Non si può far finta che tutto sia come prima
Fin da bambina, Dina adorava invitare le amiche a casa sua. Sua madre, Laura, lo permetteva sempre perché anche lei era così. Per quanto Dina potesse ricordare, in casa c’erano sempre le amiche di sua madre, specialmente nei fine settimana.
I compleanni, poi, non passavano mai senza ospiti. Suo padre, Marco, invece era diverso, tranquillo, e accettava le visite delle amiche di Laura con serenità, a volte si univa anche lui per un caffè, scherzando. Ma il più delle volte rimaneva da solo, a sistemare cose in garage; lui non aveva molti amici, solo qualche vicino.
A Dina piaceva quando le amiche di sua madre passavano anche solo per un saluto, magari di passaggio. Quasi non bevevano mai vino, solo nelle feste, preferendo caffè o tè. Quando arrivavano ospiti, sua madre era sempre di buonumore, ridevano, chiacchieravano e qualche volta cantavano anche.
“Mamma, posso invitare Federica e Valeria?” chiedeva.
“Certo, tesoro, fallo pure. Ci sono biscotti e cioccolatini sul tavolo, offri pure se servono,” rispondeva Laura prima di uscire per lavoro.
Se passava troppo tempo senza visite, sua madre infornava dei dolci e diceva:
“Inviterò almeno Anna e zia Silvia, le vicine,” e poi a Dina: “Vai a chiamarle, andiamo a farci due chiacchiere.”
E così vivevano. Quando Dina andò all’università, tornava nei weekend con un’amica, o a volte anche durante le vacanze, sempre col permesso di sua madre. L’abitudine di accogliere ospiti era passata anche a lei.
Dina si sposò al quarto anno con un compagno di corso, Luca. Vivevano da soli, e lei continuava a invitare le amiche. All’inizio, Luca non era d’accordo, ma poi capì che per lei era importante.
“Luca, a casa mia c’erano sempre ospiti, ci sono abituata. Non ti dispiace se anche noi avremo amici a volte?”
“Da noi gli ospiti erano rarissimi. Mia mamma non è ospitale, non le piacevano le visite. Se mio padre portava a casa un collega, c’era subito litigio. Ma per me va bene, se ti rende felice.” E così, piano piano, si abituò.
Decisero insieme chi invitare, e col tempo formarono un bel gruppo. Ma a Luca non piaceva un’amica di Dina – Simona. Era rimasta vedova e portava sempre un’aria malinconica.
“Come fai ad andare d’accordo con lei? È così cupa, non la fai ridere neanche se ci provi. Che gusto c’è se non si ride in compagnia?”
“Ma con me parla, mi dà consigli utili e io la ascolto. Simona non direbbe mai qualcosa di sbagliato. E sa ascoltare, tiene i segreti. Con lei posso aprirmi senza paura. Sì, non è esuberante, ma alle volte serve anche qualcuno con cui parlare seriamente.”
“Mah, se lo dici tu… una noia mortale.”
“No, Luca, mi piace. Simona non cerca la compagnia, viene quando ha voglia di stare un po’ in pace. Con lei mi sento a mio agio. Non si lamenta mai e mi sostiene. Un’amica così è preziosa.”
Passarono gli anni. Dina e Luca costruirono una casa più grande, ebbero un figlio, e continuarono a ospitare gli amici. A volte uscivano coi bambini, ma più spesso si ritrovavano a casa, dove c’era spazio per tutti.
Due amiche di Dina vivevano ancora con le suocere, quindi non c’era molta libertà. Solo Lucia aveva un appartamento con marito e figlio, ma veniva comunque sempre da loro. A volte si riunivano tutti insieme. Gli uomini bevevano qualcosa, stavano in garage o nel giardino, così passavano il tempo.
Un giorno, però, Simona le disse durante una chiacchierata:
“Dina, io al posto tuo non mi fiderei troppo di Lucia. Stai attenta, dà troppa attenzione a tuo marito.”
