Clara Bellini corricava con le mani tremanti la tovaglietta di lino sotto il vaso col fiori e lanciava un’occhiata all’orologio. Mancavano pochi minuti all’arrivo della famiglia e quelle mani non smettevano di fremere. Sessant’anni! Un grande traguardo. Voleva che tutto fosse perfetto.
– Giulia, sei pronta? – urlò verso la cucina, dove si sentivano borbottii di pentole.
– Sì, mamma, sto finendo l’insalata! – rispose la figlia da dentro. – Controlla Luca, lui doveva andare a prendere le bottigliette di acqua.
Clara sospirò e si diresse verso la stanza del genero. Erano dieci anni che convivevano e non ci era mai riuscita a stare tranquilla con lui. Sempre “Tra poco!” e “Sono già per stare andando…”. Anche adesso Luca sedeva al computer, concentrato come sempre.
– Luca, sei andato? – La voce di Clara cercò di non apparire arrabbiata.
– Sì, sì, suocera, sto uscendo subito – rispose distratto. Lui non aveva mai smesso di digitare.
– I parenti arrivano da un momento all’altro.
– Troverò il modo.
Clara sbatté i denti. Sempre uguale. Se non fosse stato per Giulia, a quest’ora si sarebbe già sbarazzata di lui. Quei discorsi dell’eredità, quelle promesse senza mai fine… Be’, c’era solo Matilde a confortarla, la figliastra.
– Nonna, c’è il dolce? – Matilde si affacciò al corridoio con la sua testa ribelle da dodicenne.
– Sì, tesoro, ce l’hai tuo padre da prendere in pasticceria.
Matilde corrugò la fronte:
– Ma non si dimentica? Ieri ha saltato la sua lezione di danza, pure se glielo avevo detto io.
Clara le diede un buffetto sui capelli:
– Non ti preoccupare. Io glielo ricorderò. Va a indossare il vestito carino che abbiamo comprato l’altra settimana.
Quando l’aveva mandata via, tornò da Luca:
– Luca, non dimenticarti del dolce. L’ho ordinato alla Pasticceria Dolce Angolo vicino al Duomo.
– Certo che no, – Luca continuò a sbattere sul mouse. – Prima l’acqua, dopo il dolce. Tutto a posto!
Quindici minuti dopo, Luca si alzò dal computer, si mise la giacca e si diresse verso la porta.
– Luca, hai preso i soldi per il dolce?
– Perché, non è già pagato? – domandò fermandosi in corridoio.
– No, ho pagato solo metà. L’altra parte devi darla lì al banco.
Giulia sbucò in cucina con una salvietta:
– Mamma, ho messo la carta sul tavolo. Così puoi darla a lui. Glielo sai, con le finanze. – Sorrise imbarazzata.
Era sempre stato così con Luca. Clara taceva. Che senso aveva rovinare un compleanno con polemiche? Tirò fuori la somma necessaria e gliela diede.
– Rientra in fretta, okay? E non dimenticarti l’acqua!
La porta si chiuse alle spalle di Luca. Clara tornò a sistemare la tavola. Aveva girato tanti anni tra scuole, insegnando e sperimentando ricette. Trent’anni al Liceo Artistico di Bologna, trenta anni di meriti e gratitudine. Adesso che era in pensione, sentiva di doversi rispettare.
– Mamma, non agitarti così – Giulia l’abbracciò. – Verrà tutto a posto.
– Sto bene, – mentì Clara. – Voglio solo che sembri tutto… come si dice, dignitoso.
Giulia sorrise:
– Troverai tu, sei la padrona di casa perfetta.
Il campanello risuonò. A spiccicare l’arrivo fu il fratello di Clara, Vittorio, con sua moglie Antonia.
– Cara Clara, buoni anni! – Antonia la abbracciò con due baci sonori e le porse un regalo. – Devi sembrare una ventenne. A sessanta anni sembra quasi di essere a quaranta!
– Mi hai capito proprio – Clara sorrise facendoli entrare.
Nel giro d’ora arrivarono anche le ex colleghe. La sala si riempì di risate e saluti. Luca non rientrava.
– Giulia, chiama tuo marito – sussurrò Clara quando stavano per sedersi. – Troppo tardi.
Giulia uscì in corridoio e dopo un po’ tornò con un sorriso teso:
– Sta arrivando, dicono che c’era la coda al negozio.
