Nel ricordo della sua lunga vita, Speranza aveva compreso, anzi ne era certa, che nulla accade per caso. Ogni incontro, ogni conoscenza era scritto nel destino.
“E per quanto si parli di coincidenze o di combinazioni, non è così,” diceva con fermezza. “C’è chi crede di poter ingannare o cambiare il destino, ma nessuno ci è mai riuscito. Ognuno ha il suo scheletro nell’armadio, nascosto lontano e in profondità, di cui nessuno deve sapere,” rifletteva a volte tra sé. “Anch’io ne ho uno, è inevitabile. Ma non voglio che qualcuno lo scopra.”
Guardando dalla finestra un melo selvatico in fiore, le tornò alla mente un maggio ugualmente splendente. Il profumo del lillà riempiva l’aria quando Speranza e Fede tornavano da scuola, all’ultimo anno delle superiori. All’epoca, quella era la classe finale, e le ragazze si preparavano agli esami. Amiche inseparabili fin dall’infanzia, vivevano vicine e studiavano insieme. Quanti segreti condividevano! Fede era più timida e delicata, le guance sempre rosse come papaveri, tanto riservata che sembrava una mela matura. Speranza, invece, era vivace e spavalda, sempre pronta a difendere l’amica in ogni occasione.
“Fede, ma davvero non sai rispondere o difenderti come si deve? Se lo fai una volta, nessuno ti darà più fastidio. Non farti problemi, prendi quel libro e dagli un colpo in testa a quel Filippo, smetterà di legarti la treccia alla sedia,” la istruiva l’amica.
Fede aveva una lunga treccia, e Filippo, seduto proprio dietro di lei, la legava piano piano allo schienale della sedia senza che lei se ne accorgesse. Quando si alzava, ricadeva goffamente sul sedile tra le risate dei compagni. Nessuno sospettava che, in realtà, Filippo fosse innamorato di lei e cercasse così di attirare la sua attenzione. Ma a Fede non piaceva, troppo ribelle e meschino.
“Speranza, non posso colpirlo con il libro, mi dispiace per lui, anche se se lo merita,” rispondeva Fede.
“Be’, allora la prossima volta ci penso io,” prometteva Speranza.
“Lascia stare, non dargli peso,” replicava l’amica con modestia.
Dopo la scuola, le due si iscrissero a un istituto tecnico per diventare esperte di commercio. Continuarono a studiare insieme, e la loro amicizia si rafforzò, anche se Fede era diventata un po’ più disinvolta. Speranza usciva con Enrico, un ragazzo di un’altra classe, mentre Fede passava le serate a casa.
“Fede, ti presento un amico di Enrico, un tipo simpatico. Racconta barzellette a non finire,” rideva Speranza. “Potremmo uscire tutti insieme. Stefano mi ha chiesto proprio se avevo un’amica disponibile.”
“No, Speranza, non mi interessano conoscenze così. Sai che voglio innamorarmi davvero, una volta per tutte.”
“E intanto ti ritroverai a casa ad aspettare il principe azzurro. Domani vieni al cinema con noi,” proponeva l’amica.
Fede non voleva intralciare la coppia, convinta che “il terzo incomodo” fosse sempre di troppo. Preferiva aspettare, certa che il destino le avrebbe fatto incontrare la persona giusta al momento giusto.
Un giorno, Fede notò che l’amica era turbata:
“Che succede, Speranza? Sei così pensierosa.”
“Ho litigato con Enrico. Siamo andati al cinema insieme, ma appena ha visto due ragazze, è corso da loro ridendo. Io ero lì, come una povera parente. Dopo dieci minuti si è ricordato di me. Poi, per tutto il film, non ha fatto che girarsi a guardarle. Alla fine gli ho detto tutto quello che pensavo.”
“E lui?” chiese Fede, curiosa.
“Mi ha mandato a quel paese e ha aggiunto che si era stufato di me. Io non sono stata da meno e gli ho augurato un buon viaggio nello spazio… Fine della storia. Che provi pure a riavvicinarsi,” rispose Speranza, piena di rabbia.
Enrico non si fece più vedere. Speranza ci rimase male, ma presto se lo dimenticò. Poco prima della fine degli studi, le due amiche decisero di fare una passeggiata al parco. Era primavera, l’aria era tiepida. Chiacchieravano allegramente, Fede con un libro in mano. A un certo punto, un ragazzo le sfiorò involontariamente il braccio, facendole cadere il volume. Si chinò subito a raccoglierlo e, con tono scusante, disse:
“Mi dispiace, è stato un incidente.” Ma, vedendo i loro sorrisi, si rasserenò. “Ecco, tieni. Davvero non volevo.”
“Fa niente, ti perdoniamo,” rispose subito Speranza, mentre Fede rimaneva in silenzio.
Il ragazzo era alto, con begli occhi azzurri e capelli mossi che gli cadevano sulla fronte. Fede e lui si incrociarono lo sguardo e sentirono subito un’attrazione reciproca.
“Succedono anche queste cose,” pensò Fede, mentre lui non smetteva di guardarla.
Ma, ripresosi, si presentò:
“Giosuè, Giorgio. Ma preferisco Giosuè.”
“Speranza,” rispose pronta lei, tendendo la mano. “E questa è Fede.”
“Piacere,” disse Giosuè. “Dovete andare da qualche parte?”
“No, stiamo solo passeggiando,” rispose Speranza.
A lei il ragazzo piaceva subito, e decise che non lo avrebbe lasciato scappare. Ma notò anche come l’amica lo guardasse con le guance infuocate.
“Ecco, anche a Fede piace,” pensò. “Ma lei è timida, si farà da parte.”
A Giosuè, invece, piaceva Fede, e benché fosse più silenziosa, mentre l’amica chiacchierava, non smise di osservarla.
“Che ragazza delicata e riservata. Proprio il mio tipo,” pensava.
Ad alta voce disse:
“Anch’io non ho fretta, posso unirmi a voi?” Guardò Fede, che finalmente sorrise e annuì.
Speranza rispose subito:
“Certo, così è più divertente. Tu studi o lavori?”
“Lavoro da un anno come insegnante di fisica, dopo la laurea.”
“Capisco. A me non piacerebbe fare l’insegnante, troppo rumore, gli studenti sono indisciplinati.”
Speranza continuava a parlare, Fede sorrideva in silenzio, e Giosuè rispondeva, ma con lo sguardo fisso sull’amica.
“Fede, perché non dici nulla?” le chiese.
“Sto ascoltando,” rispose lei, arrossendo.
Speranza non perse nulla: capì che tra i due c’era qualcosa. Passeggiarono a lungo, poi Giosuè le accompagnò a casa e, sorridendo, disse:
“Che bello abitare vicine. A domani, allora. Abbiamo detto che andiamo al cinema, no?” Fece un occhiolino a Fede e se ne andò. Entrambe erano colpite.
“Non male quel ragazzo,” commentò Speranza. “Che ne pensi di Giosuè? Serio e già con un lavoro.”
“Carino,” rispose Fede, entrando nel palazzo.
Speranza non riuscì a dormire, con Giosuè che le danzava nella mente.
“Non è come Enrico, quello era instabile. Lui è maturo e interessante.”
Anche Fede era sveglia, consapevole di essersi innamorata a prima vista.
“Ma è possibile? Mi piace tantissimo. E Speranza di certo non lo lascerà