Senza scelta

Al secondo anno di università, Marco si innamorò di una graziosa bionda di nome Beatrice, che studiava in un altro corso. Il suo delicato rossore sulle guance e lo sguardo caldo dei grandi occhi grigi lo turbavano. Durante una festa studentesca, finalmente si avvicinarono e lui la invitò a ballare.

*”Balli davvero bene,”* le disse, mentre lei rideva di cuore.

*”Ma è così difficile? Basta muoversi con un po’ di ritmo,”* rispose Beatrice, sorridendo e danzando con gioia.

Da quella sera, iniziarono a frequentarsi. La loro passione sfociò in un matrimonio. Vivevano entrambi nel dormitorio universitario, studenti senza un soldo, ma in qualche modo riuscivano a cavarsela. Con il tempo, gli fu assegnata una stanza più grande, e presto vi apparve anche una culla. Beatrice aspettava un bambino.

*”Marco, come faremo a studiare quando nascerà nostro figlio? Una stanza sola… forse dovrei prendere una pausa dagli studi. Peccato, così tu finirai l’università prima di me.”*

*”Bea, non preoccuparti prima del tempo. Quando nascerà nostro figlio, troveremo una soluzione. Non siamo i primi né gli ultimi in questa situazione. Altri studenti crescono i figli e studiano. Luca, un mio compagno, ha due gemelli e non molla.”*

Arrivò il giorno, e Beatrice diede alla luce un bellissimo bambino, Matteo. Marco e lei erano pieni di gioia: un nuovo membro della famiglia. I primi tempi furono duri, ma ebbero fortuna. Matteo era un bambino tranquillo, quasi consapevole, che permetteva ai suoi giovani genitori di riposare e non li stressava troppo.

Alternavano le lezioni e preparavano gli esami. Beatrice evitò di prendere una pausa, anche se, quando Matteo si ammalò, sua madre venne dal paese vicino per aiutare, dandogli le medicine.

*”Bea, potremmo portare Matteo da noi per un po’,”* propose la madre, ma rifiutarono.

*”No, mamma, ce la caveremo. Se serve, ti chiameremo.”*

Così, Marco e Beatrice si laurearono. Sembrava che le difficoltà avessero rafforzato il loro legame, ma non fu così. La nonna di Beatrice lasciò loro un appartamento in eredità, e ora lavoravano e vivevano là. Matteo andava all’asilo.

Quando iniziarono i problemi, Marco non capì. Beatrice cambiò, diventò fredda. Comunicare divenne difficile. Marco si chiedeva:

*”È possibile che ci siamo sbagliati? Che ci siamo sposati giovani, scambiando l’affetto per amore? O resistiamo solo per Matteo? Voglio salvare la nostra famiglia, almeno per lui. Ora ci tiene uniti solo l’amore per nostro figlio e il senso di responsabilità.”*

Beatrice, invece, si era innamorata di un altro, Lorenzo, al punto da voler lasciare Marco. Ma dove andare? L’appartamento era suo, e Lorenzo non aveva una casa. Un giorno, gli disse:

*”Marco, dobbiamo divorziare. Amo un altro. Per me, tu sei solo il padre di Matteo. Non può continuare così.”*

*”Non sono pronto per un cambiamento così grande,”* rispose lui, sconvolto. *”E Matteo? Hai pensato a lui?”*

*”Ci penso sempre. E credo che questo sia meglio.”*

*”Meglio? Che un estraneo cresca nostro figlio al posto mio? Sei seria, Beatrice?”*

*”Matteo sta crescendo e capirà tutto. Quanto ancora possiamo fingere di essere una famiglia normale?”*

*”Siamo una famiglia normale! Lo amiamo entrambi!”*

*”Lo amiamo, ma non ci amiamo più. E questo non è normale.”*

Marco sapeva che aveva ragione, ma il cuore rifiutava di accettarlo. Non voleva che Matteo andasse con lei. Amava quel bambino, anche se sapeva che Beatrice era una brava madre. Rifiutò il divorzio:

*”Non voglio che Matteo abbia un nuovo padre.”*

*”Marco, non sarà un nuovo padre. Tu rimarrai suo padre per sempre. Divorzieremo noi, non tu e lui.”*

*”Non potrò più leggergli le fiabe, giocare con lui, aiutarlo con i compiti. Che padre sarò, a distanza? Se vuoi rifarti una vita, sappi che non ti darò Matteo.”*

Uscì di casa, camminando per le strade di Roma, cercando di calmarsi.

*”Cosa posso fare? Nessun tribunale mi darà ragione. Beatrice è una brava madre, ha una casa e un lavoro. E poi, posso davvero privare un bambino di sua madre?”*

Vagò fino a tardi, ma non trovò soluzioni. L’unica via era rifiutare il divorzio, convincerla a restare per Matteo. Era disposto anche a concedersi libertà, purché il figlio credesse in una famiglia unita. Decise di parlarle ancora.

*”Beatrice, acconsento al divorzio solo se Matteo resta con me.”*

Lei scoppiò: *”Mi stai ricattando con nostro figlio? Non ti importa di lui, vuoi solo rovinarmi la vita!”*

Gridarono, poi caddero in un silenzio pesante. Da allora, comunicavano solo attraverso Matteo.

*”Piccolo, chiedi alla mamma dove ho messo il maglione.”*

*”Matteo, di’ al papà che venga a prenderti a scuola, oggi arrivo tardi.”*

Marco vide che il bambino era confuso. Beatrice gli aveva spiegato che litigavano.

*”Come faccio a dirgli che non ci amiamo più, ma non possiamo separarci perché lo amiamo entrambi? Intanto, lui diventa sempre più chiuso. Forse sto sbagliando tutto.”*

Andò dalla madre per un consiglio.

*”Mamma, non posso accettare che un altro cresca mio figlio.”*

*”Marco, pensi più a te che a Matteo. Lo stai stressando. Se lo ami davvero, devi andartene. Non hai scelta.”*

Quelle parole gli diedero pace. Capì che doveva accettare il divorzio e vedere Matteo quando voleva. Tornò a casa deciso.

*”Beatrice, accetto il divorzio. Ma voglio vedere Matteo quando voglio, senza ostacoli.”*

*”Non mi oppongo,”* rispose lei.

Divorziarono. Marco affittò un appartamento. Spiegò a Matteo:

*”Io e la mamma vivremo separati, ma ti amo e ci vedremo spesso. Verrai da me, andremo al parco, al cinema. Non dimenticarlo mai.”*

*”Papà, ho capito. Ma non lascerò la mamma sola. Ci vedremo, però.”*

*”Bravo, Matteo. Sei già un uomo.”*

Ora Marco vive da solo, Beatrice con Lorenzo e Matteo. E la vita continua.

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