**Diario personale – 14 ottobre**
“Valeria! Valeria, aspetta un attimo!” gridava il vicino, Lorenzo De Santis, agitando le braccia mentre correva per raggiungerla davanti al portone. “Dove corri così di fretta? Abbiamo bisogno di parlare!”
“Non ho tempo, Lorenzo, devo andare a prendere mia nipote all’asilo,” rispose Valeria, cercando di aggirarlo, ma lui le sbarrò la strada.
“Tua nipote può aspettare. È una cosa seria, riguarda tuo marito, Marcello.” Gli occhi di Lorenzo brillavano di un’insana curiosità. “Sai dov’era ieri tuo marito?”
Valeria si bloccò. Un nodo le si strinse allo stomaco, ma cercò di nascondere la preoccupazione.
“Certo che lo so. Era alla cascina, a coltivare i pomodori.”
“Alla cascina?” Lorenzo sogghignò. “Curioso. Io l’ho visto alle tre del pomeriggio in Via Garibaldi. Davanti alla farmacia. Con una donna. Parlavano… molto intimamente.”
Le parole lo colpirono come un pugno. Marcello era partito presto quella mattina, dicendo che sarebbe tornato per cena. Alla sera era rientrato stanco, sporco di terra, lamentandosi del mal di schiena per il lavoro in campagna.
“Ti sbagli,” disse piano. “Mio marito è stato tutto il giorno alla cascina.”
“Mi sbaglio?” Lorenzo estrasse il telefono dalla tasca. “Ecco la foto. Non è nitida, l’ho fatta da lontano, ma si riconosce benissimo Marcello.”
Valeria non voleva guardare, ma i suoi occhi caddero sull’immagine sfocata. La silhouette era la sua: quella stessa postura curva, le mani infilate nelle tasche.
“Chi è questa donna?” sussurrò.
“Questo non lo so. Ma lo scoprirò. Ho contatti dappertutto, Valeria,” aggiunse, riponendo il telefono con fare compiaciuto. “Non ti preoccupare troppo, eh? Gli uomini sono tutti così, fragili davanti alle tentazioni. Magari non è niente di serio.”
Valeria si voltò ed entrò nel palazzo, sentendo le gambe tremare. Alle sue spalle, la voce soddisfatta di Lorenzo: “Se scopro altro, te lo dico subito! Siamo vicini, dobbiamo aiutarci!”
A casa, seduta in cucina, fissò a lungo il vetro della finestra. Quarantatré anni di matrimonio. Quarantatré! Due figli cresciuti, due nipotini. Possibile che ora, alla loro età, succedessero queste sciocchezze?
Marcello tornò dal lavoro all’ora solita, la baciò sulla guancia, si lavò le mani e si sedette a tavola.
“Com’è andata alla cascina?” chiese Valeria, osservandolo attentamente.
“Bene. Ho sistemato i pomodori, zappato un po’. Sono distrutto, mi fa male la schiena.” Si stirò, facendo scricchiolare le ossa. “Domani torno, devo occuparmi delle erbacce.”
“Sei passato in città? Magari in farmacia per una pomata per la schiena?”
Lui la guardò stupito. “Perché in città? Avevo tutto quello che mi serviva. Dovevo comprare qualaltro?”
Valeria si girò verso i fornelli. O mentiva con troppa disinvoltura, o Lorenzo si era sbagliato. Ma quella foto…
“Marcello, hai visto Lorenzo oggi?”
“Il vicino? Sì, stamattina in ascensore. È diventato strano, mi chiedeva dove andavo, perché. Come un investigatore.” Marcello aggrottò la fronte. “Che ti ha detto?”
“Niente di importante. Solo un saluto.”
Quella notte Valeria non riuscì a dormire. Si rigirava nel letto, ascoltando il respiro di Marcello. Quarantatré anni insieme, e ora quei dubbi. Possibile che ci fosse un’altra donna? Alla loro età?
La mattina dopo Marcello partì per la cascina come sempre. La baciò, prese il thermos con il caffè e la borsa con il pranzo.
“Torno per cena,” disse. “Se trovo del pesce fresco, lo porto a casa.”
Valeria lo accompagnò fino all’ascensore. Mezz’