In questa famiglia non hai posto

!”Non sei di questa famiglia!” – La voce di Elena risuonava carica di rabbia. – “Hai capito? Per questa famiglia non esisti più!”

“Lena, calmati,” tentò di dire Michele dal suo posto nel salotto padano. Ma la moglie non permise.

“Zitto! Con il tuo silenzio tutti questi anni le hai fatto credere che tutto fosse permesse!”

Caterina stava sull’uscio della sala, una borsa da viaggio in mano. Il volto era pallido, le labbra tremarono, ma lo sguardo rimase fiero.

“Va bene, mamma. Come vuoi.”

“Non chiamarmi mamma!” Elena sembrò esplodere. – “Una sola figlia ho io, e quella non sei tu!”

Michele si lasciò andare pesantemente sulla poltrona, coprendosi il viso. Caterina guardò il padre, in attesa che dicesse anche solo una parola in sua difesa. L’uomo tacque.

“Papà?” chiamò piano.

“Catty, forse è troppo brusco? Possiamo parlarne con calma?” Michele alzò finalmente lo sguardo.

“Di che parlare?” Elena afferrò una cornice dal tavolo e la scagliò sul pavimento. Il vetro andò in frantumi. – “Ha disonorato questa famiglia! Tutta Bergamo ora ci segna col dito!”

Caterina guardò la foto frammentata. Li ritraeva insieme l’anno prima a Capodanno – una famiglia felice, con sorrisi luminosi. Ora pareva una beffa crudele.

“Mamma… Elena,” corresse Caterina, “Non è colpa mia come è andata.”

“Non è colpa tua?” La madre fece un passo verso di lei. – “Ti vedi con un uomo sposato! Distruggi la famiglia altrui! E adesso aspetti anche un figlio da lui!”

Caterina istintivamente posò una mano sul ventre. Era ancora presto, ma la notizia aveva già fatto il giro del loro piccolo comune.

“Lo amo,” sussurrò.

“Amo!” la scimmiottò Elena. – “Un quarantenne con tre figli! Cosa mai ci troverà in te?”

Caterina impallidì ulteriormente.

“Lui mi ama. Andremo via insieme.”

“Dove?” la madre chiese con sarcasmo. – “Qui? In questa mia casa? Credi che permetterò alla sua…”

“Elena, basta,” intervenne Michele. – “È pur sempre nostra figlia.”

“Nostra?” La moglie si girò verso di lui. – “Una figlia simile io non l’ho partorita! L’ho cresciuta, pagato l’università, trovato il lavoro. E lei cosa fa? Si lega al primo uomo disponibile!”

Caterina posò la borsa a terra.

“Vittorio non è il primo venuto. Ci conosciamo da un anno.”

“Ah, un anno intero!” Elena alzò le mani al cielo. – “Un anno di bugie! Dicevi di lavori straordinari, ma correvi dall’amante!”

“Non mentivo, solo…”

“Solo cosa? Omettivi la verità? E questo è mentire!”

Michele si alzò andando alla finestra. Fuori, una pioggerella scendeva su Bergamo, nubi grigie come piombo sui tetti.

“Caterina,” disse senza voltarsi, “ma cosa dice questo Vittorio? Sta davvero divorziando?”

“Certamente. Ha già depositato gli atti in tribunale.”

“Depositato gli atti,” ripeté Elena. – “La famiglia già l’ha distrutta. I figli senza padre.”

“Non c’era amore,” tentò di spiegare Caterina. – “Convivono da anni come sconosciuti. Vittorio dice che hanno sposato per convenienza, non per amore.”

“Certo che lo dice!” rise Elena. – “Tutti i mariti fedifraghi raccontano così! Moglie non amata, matrimonio forzato! Poi, finito il gioco con l’amante, tornano a casa!”

“Vittorio non è così,” rispose Caterina con testardaggine.

“Tutti così!” Elena fu glaciale. – “Credi non conosca la vita? Quant’anni ho visto storie come questa! Promettono monti e mari, poi svaniscono appena sanno della gravidanza!”

Caterina trasalì.

“Lui sa. Ed è felice.”

“Felice? Allora dove è adesso? Perché non è qui con te? Perché non difende la sua amata?”

“È… in trasferta. Torna tra una settimana.”

“Che comodo,” commentò Elena beffarda. – “Parte proprio ora che scoppia lo scandalo.”

Caterina abbassò lo sguardo. Lo stesso lei aveva trovato strano la coincidenza. Vittorio aveva detto: trasferta inevitabile.

“Lena, non saltiamo a conclusioni? Dia a Caterina il tempo di sistemare,” implorò Michele.

“Sistemare?” La moglie lo guardò con incredulità. – “Ha già deciso per noi! Gravidanza da un uomo sposato! Oggi Lumezzane sa che la figlia di Michele Rossi vive con un marito altrui!”

“Non conviviamo ancora,” precisò Caterina.

“Ah, ancora no! Ma il figlio illegittimo sì! Ne capisci il peso qui?”

Caterina sollevò lo mento.

“Significa che sarò madre. E poco mi importa dei pette pette.”

“Poco importa a te?” Elena portò una mano al petto. – “A me importa! Io ci vivo, ci lavoro! Sarò lo scandalo da prima pagina! Diranno che ho cresciuta male la figlia!”

“Mamma, nel duemila ventitrè…”

“Nel duemila ventitrè!” la interruppe Elena. – “Credi sia diverso? La maldicenza è eterna! Soprattutto in un paese così!”

Michele tornò alla poltrona.

“Caterina, hai pensato al futuro? Con uno stipendio da segreteria, come crescerai il piccolo?”

“Vittorio aiuterà,” disse lei.

“Aiuterà,” ripeté Elena. – “E se non lo facesse? Se cambia idea? Se la moglie lo riprendesse?”

“Non lo farà. Separati da mesi.”

“Separati da mesi, ma la causa solo ora l’ha proposta?” sibilò la madre.
Caterina raccolse la borsa con mani tremanti mentre le parole della madre rimbombavano nella stanza umida, poi attraversò la soglia senza voltarsi, lasciando dietro di sé il fracasso della sua infanzia spezzata e l’eco di quella porta che si chiudeva per sempre sul suo vecchio mondo.

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