*La verità non se l’è portata nella tomba*
Dopo la laurea all’istituto magistrale, Arianna tornò al suo paese natale, decisa a insegnare nella stessa scuola dove aveva studiato. Già da studentessa, tutti in classe sapevano del suo sogno di diventare insegnante, e nessuno ne dubitava.
«La nostra Arianna è testarda e determinata, arriverà lontano», dicevano di lei i compagni e perfino i professori.
Entrò a scuola una giovane donna sicura di sé, bella e risoluta, e si presentò nello studio della preside:
«Buongiorno, professoressa Antonietta».
«Buongiorno», rispose la preside, alzando lo sguardo sopra agli occhiali. «Come posso aiut… Oddio! Arianna Rossi, sei proprio tu?» Si alzò di scatto.
«Sono io, professoressa, in carne e ossa! Avevo promesso che sarei tornata qui a insegnare, e queste sono le mie carte».
«Che gioia, Arianna… come sei cresciuta! Quindi ora sei la professoressa Arianna Rossi, insegnante di storia. Brava, hai realizzato il tuo sogno».
Così Arianna diventò professoressa. All’inizio, gli studenti più grandi misero alla prova la sua pazienza, ma alla fine seppe conquistare il loro rispetto, e questo diceva già molto.
Poco dopo, conobbe Fabrizio, un ingegnere appena assunto alla fabbrica locale. Si frequentarono, si piacquero e si sposarono. Già durante il fidanzamento, Fabrizio aveva proposto:
«Sposiamoci, ma aspettiamo a fare figli. Prima voglio sistemarmi col lavoro, poi penseremo a una famiglia».
«D’accordo, ma non tiriamola troppo per le lunghe… un anno o due al massimo. Che famiglia è senza bambini?»
E così fu. Passarono tre anni di matrimonio quando, improvvisamente, dei «benintenzionati» sussurrarono ad Arianna che Fabrizio aveva una relazione con una collega. Ci credette subito—Fabrizio era un bell’uomo, simpatico, sempre circondato da amici.
A casa scoppiò un litigio, e alla fine Fabrizio ammise tutto, giurando che non sarebbe più successo.
«Perdonami, Arianna, te lo prometto. So di averti ferita, e tu non te lo meriti».
Arianna era profondamente delusa. Per un po’ vissero come estranei, ma Fabrizio lavorò sodo per riconquistare la sua fiducia, e alla fine tutto sembrò dimenticato. O almeno, così credeva lui. Nessuno ne parlò più.
Fabrizio diventò un marito e padre modello, soprattutto quando scoprì che Arianna era incinta. Lei glielo disse senza mezzi termini:
«Fabrizio, aspetto un bambino. Lo terrò anche se tu non lo vuoi».
«No, lo voglio», rispose subito lui.
Nacque una bellissima bambina, Beatrice. Con la piccola arrivarono gioie e fatiche: notti insonni, giorni stancanti, ma tutto andava bene. Fabrizio non guardò più altre donne. Adorava le sue ragazze ed era un marito affettuoso e un padre presente.
*Sembravano la coppia perfetta*
Gli anni passarono. Nonostante il rancore nascosto, Arianna creò in famiglia un’atmosfera di amore e cura. Ma non dimenticò mai quel tradimento e custodì un segreto. A vederli da fuori, erano invidiati da tutti.
«Ragazze, oggi andiamo al circo! Ho preso i biglietti, l’avete visto il manifesto in piazza?» annunciò Fabrizio.
«Papà, sì! Voglio andarci!» esultò Beatrice, già in prima elementare. «Mamma, metto il mio vestito preferito, quello blu col fiocco!»
«Che principessa!» rise il padre, mentre la bambina si ammirava allo specchio, coi suoi riccioli biondi e il vestitino nuovo.
Beatrice era una figlia obbediente, brava a scuola, senza mai un problema. Arianna era orgogliosa dei suoi voti, e le colleghe scherzavano:
«Beatrice seguirà le tue orme e diventerà prof!»
«Macché, è una piccola ingegnera!» rispondeva ridendo. «Sta sempre in garage con Fabrizio a smanettare con la macchina!»
Gli anni volarono, e presto Beatrice si ritrovò all’università, al Politecnico di Milano. Tornava a casa solo per le vacanze o qualche weekend.
«Come vanno gli studi?» chiedeva Fabrizio.
«Benissimo, papà, tranquillo».
Passarono oltre vent’anni di matrimonio, e né Fabrizio né Arianna parlarono mai di un secondo figlio. Forse ci pensavano in silenzio, ma non ne discutevano.
Quando Beatrice annunciò di voler sposare il suo ragazzo, Tommaso, dopo la laurea, i genitori approvarono. Lo conoscevano già: un giovane educato, di buona famiglia, anche lui universitario.
«Bravi, è giusto aspettare la laurea», disse Fabrizio. «Così vi sistemate e iniziate la vita adulta con serenità».
Ma i piani cambiarono quando Arianna si ammalò gravemente. Fabrizio insistette:
«Devi farti visitare, non si scherza con la salute».
«Va bene, ma solo se peggioro», rimandava lei.
Finì in ospedale d’urgenza, e la malattia si rivelò più crudele del previsto. Fabrizio capì che Arianna non ce l’avrebbe fatta. Beatrice e Tommaso rimandarono il matrimonio, dedicandosi a sostenere la madre e il padre. Ma alla fine, Arianna se ne andò.
Fabrizio fu devastato dal rimorso, tormentato dal ricordo del suo tradimento di gioventù. Si chiese se fosse stato quello a ferirla così profondamente.
Dopo il funerale, la vita riprese lentamente. Un giorno, mentre sistemava le cose della madre, Beatrice trovò una vecchia lettera ingiallita. Leggendola, il cuore le si spezzò: Arianna confess**”Mamma aveva scritto tutto: Fabrizio non era mio padre, e per vendicarsi del suo tradimento, mi aveva dato il nome di quell’uomo, un collega arrivato anni prima per una supplenza, con cui aveva avuto una breve storia.”**
Beatrice tremava, incapace di credere che l’unico padre che avesse mai conosciuto non fosse suo, mentre Fabrizio, con le lacrime agli occhi, le prese la mano e le disse: «Per me sarai sempre la mia bambina.».