“Ma che dici? Lucia è solo allegra, le piace scherzare,” difese Dina la sua amica.
Ma quelle parole le rimasero in testa.
“Le manca il marito, forse ci invidia. Mia mamma diceva sempre di stare lontano dalle amiche single. Magari è meglio allontanarmi un po’.”
Ne parlò anche con Luca.
“Te l’avevo detto io, c’è qualcosa di strano in lei…”
Alla fine, Dina la escluse dal gruppo, ma la sua vita continuò come prima. Si incontravano ancora con le altre, si aiutavano. Se qualcuno era impegnato, si coprivano a vicenda, andando a prendere i bambini all’asilo.
“Dina, fammi un favore, prendi anche Matteo oggi? Mio marito Andrea è andato a pesca, e io finisco tardi al lavoro.”
“Certo, Lucia, figurati, tanto i nostri figli sono nello stesso asilo.”
Passò altro tempo. Un giorno Dina andò a prendere suo figlio Tommaso e incontrò Lucia. Usciti, decisero di andare al parco coi bambini. Camminando, Matteo chiese a sua madre:
“Mamma, lo zio Luca viene stasera? Ieri mi ha portato le patatine buone.”
Lucia non rispose, arrossendo leggermente, e Dina si insospettì. Anche suo marito si chiamava Luca.
Ma la sera prima lui era uscito per aiutare suo fratello con dei mobili nuovi. Era tornato a mezzanotte, dicendo di essersi trattenuto.
“Be’, quanti Luca ci saranno…” pensò, ma non le sembrava normale, visto che Lucia aveva un marito.
Notò anche che Lucia prese il telefono per chiamare qualcuno, ma era scarico.
“Lucia, prendi il mio, se ti serve.”
“No, non è urgente, lo carico a casa,” rispose in fretta l’amica.
Rinunciarono al parco. Lucia prese Matteo per mano e disse:
“Mi sono dimenticata di passare da mia mamma. Andiamo, ci vediamo un’altra volta.” E se ne andò di corsa, lasciando Dina confusa.
“Abbiamo tempo, Tommaso, torniamo anche noi.”
Per tutta la strada ripensò a Lucia. Le tornò in mente quanto Luca la lodasse sempre. Quando le amiche portavano qualcosa, Lucia faceva sempre una crostata al miele fatta in casa.
“Quella di Lucia è squisita,” ripeteva Luca, anche in sua presenza, e lei sorrideva compiaciuta.
“Dina, tuo marito è così gentile. Il mio Andrea non mi fa mai un complimento.”
Ricordò anche che Luca scherzava sempre di più con lei.
“Ma possibile che… no, non può essere,” ma il dubbio rimase.
Non disse nulla a Luca, ma chiamò sua cognata Elena:
“Ieri avete comprato dei mobili? Luca mi ha detto che vi ha aiutato…”
“Luca? No, non c’è stato ieri. E non abbiamo comprato niente. Perché?”
“Niente, forse ho capito male,” rispose in fretta Dina, spegnendo la chiamata.
A sera, aspettò che Luca tornasse. Lui cenò e uscì in garage, dimenticando il telefono. Un messaggio arrivò.
“Non sono una che fruga, ma devo sapere.” Lo aprì. Era di Lucia: “Matteo ha fatto capire a tua moglie che ieri eri da noi.”
Furiosa, corse in garage con il telefono.
“Che vuol dire questo? Leggi e spiegami!”
Luca lesse, poi la guardò.
“Mi dispiace, Dina, ma è vero. Non ha senso negare, ieri ero da Lucia.”
Dina rimase senza parole. Si aspettava che negasse, che fosse un malinteso. Invece no.
“Traditori! Non voglio più vedervi,” urlò, scDina chiuse la porta alle spalle del passato, trovando infine la forza di ricominciare, perché a volte la lezione più dura è anche quella che ci rende liberi.