dal piangere senza motivo.
“Mamma, ho paura di starnutire, di fare un movimento sbagliato… E se perdo tutto? Non ce la faccio a un quinto tentativo. Sono stanca. Soffro per quell’aborto… Ma potevo tenerlo? Ora ne pago le conseguenze,” si asciugò una lacrima.
Dovettero fare due viaggi al mare per riprendersi. Sofia era al limite, voleva buttarsi dalla finestra… Carlo la sostenne con pazienza infinita.
“Lui è la mia roccia, il mio prato, la brezza calda. Senza di lui non ce l’avrei fatta,” ammise.
…Dopo otto mesi di ansie, nacque la nostra Giulia. I bimbi “in provetta” spesso nascono prima.
Eravamo felicissimi. Anche se la madre di Carlo dubitò all’inizio:
“Figlio, e se questa bimba non fosse tua? Guarda, il naso non è il tuo e le orecchie sono a sventola… Forse all’ospedale hanno sbagliato…”
Ma col tempo, Giulia divenne identica a Carlo, e i dubbi svanirono.
I bambini nati così non arrivano per caso. Sono voluti, amati, coccolati come pochi. La loro infanzia è serena, allevata “in palmo di mano”.
Dovettero trasferirsi. Un giorno, mentre passeggiavo con Giulia al parco, un’infermiera della ASL mi disse:
“Buongiorno, mamme! E alla nonna della ‘provettina’, un saluto speciale!”
Morii dalla vergogna:
“Ma è matta? Come si permette di parlare così davanti a tutti? Maleducata!”
Le mamme presenti si immobilizzarono. L’infermiera batté le palpebre:
“Scusi, credevo sapessero che Giulia è… diversa.”
“Ha ragione, Giulia è diversa. È speciale,” e me ne andai.
Da allora, i vicini iniziarono a fare domande indiscrete.
Non volevamo che qualche “benintenzionato” rivelasse a Giulia la sua origine prima del tempo. Sofia e Carlo glielo avrebbero spiegato, ma quando fosse stata pronta.
Alla fine, vendettero casa e si trasferirono.
Oggi Giulia ha cinque anni. Vivace, intelligente, divertente. Adora l’asilo, fa la saputella con gli altri bimbi e tenta goffamente di imbrogliare le maestre.
Per la salute: allergie (dieta stretta), problemi di pronuncia (logopedista), e una lieve miopia (oculista).
Niente di più comune tra i bambini. L’importante è che il sogno di Sofia e Carlo si sia avverato: sono genitori di una bambina meravigliosa.
E io e mio marito non potremmo vivere senza la nostra nipotina birichina…