Clara scosse la testa. Conosceva quei “lunghi tempi d’attesa”… Di certo aveva incontrato qualcuno al bar con il cellulare.
– Intanto iniziamo – disse Clara cercando di restare allegra. – Avete fame?
La tavola era splendida. Insalata russa, baccalà, polpette, funghi in salamoia. Tutto segna il buon cibo di casa Bellini.
Minute passarono. Luca non faceva capolino. Giulia uscì diverse volte. Clara notò lo sguardo sempre più triste di sua figlia e cercò di battere le chiacchiere.
– E ricordi quando eravamo andate a Cortina? – Antonia si illuminò. – Nello sci, quelle partite con Nino!
– Quell’istruttore sin troppo carino! – rise Clara. – Vittorio che protestava sempre!
– Non dirlo a Vittorio! – Antonia rise di più.
Il tempo scorreva e all’improvviso il telefono squillò.
– Finalmente! – gridò Giulia correndo in corridoio.
Da lì si sentì un bisbiglio, e Giulia tornò con un viso scuro.
– Mamma, ti posso parlare un momento?
Clara si scusò con gli ospiti e uscì. In corridoio c’era un uomo con un vassoio grande.
– Signora, sono della Pasticceria Dolce Angolo. Questo dolce lei l’ha ordinato?
– Sì! – disse Clara sorpresa. – Ma dove è Luca?
– Non era lui – rispose il ragazzo. – A orario chiuso, non abbiamo visto niente. Siamo passati di qua e l’abbiamo lasciato门口.
Clara pagò e mise il dolce in cucina. Poi si voltò a Giulia:
– Dove diavolo è tuo marito?
– Non lo so – disse Giulia con gli occhi lucidi. – Il telefono non risponde.
Clara rientrò in salotto con la borsa in mano. Dieci anni di vita con quel tipo… Ma stavolta aveva rompere qualcosa tra loro.
Porse il dolce a Matilde.
– Vai piano – le disse.
Matilde corse in salotto. Clara la seguì. La ragazza riuscì a portare il dolce sul tavolo, e gli ospiti applaudirono.
– Ora – disse il marito di una delle ospiti alzando il bicchiere – abbiamo tutti il dovere…
La porta si aprì. Luca fece un ingresso malfermo con l’odore dell’alcol.
– Sono qui! – rise gonfiando il petto. – Agrazie per l’attesa, ragazzi!
Nel silenzio si guardò attorno. Clara non faceva niente. Guardò Giulia, che sembrava distrutta.
– Dove sei andato? – chiese Giulia con voce bassa.
– Cos’è, un problema? – Luca si mise a sedere. – Ho incontrato Vincenzo, un bicchierino. E il dolce è arrivato comunque.
Clara guardò Giulia:
– Lo hai portato tu, quel dolce?
– No, lui non lo ha scosso – disse Giulia fredda. – Se lo è mandato loro.
– Bah – disse Luca. – Che problema c’è?
Clara si alzò:
– A tutti voi, grazie. Ho molto apprezzato la vostra presenza oggi. Ora vorrei fare una dichiarazione.
Il ricordo di otto anni di inutilità pesò come un macigno.
– Per dieci anni, ho lasciato stare. Avevo tante aspettive per Giulia e Matilde. Mai scacciarlo. Oggi, invece…
Clara guardò Luca negli occhi:
– Domani ti trasferisci. Hai ventiquattro ore per sistemare le tue cose e trovare un altro posto.
– C-cos’è? – Luca sbalordì. – Non hai il diritto!
– Lo ho. Quest’appartamento è mio. Tu non vivi qui da oggi.
– Giulia! – gridò. – Dille qualcosa!
Giulia non disse niente. Strinse forte una tovaglia.
Clara la abbracciò dopo.
– Mamma, sei sicura? – chiese Giulia.
– Sì, – Clara annuì. – Ho pagato con i miei soldi. Devi andare avanti.
Capì che Giulia aveva tanto osato. Era tempo di fare un passo nuovo.
Clara sorrise:
– Siamo forti, noi. Lei, te, Matilde. E magari un’altra famiglia da ricostruire.
Un’ora dopo, Luca era sparito.
Clara diede a Giulia i risparmi.
– Fai un affitto, inizi un nuovo progetto.
Matilde chiese un pezzo di torta. Clara rise e tagliò il dolce.
Il sole se ne stava andando.
E la vita di Clara Bellini era appena iniziata.